
19/11/2013
h.19.20
L’assessore ai servizi sociali del Comune di Parma Laura Rossi interviene in merito alla vicenda dell’affidamento di una bambina ad una coppia gay che vive a Parma, anche per fa e chiarezza dopo le polemiche di questi giorni, spesso ingenerate da confusione e poca conoscenza della materia: “Comincio con una premessa: per parlare di affido è necessario conoscere come funziona, evitando ogni riferimento all’adozione, che è cosa completamente diversa.
L’affido è un intervento di accoglienza temporanea (la legge ne vieta espressamente la trasformazione in adozione) di un bambino in una famiglia diversa da quella di origine, con la quale il bambino mantiene una relazione, in attesa di potere ritornare a vivere con i genitori naturali.
La famiglia affidataria assicura al bambino affetto, cura, educazione e risposta ai bisogni materiali. L’obiettivo dell’affido è sempre quello di creare le condizioni per il rientro nella famiglia di origine.
Chiunque ha disponibilità, affetto e risorse da mettere in gioco per ospitare un bambino si può legittimamente candidare: famiglie con o senza figli, coppie, persone singole, persone separate o divorziate, anziani e giovani. Le sole discriminanti sono il bene del bambino e la risposta ai suoi bisogni.
Venendo alla vicenda che tanto ha fatto parlare in questi giorni, ribadisco la necessità di mantenere il più stretto riserbo, nel rispetto della privacy delle persone coinvolte (famiglia di origine e famiglia affidataria) e con la consapevolezza che una eccessiva risonanza mediatica potrebbe compromettere
il buon esito dell’esperienza in corso.
L’azione del Comune è stata assolutamente lineare: la coppia, formata da due uomini, si è presentata nel 2011 al Centro per le Famiglie del Comune di Parma, dichiarandosi disponibile ad accogliere un bambino, e quindi a sostenere temporaneamente una famiglia in difficoltà.
Come di prassi la coppia ha partecipato agli incontri di formazione e ha seguito il percorso di istruttoria con l’equipe specialistica che si occupa dell’affido familiare, valutando l’idoneità dei candidati.
La valutazione tecnica è stata positiva, quindi, a fine 2012, si è proposto alla coppia l’affidamento di una bambina di tre anni, dopo aver ottenuto il consenso dei genitori naturali. L’affido è stato formalizzato nel febbraio 2013, dopo un periodo di conoscenza sotto la stretta sorveglianza dei servizi sociali, i quali hanno chiesto e ottenuto la ratifica da parte del giudice tutelare.
Successivamente la procura dei minori ha impugnato l’atto del giudice, rivolgendosi al Tribunale dei Minori. Il giudice del Tribunale, dopo attenta valutazione, ha decretato il proseguimento dell’affido nell’interesse della bambina.
A questo punto chiedo che venga calato il silenzio a tutela della bambina e della sua mamma, che hanno trovato in questa coppia di uomini un validissimo sostegno in un periodo di difficoltà.
L’Amministrazione comunale si pone al fianco della famiglia affidataria, la ringrazia e la sostiene con assoluta convinzione, riconoscendo nel gesto di queste due persone la grande generosità che hanno dimostrato mettendosi a disposizione della comunità, e in particolare di una bambina e della sua mamma”.