
03/06/2015
ACCADDE OGGI: Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 i militari dell’Esercito Popolare di Liberazione repressero nel sangue la protesta di lavoratori e studenti cinesi in piazza Tienanmen a Pechino.
Gli scontri si protrassero per tutta la giornata successiva e si conclusero al calar della sera del 4 Giugno. La protesta era iniziata ad Aprile, quando, dopo la morte Hu Yaobang, ex-capo del Partito comunista e sostenitore di riforme democratiche, circa 100.000 studenti si erano riuniti in piazza Tiananmen per commemorare il leader ed esprimere la loro insoddisfazione verso il governo di Pechino. Ignorando gli avvertimenti che il protrarsi dell’opposizione avrebbe comportato una dura repressione, studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tiananmen il 27 Aprile, dove furono poi raggiunti da operai, intellettuali e altri funzionari pubblici. A Maggio più di un milione di persone riempì la piazza, luogo in cui nel 1949 Mao Zedong aveva dichiarato la nascita della Repubblica Popolare Cinese e dove ora molti manifestati portavano avanti uno sciopero della fame ad oltranza.
Il 20 Maggio il governo impose la legge marziale a Pechino, e truppe corazzate furono inviate per disperdere i manifestanti. Le forze governative in un primo tempo desistettero di fronte alla folla presente e si ritirarono, finché Deng Xiaoping all’epoca capo della Commissione Militare, ed uno dei maggiori leader del paese, diede ordine di far fuoco. Il risultato fu un massacro il cui bilancio ufficiale non è ancora stato accertato, poiché il governo cinese non ha finora mai reso pubblico alcun documento in merito ai fatti di Tienanmen. A centinaia caddero sotto i colpi delle armi automatiche dell’esercito ed una prima stima fissava le vittime in 271 morti e circa 7.000 feriti. Altre fonti, fra cui la Croce Rossa, arrivarono a stimare 2.600 persone uccise e 30.000 ferite. Nelle settimane che seguirono migliaia di manifestanti e dissidenti sospetti vennero arrestati, i giornalisti stranieri espulsi e le notizie relative all’evento coperte da censura, compresa la fotografia di un uomo che si mise di fronte ad una colonna di carri bloccandone l’avanzata. L’immagine fissata da un’istantanea di quell’uomo in camicia bianca che, mentre tiene nelle mani borse simili a quelle della spesa, sbarra la strada ai carri nella mattinata del 5 Giugno all’incrocio tra Chang’an Avenue e piazza Tiananmen non fu mai diffusa in Cina, ma fece comunque il giro del mondo per diventare il simbolo della repressione e del coraggio di chi in modo non violento si opponeva alla tirannide. L’identità dell’”uomo del carro armato” non fu mai accertata e sebbene il Sunday Express l’abbia identificato con l’allora studente diciannovenne Wang Weilin, e riportato più volte la preoccupazione dei suoi amici che temevano fosse stato condannato a morte, le autorità cinesi hanno sempre sostenuto di non aver nessuna notizia né del suo nome né del suo arresto.
A 26 anni di distanza dai tragici fatti di piazza Tienanmen, al mondo rimane l’immagine che evoca la determinazione ed il coraggio di chi ponendosi di fronte ad una carro armato e arrestandone la marcia ricorda a tutti noi che “se si vuole, sì può”.
Alessandro Guardamagna