
04/02/2015
«Creando una storia con dei giocattoli come interpreti volevo inseguire lo “spirito” del gioco, il gioco puro e senza regole dei bambini, che creano storie con qualsiasi oggetto. Il gioco dei bambini si autogenera». Così Mirto Baliani racconta l’idea da cui è partito lo spettacolo che segna l’esordio come regista per lui, musicista e compositore che ha creato universi sonori per il teatro e la danza, programmi radiofonici, documentari, mostre e performamce.
Il Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti gli ha affidato la creazione di «Play», nuova produzione per un pubblico dai 6 anni, che inaugura il secondo capitolo del Cantiere «Nuovi sguardi per un pubblico giovane», l’iniziativa con cui dal 2010 il Teatro stabile di innovazione parmigiano ha promosso un confronto tra il teatro per l’infanzia e il nuovo teatro. «Play», interpretato da Giovanni Marocco e Emanuela Dall’Aglio, con gli oggetti di scena di Paola Villani, debutta al Teatro al Parco di Parma nell’ambito della rassegna «Weekend al Parco – Proposte di teatro per adulti e bambini» il 7 febbraio alle 21 (replica l’8 alle 16.30, biglietti ancora disponibili solo per la replica del 7, alle librerie Feltrinelli di Via Farini e Barilla Center, online su www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole, infotel 0521 989430). Al centro dello spettacolo c’è Sebastian, un coniglio di peluche che si spinge sul pianeta Andromeda per ritrovare la sua amata, la principessa di porcellana, rapita dal perfido Dottor X.
Parte così un viaggio di crescita e di maturazione durante il quale il protagonista deve superare delle prove e incontrare ambienti e personaggi di ogni tipo. Morbidi e rigidi, di peluche o porcellana, lo spettacolo vede in scena un centinaio di giocattoli di epoche e generi diversi, fondendo una ricerca sul teatro d’oggetti con una sperimentazione sonora e musicale.
«C’è un lavoro musicale live», spiega Baliani, «fatto da sonorità registrate con microfoni, amplificando e campionando le cose che accadono live. E c’è un lavoro musicale di citazione di musiche di film, quindi effetti sonori e musiche sono molto connotate come nel cinema: l’atmosfera di tensione, o di paura, o di gioia, sono dei climax ben precisi. Tutte le voci sono una colonna sonora registrata e doppiata da diversi attori, ogni personaggio ha una voce molto caratterizzata, come in un film di animazione. Tutto lo spettacolo è quindi retto da una partitura complessa fatta da musica, effetti sonori, voci e luci».
Perché uno spettacolo sui giocattoli, declinato come in un teatro d’oggetti? «Mi piaceva lavorare coi giocattoli perché ho una fascinazione per i giocattoli in generale, è sempre stato un sogno quello di vederli muovere. Al tempo stesso mi piaceva lavorare con l’oggetto, la magia che può nascere dalla visione dell’oggetto. Lo spettacolo è anche un omaggio al Teatro delle Briciole, agli spettacoli delle sue origini, come «Dieci piccoli indiani» e «Il topo e suo figlio».
«Play» ha al centro anche il tema della crescita come esperienza di superamento di difficoltà e prove. «Sì, il viaggio è proprio una crescita di Sebastian, per superarre le paure e scoprire la forza che è dentro di lui. Col senno di poi nel finale una serie di personaggi, inclusi i cattivi, gli hanno detto una serie di cose. Lo stanno spronando anche a superare le insicurezze. Lui prende sicurezza, man mano supera prove. L’amore è la molla più forte, è la spinta a partire all’inizio e a superare cose che un coniglio non supererebbe mai».