
22/07/2013
h.17.00
L’Ateneo di Parma è al settimo posto classifica dei grandi atenei italiani che gestiscono meglio le risorse nell’ambito della ricerca. Tale dato lo ha stabilito l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) che ha presentato i risultati della Valutazione della Qualità della Ricerca italiana (VQR) per il settennio 2004-2010. Si tratta del più grande esercizio di valutazione della ricerca nel suo genere mai realizzato a livello internazionale. La VQR ha confrontato la qualità della ricerca di 133 strutture all’interno delle 14 aree scientifiche definite dal Consiglio Universitario Nazionale: in particolare, sono state valutate 95 università, 12 enti di ricerca vigilati dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (MIUR) e 26 enti “volontari” (9 enti di ricerca e 17 consorzi interuniversitari).
L’Università di Parma è settima nella lista delle grandi università dopo Padova, Milano Bicocca, Verona, Bologna, Pavia e Torino. Il nostro Ateneo si distingue in modo particolare nell’area scientifica dell’Ingegneria civile e architettura (collocandosi al primo posto). Eccellenti risultati sono stati ottenuti nell’ambito delle Scienze biologiche, Scienze chimiche e delle Scienze politiche sociali.
Per realizzare la VQR, che è iniziata a novembre 2011, l’ANVUR ha arruolato 450 esperti riuniti in 14 Gruppi di Esperti della Valutazione (GEV) individuati con un rigoroso processo di selezione, che considerava produttività ed eccellenza scientifica, oltre che esperienza nazionale e internazionale in attività di valutazione. In totale il processo di valutazione ha riguardato 184.878 prodotti di ricerca (tra articoli, monografie e saggi, atti di convegni, brevetti, manufatti, note a sentenza, traduzioni, software, banche dati, mostre e performance e cartografie), che sono stati valutati in base a criteri di rilevanza, originalità e grado d’internazionalizzazione. Oltre ai criteri generali indicati dal Bando VQR, i GEV hanno stabilito i criteri e le modalità di valutazione nelle diverse aree scientifiche. In particolare, hanno deciso se utilizzare la valutazione bibliometrica, che tiene conto del numero di citazioni degli articoli e dell’impact factor delle riviste, o la valutazione mediante peer review, per la quale sono stati nominati quasi 15.000 revisori che hanno analizzato ex post la qualità dei singoli prodotti.
Per ogni struttura sono stati calcolati sette indicatori di area legati alla qualità dei prodotti di ricerca e dei processi di reclutamento, alla capacità di attrarre risorse esterne e di creare collegamenti internazionali, alla propensione alla formazione per la ricerca e all’utilizzo di fondi propri per finanziare la ricerca e al miglioramento della performance scientifica rispetto all’esercizio di valutazione precedente. Inoltre, sono stati individuati altri otto indicatori legati alla “terza missione”, per valutare il grado di apertura al contesto socio-economico con attività di valorizzazione e trasferimento delle conoscenze sia a vocazione tecnologica, come l’attività di consulenza conto terzi e i brevetti, che riferibili alle scienze umane, come gli scavi archeologici o la gestione dei poli museali. Questa enorme miniera di dati è confluita nel Rapporto Finale che contiene la valutazione conclusiva delle aree e le graduatorie delle strutture, a cui si aggiungono i 14 Rapporti di Area sulle singole aree scientifiche prese in analisi.