A Parma e provincia aumentano le donne che lasciano il lavoro: +30%

Dai dati emersi in questi ultimi mesi, CISL rileva che le donne che si sono rivolte ai propri uffici per presentare le dimissioni volontarie sono aumentate del 30% rispetto al 2021: finora, sono infatti ben 65 le donne che hanno scelto di abbandonare il proprio posto di lavoro per seguire la famiglia ed i figli piccoli. A questo si aggiungono quelle che hanno attivato la pratica autonomamente, i dati dell’Ispettorato del Lavoro e di altri uffici ed enti preposti: “È un dato davvero preoccupante – dice Angela Calò, segretario generale aggiunto di CISL Parma Piacenza – e che non accenna a diminuire: c’è anche chi ha provato a “rientrare” sul lavoro ma, dopo poco, ha dovuto abbandonare di nuovo sempre a causa delle problematiche di gestione familiare.”

Per Angela Calò la motivazione principale riguarda la conciliazione tra lavoro e cura, per molti versi impossibile da sostenere a causa della mancanza di servizi e welfare, la poca disponibilità e accessibilità, soprattutto economica, degli asili nido: “C’è il rischio che, di questo passo, si insinui la convinzione che la maternità sia un ostacolo: tante donne rinunciano alla carriera per crescere i propri figli e tante donne rinunciano ai figli per la carriera. Oltre a questo, si trovano a rinunciare non solo alla carriera, ma proprio al lavoro, che rappresenta la possibilità di avere un’indipendenza economica oltre che alla soddisfazione personale. È vero che esistono situazioni in cui le donne son ben felici di rinunciare al lavoro per dedicarsi esclusivamente alla famiglia ed alla casa ma per troppe si tratta di una scelta obbligata. A questo punto, diventa fondamentale che sempre più aziende si attivino per sostenere le mamme lavoratrici con, ad esempio, asili nido interni e orari flessibili, mentre dovere delle istituzioni è quello di attivare politiche di welfare a supporto delle donne che non vogliono essere costrette ad uscire dal mondo del lavoro. Non dimentichamo che l’attitudine femminile è un valore aggiunto, un capitale umano che, anche nelle nostre realtà produttive, potrebbe pericolosamente assottigliarsi a discapito di dinamiche organizzative efficaci“

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