
21/04/2011
ParmaDaily conosce l’associazione Genitori si diventa Onlus, la cui responsabile per Parma è Ada Francesconi. Ada ha 35 anni, un marito e due figlie, Matilda di 6 anni figlia naturale e Thi Ly di 1 anno incontrato nel Vietnam la scorsa estate. Nella vita, oltre la mamma, fa molte cose: lavora come ingegnere ambientale nel campo delle fonti rinnovabili, frequenta corsi di narrazione teatrale per bambini, partecipa attivamente alle proposte che la nostra attenta realtà locale propone in campo educativo, gioca a calcio a 5 in una squadra femminile.
Ada, parlaci di “Genitori si diventa onlus”, che associazione è e quali sono gli obiettivi?
L’associazione Genitori si diventa – onlus nasce a livello nazionale nel 1999 quando alcune famiglie adottive hanno sentito la necessità di dare vita ad un’associazione di volontariato che si poneva l’obiettivo di effettuare interventi a favore delle coppie che intendevano diventare genitori adottivi o che, avendo già dei figli, vivevano l’esigenza di approfondire i temi dell’essere genitori.
Al cuore della scelta di dare vita all’Associazione sta la convinzione che la tutela del minore non può prescindere dalla responsabilizzazione dei genitori. La nostra associazione è impegnata a realizzare campagne di informazione e di preparazione a favore di quanti sentano la necessità di approfondire le tematiche relative al disagio del minore abbandonato, a favore di genitori adottivi e di quanti vogliano avvicinarsi all’adozione ed a favorire una corretta cultura dell’infanzia.
Quanti sono gli iscritti?
Ad oggi gli iscritti alla sezione di Parma circa una trentina. Risultano iscritte anche alcune famiglie provenienti da fuori regione. Le nostre attività sono comunque aperte anche alle famiglie che non siano formalmente associate e quindi hanno un bacino di utenza molto più ampio. Si pensi che, in sola adozione internazionale, dal 2000 al 2010 sono entrati in Provincia di Parma 171 minori.
Che tipo di coppia sceglie di adottare un bambino?
Normalmente le coppie che si avvicinano al percorso dell’adozione hanno difficoltà a concepire un figlio biologicamente ma sono numericamente significative anche le famiglie che, in presenza di figli
naturali o adottivi, decidono di adottare un bambino. Come si legge nell’ultimo rapporto statistico della Commissione per le Adozioni Internazionali relativo all’anno 2010, quasi nove coppie adottanti su dieci
non hanno figli mentre le altre ne hanno uno o più di uno.
E’ vero che l’iter per l’adozione è complicato?
Certamente l’iter per poter arrivare a concludere positivamente l’adozione di un minore è piuttosto complesso e lungo. Tali fattori non vanno però visti come necessariamente negativi in quanto i tempi e le difficoltà dell’iter sono funzionali alla coppia per decantare la scelta fatta e per crescere in consapevolezza e conoscenza del mondo dell’adozione.
Ce lo puoi illustrare?
Per la Regione Emilia Romagna l’iter prevede, prima della presentazione della disponibilità all’adozione presso il Tribunale dei Minori di Bologna, la frequenza di un corso informativo di gruppo, una serie di analisi mediche preliminari ed una indagine psicosociale di coppia, normalmente svolta da parte di uno psicologo della AUSL di competenza affiancato da un assistente sociale del Comune di residenza.
Alla conclusione di tale fase preliminare la coppia può presentare la propria disponibilità al tribunale da cui verrà convocata per un colloquio con un giudice; alla positiva conclusione del colloquio la coppia può entrare direttamente in lista per una eventuale adozione nazionale mentre deve attendere il decreto di idoneità per l’adozione internazionale.
Entro un anno dal decreto, nel caso di adozione internazionale, la coppia deve conferire mandato ad uno degli enti autorizzati per le adozioni internazionali onde poter concludere la procedura di adozione in uno stato estero.
Che tipo di bambino viene portato all’adozione?
Dare una definizione univoca risulta piuttosto difficile; certamente è un bambino che non ha possibilità di reinserimento nel nucleo famigliare di origine o in quello allargato. Inoltre molto spesso sono le realtà che si incontrano in adozione nazionale rispetto a quelle dell’adozione internazionale ove, in alcuni paesi, le difficoltà economiche o le malattie sono ancora importanti motivazioni per l’abbandono del minore. Spesso comunque alla base dell’adottabilità di un minore vi sono situazioni di forte disagio sociale della famiglia di origine non più recuperabili.
Oltre alla vostra associazione, ci sono oggi realtà istituzionali che si occupano dei disagi dei minori?
Le associazioni di famiglie adottive sono un piccolo tassello in una più ampia e complessa realtà istituzionale che coinvolge sia le Aziende Sanitarie Locali che le Province e i Comuni. Inoltre sono attivi in questo senso anche gli enti autorizzati per l’adozione internazionale che accompagnano la coppia all’incontro con il minore all’estero.
Come e in che modo rispondono le istituzioni locali?
Come associazione siamo in contatto con le equipe adozioni e con la Provincia, informiamo sempre i servizi sociali dei percorsi di approfondimento e delle attività che svolgiamo e negli ultimi anni abbiamo
notato come siano le stesse istituzioni a far conoscere la realtà della nostra associazione alle coppie all’inizio del percorso.
I rapporti sono quindi ottimi e di collaborazione. Recentemente la nostra associazione è stata chiamata a sedere al tavolo di coordinamento provinciale sulle adozioni della Provincia di Parma onde poter portare anche il punto di vista delle famiglie accanto a quello dei servizi.
Un bambino che viene adottato è giusto che venga un giorno informato dell’adozione?
Fortunatamente non si parla più del momento della rivelazione dell’adozione al bambino perché non ci dovrebbe proprio essere tale momento. Il bambino adottato deve poter vivere nella consapevolezza della sua storia, seppur dolorosa, e delle sue origini e in questo difficile percorso sono proprio i genitori e la famiglia allargata che devono sostenerlo e aiutarlo.
Cosa significa per te essere genitore adottivo?
Significa semplicemente essere mamma e amare le mie figlie alla stessa maniera, incondizionatamente, ognuna con il suo modo di essere!
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