
20/06/2009
h.09.20
Due emiliani, espressione di Coldiretti, sono stati eletti ai vertici di Ainpo, Associazione interprovinciale produttori ortofrutticoli, una delle maggiori organizzazioni di produttori, soprattutto nel pomodoro dove controlla 450 mila tonnellate. Si tratta del Piacentino Filippo Arata e del parmense Luigi Montali, che andranno a ricoprire rispettivamente il ruolo di Presidente e di Vicepresidente per il triennio 2009-2011.
Filippo Arata, 31 anni, socio di Coldiretti Piacenza, ha costruito la propria esperienza politico-sindacale prima nel movimento Giovani impresa, quindi collaborando con assiduità alla commissione ortrofrutta; conduce con il padre ed il fratello, un’azienda agricola in località Carpignana, a Larzano di Rivergaro di 250 ha, con 120 ha di pomodoro da industria, 130 ha di grano duro e con un allevamento di 30 capi limousine da carne.
Luigi Montali, imprenditore agricolo socio di Coldiretti Parma, coniugato e padre di due figli, conduce un’impresa agricola a Carignano, ereditata dal padre Bruno, con 30 ettari di pomodoro e 15 ettari di cipolle, oltre ad una stalla con 80 capi per la produzione di latte per la trasformazione in Parmigiano Reggiano.
Coldiretti Parma e Piacenza augurano ai neo eletti un proficuo lavoro, ricordando l’impegno della loro organizzazione per la salvaguardia del già risicato reddito agricolo, evitando nel contempo di riversare maggiori costi sui consumatori.
E’ necessario – comunicano Coldiretti Parma e Piacenza – ridurre tutti i costi possibili, a partire da quelli burocratici rappresentati da una serie eccessiva di passaggi di documenti per accedere ai finanziamenti comunitari.
Il primo passo in questa direzione è applicare subito, senza aspettare il 2012, il disaccoppiamento dei finanziamenti (cioè il pagamento dei contributi comunitari senza che siano vincolati ai quantitativi prodotti) nel settore dell’ortofrutta, rendendo organizzazioni come l’Ainpo sempre più strumenti di reale programmazione delle produzioni, liberandole dalla pastoie che ne fanno enti che svolgono una costosa attività di passacarte.
In settori come il pomodoro – proseguono – il disaccoppiamento taglierebbe via tutti quegli ettari più o meno fasulli messi in campo solo per coprire quantitativi di pomodoro spacciati per italiani, ma che tali non sono, eliminando nel contempo la caccia agli aiuti comunitari accoppiati, che hanno sempre falsato il mercato.
E’ importante che le organizzazioni dei produttori vengano gestiti con criteri sempre più imprenditoriali e sempre più vicini alle imprese agricole, impegnandosi a valorizzare i prodotti che qualificano il nostro territorio e il made in Italy in generale.
Dovrà essere incentivata non solo la razionalizzazione dei servizi e dei supporti tecnici e logistici, ma altresì dovrà essere finalmente riconosciuto il valore aggiunto che viene loro dal far parte di “una filiera agricola tutta italiana”, autentico momento attivo del progetto Coldiretti che, proprio in questo importante comparto, trova la propria realizzazione.
La nostra ambizione – concludono – è quella di dare maggior potere contrattuale alle nostre Op, rinsaldando i rapporti all’interno di una filiera fortemente identitaria, con un rafforzamento dell’azienda agricola e il consolidamento della vocazione produttiva del nostro territorio.