Aspettando la beatificazione di Giovanni Paolo II

SMA MODENA
lombatti_mar24

01/05/2011

Edoardo Malvenuti, inviato di ParmaDaily per raccontare da Cracovi la vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II.

Una veglia composta e silenziosa.
Così, nel Santuario della Divina Misericordia la città Cracovia si prepara alla beatificazione di Giovanni Paolo II.
Nella piazza di fronte alla chiesa la gente arriva alla spicciolata, la sala centrale è presto gremita.
Sono in tanti, sgabelli alla mano, ad allinearsi lungo le pareti, tra le colonne in pietra bianca. Lunghe code di fronte alle schiere di confessionali dove i sacerdoti celebrano l’assoluzione dei peccati in diverse lingue, dallo spagnolo allo sloveno. Un bisbiglio continuo attraverso le grate che fa da eco alla lenta litania che riempie la grande sala centrale.
Qui un maxischermo trasmette in diretta video le immagini della veglia romana del Circo Massimo. La liturgia è tradotta simultaneamente in polacco dal sacerdote che celebra dall’altare maggiore. Una moltitudine di preghiere che ritornano su quelle scandite in almeno cinque lingue dalla Capitale. Tante voci si fanno una voce. Oltre alla Polonia, anche in Tanzania, Libano, Ghana e Messico: questo evento universale è seguito in diretta da migliaia di fedeli. Ma qui si respira un’aria diversa. È alla sommità della collina dove sta il Santuario che Karol Wojtyla si fermava a pregare di ritorno dalla cava di pietra dove lavorava all’epoca dell’occupazione nazista.
Quello che colpisce è la devozione austera di questa gente, assorta, senza isterismi. Sulle scale interne si cammina a fatica, negli scranni superiori stanno tante religiose in abito nero, velate, un piccolo rosario alla mano. Qui la fede ha i ranghi serrati e il volto sereno di chi si abbandona alla preghiera.
Verso mezzanotte sempre più fedeli si accalcano sotto l’arco d’ingresso, dove campeggia lo stendardo «Jezu ufam Tobie»: Gesù confido in te. Lettere rosse in campo bianco, i colori nazionali polacchi, catturano lo sguardo di ogni fedele che varca la soglia del Santuario. La chiesa ormai straripa così alcuni militari sono costretti a transennare l’ingresso permettendo una entrata alla spicciolata man mano che un flusso inverso si ritira verso casa. Lungo la discesa che riporta alla stazione ferroviaria Krakow Lagiewniki c’è ancora chi vende bandierine polacche e del Vaticano, due al prezzo di una, e per pochi Złote, mentre alcuni fedeli si attardano al banco che serve carne alla griglia.
Questa beatificazione è anche, e soprattutto, un momento di festa, di gioia.
Per tanti Polacchi, soprattutto quelli che hanno vissuto il pontificato di Karol Wojtyla, quel ragazzo nato in una cittadina fuori Cracovia, e che ha attraversato da protagonista il XX secolo, è ancora una guida spirituale, una vita esemplare a cui ispirarsi.
«Questa volta si parlerà bene della Polonia e potremmo sentirci orgogliosi del nostro Paese», sorride Marek, 28 anni, mentre ci saluta sulla via del ritorno.

Edoardo Malvenuti


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