“A chi giova l’assemblea dei 500?”

SMA MODENA
lodi1

02/08/2013
h.17.00

«Mi inserisco nel dibattito epistolare che in questi giorni trova spazio sulla stampa in merito all’annunciata costituzione da parte dell’amministrazione cittadina di una assemblea di 500 cittadini che appare, in prima battuta, una democratica novità partecipativa».
Così Paolo Buzzi, capogruppo PdL in consiglio comunale. Che prosegue: «Il nostro ordinamento, fondato sulla democrazia rappresentativa, stabilisce il principio fondametale secondo il quale a seguito di consultazioni elettorali, l’eletto rappresenta la totalità degli elettori senza vincolo di mandato ed agisce in forza di investitura costituzionalmente prevista e regolata da leggi specifiche. Ora, nel caso dell’assemblea dei 500 assistiamo ad un diverso, autonomo ed inusuale modello rappresentativo i cui compiti e poteri sono però ad oggi, almeno per chi scrive, sconosciuti».
«Se attraverso questo corposo assemblearismo – continua Buzzi – si pensa di istituire uno strumento di ascolto con compiti esclusivamente consultivi, ben venga. Salvo verificare a posteriori quanto il meccanismo di selezione (per sorteggio e con il consenso dell’interessato) sia espressione di conoscenza e competenza che di solito derivano dal confronto elettorale ed al giudizio pubblico ad esso conseguente.
Se invece si vuole attribuire a questo organismo un compito permanentemente referendario, ammesso che il sistema funzioni, e gli si attribuisce valenza di volontà popolare, allora si cade in rischi che non vale la pena di correre. Infatti, in primo luogo, vi è il rischio di una delega di responsabilità da parte di chi governa: la maggioranza dei 500 ha detto che… quindi si fa, abdicando ad un ruolo decisorio fondamentale. In secondo luogo vi è una evidente delegittimazione dell’organo istituzionale Consiglio Comunale, che diverrebbe semplice spettatore votante di decisioni allunde prese, anzichè rappresentare attivamente i cittadini che attraverso il voto lo hanno costituito».
«Credo che dopo la soppressione per legge delle circoscrizioni nella nostra città sia venuto a mancare un importante tassello della rappresentatività cittadina e credo anche che sarebbe il caso di ripristinare, con regole meditate, un decentramento amministrativo volontario e senza emolumento distribuito sul territorio capace, quelo si, di contribuire al dibattito cittadino e di essere valido stimolo per chi governa. Ho, invece, la convinzione che l’iniziativa dei 500 sia l’ennesima sortita demagogica e populista destinata al fallimento dopo che comunque per essa si saranno spesi inutilmente soldi pubblici».

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A proposito dell’Assemblea dei 500 organizzata dalla Giunta Comunale, accettiamo il cortese rimprovero del Direttore dell’ASCOM nel suo odierno intervento, sottolineando, però, che il nostro silenzio non è stato frutto di disattenzione e di sottovalutazione della questione. Semplicemente, rinvenendo nella problematica un profilo locale e uno di più ampio respiro, abbiamo reputato che ci fosse una primaria competenza dei Componenti del Consiglio Comunale, cosicché abbiamo ritenuto di non proporre la nostra valutazione nell’immediato per rispetto dell’interlocuzione istituzionale comunale.
Ciò premesso, collocando la nostra riflessione nel più ampio tema istituzionale, riteniamo che la proposta sia assolutamente irricevibile. E’, infatti, evidente i tentativo di creare un “consiglio comunale parallelo”, in nome di una istanza di c.d. partecipazione. La vera partecipazione è patrimonio di tutti, ma nulla ha a che fare con l’assemblearismo e con lo svuotamento surrettizio del ruolo delle istituzioni.
Questa proposta, nella sua evidente demagogia, è il segno di una volontà non di valorizzare e rendere più funzionali e aperte le istituzioni, ma di creare dei luoghi extra istituzionali in funzione di delegittimare e di privare di ruolo i luoghi della democrazia costituzionale.
La proposta risponde esattamente a questo, essendo evidente che l’intenzione è quella di condizionare le determinazioni del Consiglio comunale attraverso le “deliberazioni” di questa Assemblea, dall’incerto ruolo e dall’ancora più indefinito metodo di composizione.
Non vediamo nessuna differenza con la filosofia e gli atteggiamenti concreti tenuti dal Movimento 5 Stelle in Parlamento, sia nell’attività effettiva, sia nelle prime discussioni sulle riforme istituzionali.
Chiudiamo dicendo che non potremo mai condividere la logica del tanto peggio tanto meglio, della destrutturazione delle istituzioni e della irresponsabilità correlata, cui si ispira con assoluta chiarezza il guru del M5S, con la consapevolezza che, in molti rappresentanti e in molti aderenti a questo movimento, queste posizioni non sono condivise.

Giorgio Pagliari
Patrizia Maestri