“Duecentoventotto milioni 189mila e 195 euro: questo il conto monstreche la Regione Emilia-Romagna, storicamente in mano alla sinistra, ha caricato sulle spalle dei contribuenti emiliano-romagnoli sino al 2032. Tutta colpa dei contratti in derivati sottoscritti nel 2004 con gli istituti finanziari Dexia Crediop, Ubm e Jp Morgan, per un valore complessivo di circa 473 milioni e 418 mila euro. Un’operazione finanziaria che indica chiaramente la scelta di campo del Partito democratico, il quale ribadisce ancora una volta nei fatti, di stare con le grandi banche d’affari internazionali. Peccato, però, che lo faccia e sempre e solo a spese dei cittadini”.
Il capogruppo della Lega in Regione, Stefano Bargi, snocciola i numeri presenti nel Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2020-2022: “Si tratta di operazioni finanziarie discutibili, in forza delle quali è stata sperperata una montagna di denaro pubblico con un solo obiettivo: abbellire i bilanci nel lustro 2005-2009, guarda caso la durata di una legislatura”.
“In sintesi, l’operazione sottoscritta dalla Regione nel 2004 (tecnicamente si tratta di contratti finanziari strutturati, detti derivati di tasso strutturati) con con gli istituti finanziari Dexia Crediop, Ubm e Jp Morgan era stata strutturata in maniera tale che l’Ente non pagasse gli interessi passivi negli anni 2006-2007-2008 e fino a metà 2009, salvo pagare interessi salatissimi a partire dalla fine del 2009. In questo modo la Giuntaha spostato in avanti negli anni gli interessi passivi da pagare, ma lo ha fatto in modo molto sciocco, fissando un tasso fisso del 5.25% per il periodo successivo al 31/12/2009. In altre parole la Regione ha sottoscritto “derivati” che ora costringono la popolazione Emiliano Romagnola a pagare il 5,25% annuo su un debito di quasi 500 milioni di euro. E questo fino al 2032” spiega il capogruppo leghista.
“Il cuore del problema, che davvero fa imbestialire, è che la Regione ha sottoscritto dei derivati di tasso strutturati, fissando un tasso di interesse del 5,25% fisso, dal 2010 al 2032. Le banche d’affari sapevano benissimo che questo sarebbe stato un salasso per la Regione e nei contratti e prospetti informativi lo avranno sicuramente illustrato ai dirigenti regionali firmatari dei tre contratti. D’altronde è più che prevedibile che le banche siano state così furbe da prevedere l’andamento dei tassi di interesse dal 2004 al 2009 (la classica scadenza a 5 anni) e far firmare alla Regione un contratto che prendesse il picco dei tassi Euribor, il 5,25%, fissandolo come tasso dal 2009 al 2032. In cambio di cosa? Ora il tasso Euribor è negativo, quindi se la Regione avesse tenuto il suo bel tasso variabile dei contratti iniziali probabilmente pagherebbe interessi pari a zero o il solo “spread” che la banca aggiunge sempre nei contratti di mutuo. La beffa finale è che da queste operazioni non guadagneranno un centle nostre banche locali, ma a fare affari d’oro sono – ancora una volta – le grandi banche d’affari internazionali: JP Morgan, Dexia Crediop e Ubm” conclude Bargi.