
24/10/2011
h.14.00
In via Burla si vive un serio problema di sovraffollamento, tema già oggetto anche di un’interrogazione parlamentare sollecitata dalle organizzazioni sindacali e presentata dall’on. Motta più di un anno fa. Per dare il segno di quale sia l’attenzione del governo al problema non è inutile sottolineare che la risposta è giunta solo pochi giorni or sono.
La carenza di organico oggi colpisce sia la polizia penitenziaria che il personale tecnico, cioè amministrativi e educatori. A Parma, dai dati del Ministero, sono presenti 546 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 418 (+128) e assegnati 336 poliziotti penitenziari a fronte di una necessità di 479 (-143), mancano 4 educatori su 9 e poco meno di un terzo degli amministrativi. La proposta del Governo, come soluzione a tutti i problemi, è il cosiddetto piano carceri, che prevede la costruzione di nuovi padiglioni, con 200 posti di detenzione, senza prevedere alcunché rispetto al personale di polizia penitenziaria e tecnico necessario per la vigilanza e la tutela dei detenuti.
Piuttosto che ampliare le carceri per combattere il sovraffollamento sarebbe necessario, come è stato espresso lo scorso luglio in un documento promosso da FP CGIL con diverse associazioni, mettere in atto l’applicazione di tutte le misure alternative al carcere che garantiscano il recupero del detenuto ed evitino il rischio di recidiva, oltre che rivedere quelle normative altamente criminogene che prevedono il carcere per i tossicodipendenti, criminalizzano l’immigrazione clandestina e penalizzano i recidivi nell’accesso ai benefici penitenziari.
Bisogna anche tenere in considerazione due caratteristiche specifiche del carcere di Parma. La prima è che comprende il reparto in cui vi sono reclusi i detenuti in regime di 41 bis, per la cui gestione è stato chiesto invano l’invio del GOM, gruppo operativo mobile, i cui compiti prevedono esattamente e di regola il servizio di custodia dei detenuti sottoposti al regime speciale previsto dall’art. 41 bis. È chiaro e necessario che la presenza del GOM debba integrare il personale esistente. Tra l’altro l’annunciato arrivo di una decina di neo-agenti risulta insufficiente rispetto alla grave carenza presente oggi. Il carcere parmense ospita infatti quasi tutti i tipi di detenuti previsti dall’ordinamento: per questo il numero di neo-agenti dovrà essere adeguato alla struttura.
L’altra importante caratteristica del carcere di Parma è l’alta valenza sanitaria. La sanità penitenziaria è passata alle competenze del servizio sanitario. Con l’azienda sanitaria locale FP CGIL si è impegnata in un importante lavoro di consolidamento dell’equipe sanitaria in carcere ma il percorso deve continuare.
Le forze di polizia assicurano la tutela della salute dei detenuti e la loro traduzione presso le strutture sanitarie esterne. Tuttavia il diritto alla salute dei detenuti è garantito con grossi sforzi del personale ancora a causa della sua forte carenza.
È fondamentale da questo punto di vista una forte sinergia tra azienda sanitaria locale e amministrazione carceraria, nonché l’attenzione delle istituzioni locali tutte, in quanto è importante incrementare le competenze e le strumentazioni sanitarie interne al carcere, in modo da limitare il più possibile le traduzioni verso le strutture ospedaliere, garantendo appunto la tutela della salute dei detenuti e contemporaneamente non caricando l’esiguo personale di polizia penitenziaria di quotidiane traduzioni.
Si fa appello alle istituzioni locali perché si creino le sinergie necessarie a far si che il carcere abbia diritto di cittadinanza all’interno della città e non venga vissuto come un’isola scomoda e indesiderata.
Ufficio Stampa
Cgil Parma
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24/10/2011
h.17.40
Parma. Al collasso la situazione della casa di reclusione, servono provvedimenti concreti.
“La situazione del sistema carcerario italiano, lo abbiamo denunciato tante volte, è drammatica e, duole ammetterlo, anche Parma, non fa eccezione.”
Con queste Parole la coordinatrice provinciale di Parma, Paola Zilli, interviene sull’annoso problema del sovraffollamento della casa di reclusione di Parma, alla luce anche dei dati ufficiali forniti dal ministero. “546 detenuti a fronte di una capienza di 418, è un dato allarmante e preoccupante. Come è possibile svolgere all’interno del carcere un percorso di recupero e di riqualificazione dell’individuo? E come è possibile garantire la sicurezza senza agenti? I poliziotti penitenziari assegnati sarebbero infatti 143 in meno rispetto a quanto previsto, ossia 336 a fronte di 479. La situazione non migliora se si osservano i dati sugli educatori. In questo caso il taglio è oltre il 50%, con una presenza di 4 a fronte dei 9 previsti.
Il quadro delineato” –ha concluso la Zilli – “ fa emergere la necessità di intervenire prontamente con provvedimenti seri e concreti. Di sicuro non basterà, come proposto dal governo, aggiungere padiglioni e posti letto. La soluzione, ne siamo consapevoli, non deve essere riscontrata nell’ l’indulto ma in una politica volta ad a investire sul personale carcerario e sugli educatori, che, attraverso corsi di formazione e rieducazione, potranno cosi assolvere a quella che è la funzione originaria del sistema carcerario: una rieducazione che non permetta la recidività.
Certezza della pena, val la pena di ricordarlo, ma umanità della pena.
Paola Zilli
Coordinatrice provinciale di Parma