
Questi dati, riferiti all’anno 2021, sono solo uno “spaccato” del nostro lavoro quotidiano e per quanto importanti, per capire il fenomeno della violenza di genere, i numeri non ci dicono tutto. I numeri restano fini a se stessi se non letti correttamente e inquadrati nel fenomeno culturale e strutturale che è la violenza sulle donne.
Dietro alla violenza vi sono dei meccanismi e dei modelli culturali che i dati statistici da soli non possono spiegare, ed è quindi fondamentale la lettura che ne può fare chi lavora nei centri antiviolenza grazie alla propria esperienza a contatto con le donne. Oltre ai numeri ci sono le storie reali delle donne “sopravvissute” che si sono rivolte a noi.
Per questo l’8 marzo abbiamo deciso di aderire alla manifestazione organizzata in piazzale Santa Croce, alle ore 17.30, dalla Casa delle donne di Parma. Vogliamo portare un messaggio positivo ovvero: dalla violenza si può uscire e le donne non sono vittime ma “sopravvissute” che hanno lottato con coraggio, anche solo facendo un primo passo contattandoci. Leggeremo alcune loro testimonianze perché è attraverso le loro parole che possiamo capire la necessità di riappropriarsi della narrazione sulla violenza per poter mutare il racconto che ne fa chi quelle storie con noi le ha “condivise”. Quello dei centri antiviolenza è un progetto politico femminista in cui le donne costruiscono un proprio percorso con il supporto di altre donne che credono loro e non le giudicano perché ciascuna possa ritrovare la propria libertà.
Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 le donne che hanno fatto il primo passo e ci hanno contattate perché hanno subito violenza sono state 328, di queste 261 sono nuovi contatti mentre 67 stavano già affrontando un percorso di uscita dalla violenza. Rispetto al 2020 c’è stato un aumento di richieste al Centro Antiviolenza di Parma da parte delle donne che hanno subito violenza: si è passati da 307 a 328. Riferendoci alle donne che si sono rivolte a noi nel 2021, invece, abbiamo rilevato come la maggior parte siano donne italiane (148) mentre le donne straniere sono state 96.
Inoltre, la violenza non è mai solo fisica ma la componente psicologica è sempre presente nelle relazioni violente, ovvero le donne vengono continuamente sminuite e perdono fiducia in sé stesse, entrando così in questo meccanismo. Stando ai dati pertanto la maggior parte delle donne ha subito violenza psicologica (236) e a seguire fisica (201), economica (107) e infine sessuale (35). Le donne che si sono rivolte a noi hanno espresso perlopiù il bisogno di sfogarsi (108) oppure hanno richiesto ulteriori informazioni (80) o un colloquio successivo di accoglienza (81). Molte di queste hanno richiesto consigli e strategie (88), consigli legali (59) e consulenze psicologiche (11). Infine, sono state richieste anche la partecipazione a gruppi di sostegno (1), ospitalità (4) e ospitalità in emergenza (45), e ricerca della casa o del lavoro (2), perché il percorso di uscita dalla violenza è a tutto tondo, non un servizio di assistenza ma un sostegno perché le donne ritrovino la loro libertà e autodeterminazione.
Tra le donne nuove che hanno contattato il centro riferendo di subire violenze quelle con figli/e sono state 173, senza 55, per un totale di 228. Dal racconto delle donne che si sono rivolte a noi rileviamo che i figli e le figlie che hanno subito violenza (185), diretta e/o assistita, risultano essere il 61,3%. Questi numeri raccontano il fenomeno poco conosciuto della cosiddetta violenza assistita che tuttavia, è un elemento fondamentale per avere la consapevolezza che i minori che vivono in un contesto in cui si agisce violenza se non la subiscono direttamente comunque la vivono e la percepiscono indirettamente con gravi conseguenze sulla propria vita. Le donne con figli accolte in ospitalità sono state 17, senza figli (6), per un totale di 23 donne e 34 minori ospitati. Spesso è necessaria l’ospitalità per casi di emergenza (quindi h24, anche in orari notturni o nei giorni festivi) perché la violenza subita può indurre le donne a temere per la propria vita e/o per quella dei propri figli e figlie. In quel momento l’unica soluzione è uscire di casa, per questo il lavoro dei Centri antiviolenza è essenziale per non lasciare sola nessuna.
Per lo stesso motivo vogliamo dedicare un pensiero alle donne in Ucraina perché le donne nei conflitti sono esposte ancora di più alla violenza. E se il cambiamento non è a livello sociale e non riguarda tutte, non è completo. Bisogna cambiare prospettiva e costruire una società fondata sul rispetto; per questo è importante lavorare sulla sensibilizzazione, come facciamo da anni con i più giovani e le più giovani, perché vengano superati certi modelli di mascolinità tossica che vedono nella violenza e nel conflitto, all’interno e fuori dalle relazioni, l’unico modo per mantenere il controllo.
Dobbiamo lavorare per le nuove generazioni perché nelle prospettive future possano avere nuovi modelli da seguire per costruire una società egualitaria per tutte/i che veda nel confronto e nel rispetto l’unica via da seguire.
Centro Antiviolenza Parma