Commento alla 32° giornata di serie A (di Gianni Bandiera)

Doveva essere il match più bello della giornata, doveva essere quello che avrebbe decretato la maturità di una squadra considerata una Cenerentola, doveva essere la partita che poteva decretare se la migliore squadra italiana era realmente tale.

Ecco in sintesi i temi prima di Juventus Atalanta andata in scena qualche sera fa. E cosa ha detto quella partita? L’Atalanta è una certezza di questo calcio. Ormai va considerata una degna pretendente al titolo.

La Gasperini-band ha sciorinato belle trame di gioco eseguite in velocità. Il sogno di tutti gli amanti del calcio si realizza vedendo la squadra di Bergamo. La riflessione nasce però spontanea e si ripete ogni volta che una piccola esce dal suo guscio e si erge ai vertici della classifica resta: può una squadra grande, famosa, bisognosa di risultati immediati, riuscire a fare lo stesso bel calcio? La domanda può sembrare capziosa ma tale non è, viste le scelte di Juve, Inter e Napoli fatta lo scorso anno. Le dirigenze e i tifosi non chiedono più solo la vittoria quanto il bel calcio.

Ma allora perché questi progetti hanno subito percorsi differenti e solo sprazzi di bel calcio? Alcuni sostengono che si tratti di un baco strutturale delle grandi. Ovvero che quando una società deve puntare alla vittoria va sul mercato chiedendo giocatori che siano pronti all’uso, i cosiddetti campioni, che innestati in una squadra di vertice possano dare garanzia immediata. Il campione però difficilmente si piega alle richieste di un mister e se lo fa tende a non obbedire ciecamente.

Di contro una squadra più piccola costruita su giocatori affamati e un allenatore in gamba può, in una magica alchimia, riuscire a ottenere un gioco che altrove risulta una chimera. Tutto questo per dire come l’Atalanta avrebbe meritato di vincere contro la Juve ma quest’anno i falli di mano sono tutti, o quasi, puniti con un penalty. Se andava bene quando i rigori venivano fischiati contro la squadra bianconera non si può sollevare il tema solo quando a beneficiarne è la stessa società odiata da mezz’Italia. Il pari dà ossigeno alla squadra in testa vista la terza sconfitta della Lazio ormai discioltasi in questa ripresa post Lockdown. La classifica quindi si accorcia nella lotta tra il secondo e il terzo posto vista la vittoria dell’Inter ieri sera contro il Torino.

La classifica quindi arride alla Juventus che ha punti 76, mentre l’Inter riagguanta la Lazio e rivede il secondo posto dopo molti mesi a 68, quindi chiude il quartetto l’Atalanta a 67. Tre squadre in un punto per un finale di stagione che promette emozioni. Arrivare secondi o quarti può fare una grande differenza a livello psicologico e dare una spinta per la costruzione dell’imminente stagione 2020-21.

In coda il Brescia, che giocherà tra poche ore a Bergamo, crolla in casa contro la Roma e dice quasi addio alla serie A, la Spal cede il passo al Genoa sotto la lanterna, mentre il Lecce prende un punticino importante nel primo 0-0 del torneo post riapertura.

Il Parma vede sbiadirsi il sogno europeo dopo avere acciuffato il pari al minuto 94 con il redivivo Inglese. In fondo devono fare attenzione tutte le squadre comprese da Udinese e Sampdoria 35, Torino 34, Genoa 30 e Lecce 29. Ogni passo falso potrebbe essere ormai non più recuperabile.

La giornata che inizia stasera prevede Milan-Parma con l’ultima chiamata per i gialloblù, Lecce-Fiorentina, Udinese-Lazio e Torino-Genoa. LA capolista andrà a trovare una delle squadre più in forma del torneo a Reggio Emilia sfiderà il Sassuolo del promettente primavera Raspadori.

Segnatevi questo nome ne sentiremo parlare.

Alla prossima.

Gianni Bandiera

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