“Apprendiamo dalla stampa i contenuti del Docfap sulla costruzione della diga di Vetto, i cui contenuti rappresentano un esempio lampante di come una scelta sbagliata potrebbe avere conseguenze devastanti su un ecosistema già fragile. – così oggi in una nota stampa Paolo Burani, presidente della commissione ambiente della regione Emilia-Romagna, insieme a Carlotta Bonvicini e Marcello Pellicelli, portavoce provinciali per Reggio Emilia di Europa Verde – Negli ultimi anni, abbiamo lavorato intensamente per promuovere soluzioni sostenibili, la proposta emersa dal documento delle bonifiche di Reggio e Parma va in direzione opposta rispetto a ciò che il territorio necessita.”
Il fiume Enza, con la sua biodiversità, è un patrimonio che non possiamo permetterci di compromettere. Studi recenti, paradossalmente anche quelli del professor Orlandini di Unimore, neo commissario alla diga di Vetto nominato dal governo di Giorgia Meloni, mostrano come interventi strutturali invasivi possano alterare l’equilibrio idrogeologico della valle, aumentando il rischio di dissesto e riducendo la capacità naturale del fiume di adattarsi ai cambiamenti climatici. La naturalizzazione dei fiumi e la protezione degli ecosistemi fluviali sono strumenti cruciali per la resilienza, e lo dimostrano esperienze già in atto nella nostra regione.
“Il problema dell’approvvigionamento idrico delle nostre pianure è un problema proprio della nostra epoca, che non può essere risolto con soluzioni ottocentesche. – Ha affermato Carlotta Bonvicini, assessora alla Mobilità Sostenibile per il Comune di Reggio Emilia – Dobbiamo guardare al nostro territorio con uno sguardo di progettazione al 2100 ed oltre, con l’idea che l’unico sviluppo economico possibile è quello che si coniuga con la protezione della biodiversità degli ecosistemi.”
“Non possiamo dimenticare che il cambiamento climatico è già in atto, e richiede risposte rapide e efficaci. – prosegue il verde reggiano – Investire oggi in soluzioni che ci permettano di adattarci e proteggere il nostro territorio significa salvaguardare le comunità, le economie locali e la natura stessa. La diga di Vetto, con i suoi costi spropositati e i suoi tempi biblici, rappresenta l’opposto di questa visione.”
Il costo stimato di 519 milioni di euro per la costruzione della diga, emerso dalle stime, è solo la punta dell’iceberg. Sappiamo bene che i costi reali lieviteranno, e in un contesto storico in cui si investe in armamenti e altre opere inutili come il ponte sullo stretto, mentre si taglia su settori vitali, la scelta di destinare risorse così ingenti a un’opera che sarà pronta tra decenni è quanto mai anacronistica – si legge nel comunicato. Invece di incaponirsi su opere che guardano al passato, dovremmo focalizzarci su soluzioni immediate: manutenzione del territorio, riforestazione, riduzione della cementificazione e rinaturalizzazione degli alvei fluviali.
“Per queste ragioni, continueremo a batterci affinché la Regione Emilia-Romagna investa in soluzioni che siano davvero efficaci e sostenibili, in linea con la Legge per il Clima su cui stiamo lavorando. – conclude Marcello Pellicelli – Proteggere l’Enza non è solo una scelta ambientale, ma una scelta di buon senso per il futuro di tutti. Siamo contro agli sprechi economici e alla devastazione del territorio”