Faśuléŋ e Sandróŋ tornano a casa: a Sissa un luglio con gli spettacoli dei burattini dei Ferrari (di Angelo Gil Balocchi)

SMA MODENA
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I Burattini dei Ferrari di Parma, ancor prima che un’istituzione teatrale, sono un’idea di mondo attraverso due secoli (Ottocento e Novecento) e due millenni (il secondo e il terzo).

Ieri sera (9 luglio), Sandróŋ e Faśuléŋ sono venuti a Sissa, paese d’origine del loro lontano papà, Italo Ferrari, e la sensazione di un bellissimo ritorno a casa si poteva respirare piena sotto le fronde dei giardini davanti alla rocca dei Terzi.

Da Sissa era partito tanti anni fa Italo (1877-1961), fondatore della compagnia, e adesso sono i pronipoti Giordano e Daniela a combinare stupori infantili con immensa sapienza recitativa, dentro il “balducchino” delle irresistibili mini teste di legno.

Tutto questo i bimbi non lo sanno, ma le loro sghignazzatine gioiose, esplodono precise e identiche a quelle dei coetanei di cento anni fa, quando magari Fagiolino si mette a fare pipì verso la platea, con uno degli effetti speciali più straordinariamente normali che si possano immaginare.

In un oggi ormai fatto di Netflix e maxi schermi “super particolareggianti”, all’inseguimento di realtà aumentate e dettagli delle cose sempre più maniacali, la semplicità narrativa di questo modo antico di raccontare il mondo “con la mano dentro a un sacchetto”, rimane un gesto umano di una potenza espressiva inarrivabile.

La baracca dei burattini è solo apparentemente una cosa semplice.

Nei fatti contiene una macchina poetica sopraffina, perfezionata nei secoli per fare arte ad altissimi livelli culturali.

Fagiolino, Sandróŋ e la Pulònia, sono un mucchietto di stracci e cartapesta soltanto a osservarli con occhi superficiali.

Ma a una considerazione più degna, manifestano tutta la propria forza di veri e propri condensati di bellezza dialettale e fascinazione linguistica.

 

† La messa di mezzanotte (di Marcello Frigeri)

 

E quando Bargnòcla, ruggendo sguaiatamente contro Sandróŋ, se n’è uscito con la più colorata delle invettive parmigiane, “…c’at córa adré n’órs!!!…” (che ti corra dietro un orso), non ho potuto fare a meno di riassaporare la familiarità di questa stessa espressione, per come me la citava un caro collega cittadino di lavoro, pronunciata a sua volta dalla nonna, nei lontani tempi della Parma più popolare.

Perché i burattini dei Ferrari sono uno specchio comico, dentro a uno specchio della sensibilità espressiva, a sua volta rimandata dallo specchio della maestria del raccontare due mondi e mezzo, condensati negli strumenti minimi indispensabili per evocarli.

Dentro a questa luminosa sequenza di nobili riflessi e contro-rispecchiamenti, si è perfettamente intonata la bella voce baritonale di Giampaolo Govi, marchio di fabbrica sonoro della compagnia “Sissese” e gran conoscitore del patrimonio dialettale di Sissa, che ha introdotto l’entrata in scena di Sandrone e Faśuléŋ, recitando due intense poesie del suo capocomico, l’ineffabile Mauro Adorni.

Pochi attimi prima, il benvenuto al pubblico è stato dato dalla super entusiasta assessore Tiziana Tridente, sempre coinvolgente e molto attiva nel preparare interessanti eventi per la gente del suo comune.

Tutto è stato molto semplice e bello, come nella migliore tradizione delle atmosfere che solo i burattini sanno lanciare fuori dalla incredibile buca del loro “balducchino”.

La compagnia dei Ferrari sarà ancora a Sissa, in ciascuna delle prossime domeniche di questo mese (16, 23 e 30 luglio), alle 18.45, sempre nel parco davanti alla Rocca.

E potete scommetterci, ogni volta finirà con Faśuléŋ a rifilare le meritate legnate in zucca al birbaccione di turno, e Sandrone magari a commentare: “…Orpo di una ruglia gośinesca, che rassa di una spolverizzassione che c’ha ingrugnato, veh!…”.

Angelo Gil Balocchi