‘L’agricoltura è sempre stata ricerca, tecnologia e trasformazione’. Con questo slogan si è aperto oggi al Palazzo del Governatore il convegno ‘L’Agricoltura di domani, dalla ricerca al campo’ che ha celebrato gli 80 anni di Confagricoltura. Partendo dalla riflessione che sviluppo scientifico, genetica e ricerca agronomica stanno cambiando il volto dell’agricoltura, valorizzando colture come il pomodoro, migliorandone gusto, valori nutrizionali e resistenza ai cambiamenti climatici, si è ragionato sull’occasione che l’innovazione può dare al futuro del cibo.
Nella tavola rotonda dedicata alla filiera ‘Dal seme al prodotto’ è intervenuta la senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato. ‘La prossima settimana votiamo una risoluzione sulle Tecniche di evoluzione assistita e e in Senato ci sono tre proposte di legge sulle Tea. E’ importante la trasversalità politica su questo argomento e ringrazio Confagricoltura perché ha capito che la battaglia è tecnologica e non ideologica, per questo dobbiamo attrezzarci per avere nella frontiera globale gli strumenti per competere. Altrimenti si rischia di fare morire la filiera. Mi chiedo, tuttavia, perché ci sia la direzione di questo Governo nel continuare ad approvare provvedimenti sempre più stringenti, quando invece si dovrebbe sburocratizzare chi fa veramente agricoltura. Io vorrei pragmatismo nelle scelte e mi auguro che occasioni come queste, quando scienza e agricoltura si incontrano, si chieda al legislatore più coraggio nel fare certe scelte’.
Sollecitata sul consenso scientifico, Silvia Fregolent ha detto ‘che conoscere è il presupposto per decidere e la scienza è uno degli elementi che serve per arrivare a farlo. Le ricerche però devono essere ricerche pubbliche che non sono influenzate da condizioni e interessi, quindi io dico sì alla scienza ma condizionata dalla ricerca pubblica ed internazionale. In Italia non possiamo vivere di sola storia ma dobbiamo gettare le basi per il futuro in modo da poter competere nel mondo. Mi auguro che anche i ricercatori europei siano messi in condizione di lavorare per il bene dell’agricoltura’.
