
Nei locali a Parma e Reggio Emilia
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15/01/2010
Venerdì 15 gennaio al circolo Arci Fuori Orario di Taneto di Gattatico (Reggio Emilia) si ride con il comico di «Zelig» Giuseppe Giacobazzi, noto anche come «poveta romagnolo vinificatore», e con il suo nuovo spettacolo di teatro cabaret che raccoglie il meglio del suo repertorio. Il recital inizia alle ore 21.30, con ingresso riservato ai soci Arci e biglietti a 15 euro; alle ore 20 apertura del circolo, del punto ristoro (prenotazioni allo 0522-671970 o 346-6053342) e degli aperitivi gratuiti fino alle 21 in compagnia dell’artista; info www.arcifuori.it.
Cresciuto nel «Costipanzo Show», Giuseppe Giacobazzi si è consacrato nel 2007 a «Zelig» in prima serata su Canale 5, dove, abbandonate per un attimo le sue famose povesie, ha riscosso successo raccontando vicende di vita quotidiana con una mimica e un umorismo davvero unici. Di recente Giacobazzi, al secolo Andrea Sasdelli, ha pubblicato «Una vita da paura», un romanzo edito da Kowalski e ambientato nella Genova del 1589, che si somma all’e-book «Sburoni si nasce!» e all’altro fresco volume «Quel tesoro di mio figlio», scritto con il collega Duilio Pizzocchi (chi non li ha mai sentiti nella loro striscia giornaliera su Radio Italia Anni 60?).
Lunga è stata la gavetta di Giacobazzi: dal 1985 al 1992 è stato sia conduttore in una radio privata che comparsa comica in varie trasmissioni di tivù private. Il debutto da artista è avvenuto il 19 marzo 1993, serata d’esordio del «Costipanzo Show» (parodia del «Costanzo Show»), in onda su Telesanterno e poi su Rete 7, sempre con ottimi ascolti. Il «poveta» si è quindi cimentato con la musica, incidendo il cd «Balla sui cubi» e componendo il brano «Patacca rap», uscito nel 2007 dopo anni di prove live. Nel 1999 Giacobazzi è stato protagonista di 10 puntate di «Zappando zappando», su Italia 7, al fianco di Natalino Balasso e Duilio Pizzocchi. La fama del cabarettista è aumentata con «Zelig Off» nel 2005, «Zelig Circus» nel 2006, «Amore» di Raffaella Carrà nel 2006 su Raiuno e ancora «Zelig» su Canale 5 nel 2007.
Giacobazzi riassume così la propria folgorazione artistica: «Era una notte di tempesta quando nel caldo del suo lettuccio, il nostro ebbe l’avviso di ciò che sarebbe stato il suo futuro. Gli apparve in sogno l’insuperabile, l’insormontabile, l’inarrivabile (ecc. ecc.) Ravul Casadei insieme a tutta l’orchestra. Stupito ed emozionato, egli (il Poveta) si inginocchiò e disse: “Cut vegna un chencar, sei proprio te… l’insuperabile, l’insormontabile (ecc. ecc.) Ravul?”. Il grande Ravul rispose alzando una piadina al prosciutto: “A so’ me!”. Tremando per la tensione (ma anche perché la caldaia era rotta e faceva un freddo della madonna), Giuseppe chiese: “Cosa ti conduce a me o grande Ravul?”. L’insuperabile (ecc. ecc. che due maroni!) alzò una piadina al cielo e battendola due volte sulla testa del Poveta pronunciò la famosissima frase: “Va’ dove ti porta l’apecar! Va’ ad inculturare le masse, che tanto ne hanno bisogno, e se ti capita incultura anche le massaie, che forse ne hanno bisogno di più!”».
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