
Ci sono Uomini Grandi che ci passano quasi di fianco.
Ma noi non eravamo attenti, oppure semplicemente troppo bambini per capire.
Poi un giorno arriva il piccolo grande nipote di uno di questi grandi uomini, e con la sua ammirazione naturale incontenibile per lo zio, riesce a farne quel ritratto umano che diventa inevitabile ammirare, per chiunque con modestia impellente senta il desiderio di vivere nel mondo dei giusti.
A fare questo ritratto ci ha pensato Fabio Pasini, per lo zio Giacomo Ferrari.
Lo ha fatto con un libro denso di passione civica e affetto: “Una biografia sentimentale – Giacomo Ferrari – Arta”.

E tutta questa bella storia, l’ho saputa in un intenso incontro al ridotto del Teatro Regio, così imballato di pubblico che finalmente ho capito come mai lo chiamano “ridotto” (pur potendo ospitare circa 300 persone).
Fabio Pasini di San Secondo è un bravo documentarista, scrittore con la penna intinta nella Bassa, viaggiatore dell’animo; mentre lo zio Giacomo Ferrari è stato ingegnere, partigiano (Comandante Arta), prefetto di Parma e poi sindaco, senatore comunista della Repubblica, protagonista nell’assemblea costituente, ministro, ma soprattutto padre, marito, zio e “cittadino primo” nella dimensione pura del civismo più nobile.
Da questo pomeriggio al Regio, mi sono portato a casa tante belle emozioni di valore.
La verve moderatrice del giornalista Rai Luca Ponzi, che infarcendo le sue interlocuzioni con Fabio del melodico intercalare di una genuina “erre” di Soragna, ha reso il racconto e tutto il contesto più casalinghi.
La commozione dell’avvocato Franco Magnani, presidente della Fondazione Cariparma, nel rievocare un ricordo di quando, poco più che infante, nel novembre 44, fu testimone del crudele agguato tedesco costato la vita al figlio di Ferrari, Brunetto.

Ma soprattutto, la delicatezza di Fabio, il suo entrare in punta di piedi nella vicenda dello zio Giacomo, partendo dalla micro dimensione familiare, per arrivare a misurarne l’esemplare statura umana, da appassionato storiografo.
Molto toccante poi, la lettura (a cura dalla giovane Nicole) di alcuni brani tratti da lettere e discorsi di Giacomo Ferrari, grazie ai quali i presenti hanno potuto apprezzare il notevole livello degno della migliore letteratura, nella preziosa prosa di quest’uomo dal multiforme ingegno esistenziale.
L’incontro con Fabio e col suo libro sullo zio Giacomo, ha fatto da anteprima al “Festival della Parola”, un bellissimo ciclo di eventi che porterà a Parma e dintorni diversi ospiti di pregio (Stefano Massini e Conchita De Gregorio, fra i primi che mi vengono in mente), sicuramente interessanti da andare a sentire.
Me ne sono ricordato, quando la bravissima addetta stampa del festival, l’amica Glenda Pelosi, nel salutarmi per l’occasione, si è stupita vedendomi seduto in ultima fila.
In effetti non ho saputo spiegarle come mai.
Mi ci sono messo quasi per istinto inconscio, perché a noi della Bassa viene quasi naturale mantenere un profilo di statura pari alla nostra fluviale quota altimetrica.
Che poi, ripensandoci mentre guidavo di rientro verso Roccabianca, ci riflettevo.
E ho realizzato che stare in ultima fila era proprio il migliore modo di porsi davanti all’altissima figura di Giacomo Ferrari, da sempre convinto dell’importanza di partire dagli ultimi, per potersi dire davvero amico di tutta l’umanità.
Angelo Gil Balocchi