
04/07/2012
Al cantiere del nuovo inceneritore di Torino sono morti 2 operai, mentre altri due sono rimasti feriti.
Ora la Procura piemontese ha iscritto del registro degli indagati 13 persone, che dovranno spiegare ai pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Sara Panelli, come si sono svolti i fatti e quali misure di sicurezza erano state messe in atto per prevenire gli incidenti.
La Procura li ha indagati per omicidio e lesioni.
I tragici episodi si sono verificati il 3 e il 31 marzo scorsi di quest’anno.
Nell’elenco degli indagati c’è anche Bruno Torresin, amministratore delegato di Trm, la società per azioni controllata del comune di Torino che è stata incaricata di realizzare e gestire l’inceneritore del capoluogo piemontese.
Avvisi di garanzia anche per il responsabile dei lavori, il coordinatore della progettazione e quello dell’esecuzione, facenti capo alla Trm. Altre due persone fanno riferimento alla Cnim e tre alla Coopsette, due delle tre imprese che costituiscono il raggruppamento temporaneo che ha conseguito l’appalto del cantiere.
Poi ci sono due persone della ditta Peri, costruttrice delle strutture oggetto dell’inchiesta; una persona della ditta Edilnoleggi, che ha effettuato le opere propedeutiche all’installazione delle strutture e infine Nicola Angona, titolare della Edil 2, impresa subappaltatrice alle dui dipendenze erano entrambi gli operai morti negli incidenti.
Il 3 marzo perse la vita Antonio Carpini, 42 anni, di Andria, caduto da 27 metri per il sospetto cedimento delle chiusure di sicurezza di una mensola rampante, posizionata sulla testata del muro nord della fossa rifiuti. Il 31 marzo fu la volta di Cosimo Di Muro, 47 anni, di Canosa di Puglia (Bari), che perse la vita in seguito ad una caduta dopo da 40 metri, nel medesimo luogo e con le stesse modalità.
Insieme a Di Muro sull’impalcatura c’erano anche il fratello Antonio e Mihai Lupu, di nazionalità rumena, che riuscirono invece a salvarsi.
Le indagini cercheranno di capire se le mensole rampanti fossero fissate all’edificio in costruzione nei modi dovuti e se il personale fosse stato adeguatamente formato per salire di quelle strutture e tenere un comportamento che non mettesse a repentaglio la loro incolumità.
A Torino sta montando sempre più forte la protesta delle associazioni che lottano contro l’impianto. Di recente è stata avviata una raccolta firme ed è stato presentato un esposto presso il locale Tar.
L’impianto torinese è in fase di costruzione a poche centinaia di metri da un ospedale.
Quello di Parma risulta essere poco distante, oltre che da noti marchi di livello internazionale, ad un asilo anch’esso in costruzione. La struttura educativa è stata rinominata da Gcr Asilo Pm10.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma – GCR
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