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31/12/2010
h.11.30
Come ogni anno si è ripetuto nei giorni scorsi il solito iter per la determinazione del prezzo del latte ad uso industriale per l’anno 2009.
Il prezzo fissato nella misura di 51,70 euro al quintale (47 euro + 4,7 euro di Iva), non è stato sottoscritto da Coldiretti ( ne hanno dato ampio risalto e con tanta enfasi i sottoscrittori della parte agricola!!). Coldiretti non ha enfatizzato la non sottoscrizione dal momento che ritiene il prezzo raggiunto un torto agli allevatori di cui se ne poteva fare a meno.
Si potrebbe pensare – evidenzia Coldiretti Parma – che, come sempre, Coldiretti vuole “distinguersi e differenziarsi” dagli altri.
Sicuramente sì – risponde Coldiretti – se in gioco c’è la salvaguardia degli interessi degli allevatori e dei produttori e, quindi, la tutela dei loro interessi e della loro onorabilità.
Coldiretti, nel corso degli incontri che si sono succeduti ha rilevato, stante le condizioni economiche, l’impossibilità di trovare con la controparte un accordo soddisfacente per le imprese agricole e, quindi, non ha firmato l’accordo.
Si è ritenuto infatti – prosegue Coldiretti – che il prezzo fissato, considerati i costi di produzione che devono sostenere i produttori di latte a Parmigiano Reggiano, non è un prezzo equo. Infatti – evidenzia Coldiretti – nella vicina provincia di Reggio Emilia, come ormai avviene da più anni, il prezzo a riferimento del latte ad uso industriale è più alto di quello fissato nella nostra provincia, nonostante le condizioni di produzione del latte siano simili.
Per Coldiretti si doveva arrivare alla definizione di un prezzo pari a quello raggiunto nella vicina Reggio Emilia, dove si è determinato un prezzo di euro 52,90/q.le (media dei tre prezzi di riferimento quadrimestrali). Tanto è che, già oggi, parecchi allevatori di Parma hanno stipulato contratti al prezzo fissato a Reggio Emilia.
Coldiretti torna ad evidenziare la necessità di una completa rivisitazione del sistema atto a definire il prezzo, chiedendo il diretto coinvolgimento della locale Camera di Commercio, evitando così per il futuro che la trattativa continui ad essere un mero “teatrino” tra parte acquirente e parte venditrice dove ognuno è depositario della propria ragione. Con la costituzione di una apposita commissione paritetica presso la Camera di Commercio, con norme ben definite e codificate così come avviene in provincia di Reggio Emilia, potrebbe accadere che qualche rappresentanza degli allevatori, fino ad oggi molto timida ed accondiscendente, possa assumere un coraggio diverso rispetto alla sudditanza sin qui dimostrata.