L’arte del socialismo reale nella metropolitana di Pyongyang

metro di Pyongyang

REPORTAGE DALLA COREA DEL NORD DI ANDREA MARSILETTI (autore del libro “Se Mira, se Kim” in fase di stesura). Nel programma della nostra permanenza a Pyongyang in Corea del Nord non era prevista alcuna visita alla metropolitana. Ma visto che sapevamo che si tratta di un’infrastruttura bellissima, abbiamo richiesto all’Organizzazione di potervi accedere. La nostra domanda, inoltrata attraverso la guida due giorni prima, è stata accettata.

Ne è valsa la pena: colonne decorate, pareti dipinte dall’arte del realismo socialista, immagini della città, del popolo, degli operai, dei contadini e degli intellettuali oltre, ovviamente, del Grande Leader Kim Il Sung e del Grande dirigente Kim Jong Il. Del resto nei Paesi comunisti le metropolitane sono sempre opere monumentali. Basti pensare alla meravigliosa metropolitana di Mosca realizzata da Stalin negli anni Trenta.

La metro di Pyongyang è composta da due linee che si estendono per 22 km attraversando 17 stazioni, ed è stata realizzata in cinque anni dal 1968 al 1973. Si spinge fino a 110 metri sotto il livello del suolo e ciò la rende la metropolitana più profonda al mondo. Questa caratteristica ne fa un rifugio antiaereo in caso di guerra. A tale scopo gli ingressi delle stazioni sono dotati di porte in acciaio di grandi dimensioni.

Sono due le tipologie di vagoni in funzione: una risalente agli anni ’70, l’altra moderna. In ogni scompartimento, di qualsivoglia tecnologia esso sia, campeggiano le foto di Kim il Sung e Kim Jong Il, come del resto un pò in tutta la Corea del Nord.

Il costo di un singolo biglietto è pari a 5 won. Per noi delegati al convegno internazionale sullo Juche e sull’antimperialismo era gratuito.

Sulle banchine si trovano le copie del Rodong Sinmun, il giornale ufficiale del Partito del Lavoro di Corea, disponibili per la libera consultazione. Su quei fogli c’era finita anche la foto della nostra delegazione italiana.

In ogni stazione c’erano una o più vigilesse che regolavano il traffico con la paletta, purtroppo un po’ restie a farsi fotografare.

Nelle stazioni non c’era traccia di una cicca di sigaretta o di una carta per terra, come del resto in tutta la città di Pyongyang. Una che fosse una! Di imbrattamenti sui muri, di murales o di street art neanche a parlarne!

Avrei girato volentieri per tutte le fermate… purtroppo il programma ne prevedeva solo due.

Due, sempre meglio di niente.

Andrea Marsiletti

REPORTAGE DALLA COREA DEL NORD (05-12 settembre 2016). Di Andrea Marsiletti

1. I giovani cantano il Maresciallo Kim Jong Un. Video

2. Arrivo a Pyongyang… in una suite dell’hotel Koryo

3. La Torre Juche: la torcia dell’ideologia

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