“La Corte dei Miracoli” a rischio: sesto appello a cittadini e imprese del territorio di Parma

SMA MODENA
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La Corte dei Miracoli rischia di soccombere sotto il peso di un impegno immenso e risorse insufficienti.

È possibile, a livello politico locale, conciliare la necessità di non abbandonare chi ha completato il percorso di accoglienza e formazione come migrante con il rispetto della dignità umana e il riconoscimento del loro contributo al tessuto produttivo e sociale della città?

La storia della Corte dei Miracoli ruota attorno all’accoglienza di persone senza tetto e senza nulla, tutti italiani, bianchi e cristiani, rifiutati da tutti e privi di tutela o protezione. Accogliamo anche ragazzi africani usciti dai circuiti di accoglienza.

In Italia, esistono molti esempi di buone pratiche di accoglienza e formazione di migranti da parte di aziende del terzo settore. Tuttavia, dopo la prima accoglienza e la formazione, il buio.

Le persone che hanno completato la formazione e trovato un lavoro escono dai circuiti di accoglienza, ma raramente riescono a trovare una casa. Questo è un altro aspetto del contributo che la Corte dei Miracoli offre alla città. Parte delle persone accolte sono giovani che, pur avendo un lavoro, vivevano sotto il Ponte Nord o in stazione perché, terminato il loro percorso presso le aziende del terzo settore, finivano per strada.

Una storia vera, non tratta da una serie televisiva: due ragazzi, operai di una nota azienda parmigiana, terminato il percorso di accoglienza si sono ritrovati a vivere sotto il Ponte Nord. Vivere sotto un ponte e presentarsi al lavoro riposati e in condizioni adeguate è estremamente stressante, logorante a livello mentale, e provoca una tensione costante, depressione. Una sera, stremati, i due giovani si sono addormentati negli spogliatoi dell’azienda. Una volta scoperti, sono stati licenziati.

La Corte dei Miracoli di Parma sopravvive soprattutto grazie al contributo di questi ragazzi, lavoratori africani, coprono le spese di affitto e utenze della casa.

Da questa storia emergono alcune considerazioni.

Entro il 2050, la popolazione africana raddoppierà, mentre quella europea diminuirà del 10-15%. L’Europa avrà bisogno dei giovani africani per sostenere il sistema produttivo e pensionistico, rendendo l’immigrazione una soluzione necessaria, seppur con grandi sfide di integrazione e coesione sociale.

Le migrazioni aumenteranno inevitabilmente, quindi la Commissione Europea deve proporre reali politiche comuni di accoglienza e formazione. Nel frattempo, i giovani usciti dai percorsi di accoglienza non devono essere abbandonati dalle aziende del terzo settore solo perché non più produttivi economicamente.

Le aziende del terzo settore devono far quadrare i bilanci, ma anche garantire soluzioni abitative nella seconda fase di accoglienza, promuovendo l’autonomia. Le associazioni degli imprenditori e le amministrazioni devono collaborare per assicurare alloggi ai lavoratori, nell’interesse delle imprese e della sicurezza, stipulando accordi di garanzia con organizzazioni di piccoli e grandi proprietari.

Il sistema produttivo italiano ha bisogno di questi lavoratori; senza il loro contributo, prodotti come il parmigiano-reggiano o il prosciutto di Parma non esisterebbero più. Tutti ne sono consapevoli, ma le incrostazioni ideologiche frenano la politica e le misure necessarie per garantire reale integrazione, coesione sociale e sicurezza.

Anche senza risorse pubbliche, abbiamo dimostrato che tutto ciò è possibile. Nonostante le molte leggi che negano la realtà, anche a livello locale si può fare tanto, ma gli steccati ideologici devono essere abbattuti e rinunciare a trincerarsi in un banale “già lo stiamo facendo”.

Vorremmo fare di più e, nonostante l’appello di Papa Francesco alle diocesi e alle congregazioni di donare gli spazi non utilizzati o sottoutilizzati a nuovi scopi sociali, la diocesi e le congregazioni ci ignorano, così come le istituzioni socio-sanitarie.

La mancanza di spazi non ci permette di accogliere più persone, che continuano a vivere per strada o sotto i ponti.

Per questo, ci rivolgiamo con un sesto accorato appello a tutti i cittadini e le imprese di Parma: uniamo le forze per sostenere finanziariamente il progetto e dare speranza a chi ne ha più bisogno.

 Se vi siete persi i primi cinque appelli? Fatecelo sapere, vi invieremo copia personalizzata.

 La sesta storia dei nostri accolti che vi raccontiamo è quella di M.E. e M.O., due ragazzi che, usciti dai circuiti di accoglienza e formazione, si sono ritrovati a vivere sotto il ponte Nord. Oggi, con il loro lavoro, contribuiscono attivamente alla vita della casa in via Toscana 46.

 

 

M.O.: Un Sogno Rinnovato

M.O. è stato vittima di una truffa orchestrata da una finta agenzia immobiliare, che gli ha sottratto una somma considerevole di denaro.

Di giorno, M.O. lavorava e la sera frequentava la scuola, il che gli impediva di accedere al dormitorio, già di per sé a scadenza temporale, costringendolo a dormire sotto il ponte Nord.

La perdita di denaro, le dure condizioni di vita e l’impossibilità di riposare adeguatamente lo hanno portato a una grave depressione.

Grazie al nostro sostegno, M.O. ha ritrovato la forza di completare gli studi e ha intrapreso un percorso di formazione serale superiore.

La sua determinazione, unita al nostro aiuto, gli ha permesso di superare le difficoltà, dimostrando che anche dalle situazioni più complesse si può emergere con la giusta guida e supporto.

M.E.: La Vittoria della Giustizia

M.E. è stato vittima di un avvocato disonesto che, nonostante avesse ricevuto il pagamento, non ha svolto il lavoro necessario, mettendolo così a rischio di espulsione.

Grazie all’assistenza della nostra avvocata, M.E. è riuscito a vincere il ricorso e ottenere un permesso di soggiorno per protezione speciale, che gli ha permesso di lavorare e vivere in sicurezza nel nostro Paese. M.E. ha rischiato di entrare in quell’inferno rappresentato dai 600.000 migranti senza diritti in Italia, persone abbandonate a se stesse a causa dell’incapacità della politica di regolarizzare la loro situazione, creando così le condizioni per lo sfruttamento da parte di disonesti e mafie.

La sua storia dimostra come la giustizia e il sostegno possano trasformare il destino di una persona, offrendo una nuova opportunità di vita.

La Corte dei Miracoli di Parma APS 

MarcoMaria Freddi – Volontario della Corte dei Miracoli di Parma