
20/07/2009
h.15.50
E’ un vero e proprio fiume sotterraneo il latte che scorre in Emilia Romagna proveniente dall’estero. A fronte di una produzione totale di 18,3 milioni di quintali di latte emiliano romagnolo, nella nostra regione ne arrivano 10,8 milioni di quintali provenienti dall’estero che finiscono sugli scaffali della grande distribuzione e poi sulle nostre tavole sotto forma di latte Uht, formaggi, mozzarelle e latticini vari in maniera del tutto anonima, quando addirittura non vengono spacciati per italiani.
E’ per questo motivo che da domani mattina migliaia di allevatori dell’Emilia Romagna (i primi 600 partiranno domattina da Modena e Ferrara) si daranno il cambio con colleghi provenienti da tutta Italia per presidiare il valico del Brennero, principale punto di accesso degli 85 milioni di quintali di latte e prodotti lattiero caseari regolarmente importati nel nostro Paese.
In Italia – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è obbligatorio indicare la provenienza solo nell’etichetta del latte fresco, mentre per tutti gli altri prodotti lattiero-caseari non c’è nessun obbligo di etichettatura. E’ così che nella nostra regione entrano 3 milioni di quintali di latte pastorizzato, 2,5 milioni di latte trattato termicamente per fare formaggi, 2 milioni di latte in polvere destinato al consumo umano, 1,4 milioni di prodotti lattiero caseari vari sempre per il consumo umano, quasi 1 milione di latte crudo.
Tutti prodotti che finiscono sugli scaffali di vendita, magari sotto l’egida di un marchio italiano, e inducono ingannevolmente il consumatore a scambiarli per nostrani.
“Non è più possibile – commenta il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – che le industrie agroalimentari acquistino latte straniero nei mercati europei, facendo crollare i prezzi del nostro Paese (oggi un litro di latte viene pagato alle nostre stalle 27-28 centesimi, un quinto di una tazzina di caffè), per poi rivenderlo a cifre tutte italiane, con prezzi sospinti in alto dalla fama della qualità del made in Italy vantato in tutto il mondo.
La difesa del nostro latte e dei nostri formaggi – commenta – passa per la costruzione di una filiera lattiero casearia tutta italiana e firmata dagli agricoltori”.
Gli imprenditori che nei prossimi giorni presidieranno il Brennero chiedono trasparenza per i propri prodotti e per i consumatori: una chiarezza in grado di evitare che i prodotti importati e camuffati da italiani finiscano per uccidere gli allevamenti nazionali.
In particolare gli allevatori di Coldiretti chiedono di introdurre l’etichettatura obbligatoria dell’origine per i latte a lunga conservazione e per quello destinato alla trasformazione in formaggi e latticini. “Chi acquista – sostiene Tonello – ha il diritto di leggere nelle etichette dei formaggi e degli altri prodotti derivati dal latte tutti gli ingredienti che lo compongono. Ha il diritto di sapere se tutti i passaggi della filiera sono stati effettuati in Italia.
Molti prodotti esteri sono addizionati di caseina e latte in polvere: è giusto che i consumatori scelgano, se lo desiderano, i nostri formaggi e latticini prodotti esclusivamente con latte, piuttosto che quelli che contengono materie prime indistinte di origine industriale ed artificiale”.
A fianco degli allevatori che presidieranno il Brennero stanno scendendo in campo in queste ore tutti gli altri agricoltori dell’Emilia Romagna: un migliaio di imprenditori domani, martedì 21 luglio, faranno un sit-in dalle ore 10.00 in poi davanti alla sede della Regione, in viale Aldo Moro a Bologna.
Una delegazione di imprenditori agricoli, guidati dal presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello, incontrerà alle ore 11.00, il presidente della regione, Vasco Errani, e gli assessori all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, e alle Politiche della Salute, Giovanni Bissoni.
A loro saranno consegnati due cesti, uno di autentici prodotti made in Italy, l’altro di loro imitazioni dall’origine incerta. Insieme alla richiesta di una maggiore trasparenza sul prodotto italiano, latte od ortofrutta che sia, per proteggere le nostre colture ed i nostri allevamenti e tutelare il consumatore che ha il diritto di scegliere per sé e per la propria famiglia alimenti italiani di qualità.