Chi ha progettato e costruito il Tardini nella prima metà degli anni ’20 del Novecento forse non poteva immaginare quanto si sarebbe sviluppata l’area urbana di Parma e che un giorno qualcuno, in uno spazio così limitato e vicino alle case potesse realizzare uno stadio da 29.000 posti (poi ridotti a poco meno di 23.000 per questioni di agibilità).
L’impianto sportivo, a meno di un chilometro dal centro cittadino, occupa uno spazio di circa 37 mila metri quadrati e proprio per la sua collocazione in un quartiere residenziale, con le tribune a pochi metri dalle abitazioni circostanti e da una scuola, edificata nel 1957, è un unicum in Italia.
I problemi di viabilità con la chiusura al traffico durante le gare e l’impossibilità di parcheggiare persino per i residenti ha generato e continua a generare, numerose lamentele da parte di chi abita nel quartiere Cittadella. Almeno da quando, all’inizio degli anni ’90, con l’approdo della squadra locale in serie A, il Comune di Parma ha consentito il restauro e l’ampliamento dell’impianto, invece di realizzare un nuovo stadio fuori dal centro storico con tutte le garanzie per la sicurezza, l’ordine pubblico, con una viabilità adeguata e i parcheggi.
Ne seguì una lunga vicenda giudiziaria che si chiuse nel 1998 con lo stesso Comune di Parma che condonò le opere di ristrutturazione.
Lo scorso 6 aprile, il nuovo proprietario del Parma Calcio 1913, dopo aver ritirato (alla metà di dicembre 2020) il progetto di ristrutturazione ideato dalla precedente proprietà, ha presentato assieme a sindaco e vicesindaco il rendering che rappresenta il nuovo ‘concept’.
A partire dall’autunno scorso, ha iniziato a lavorare il “Comitato Tardini Sostenibile” che cerca di difendere il benessere degli abitanti del quartiere e di informarli su ciò che sta avvenendo. E fino ad ora hanno avuto incontri con alcuni partiti politici, con i ccv Cittadella e Oltretorrente, con Parma a Dimensione Umana e con i Boys.
Oggi sono circa mille le persone residenti e non nel quartiere che hanno aderito al Comitato, guidato da un direttivo fatto da professionisti quali avvocati, architetti, urbanisti, ingegneri, docenti universitari. Abbiamo incontrato alcuni membri del comitato per ascoltare cosa pensano del progetto.
“Sul finire del 2020 viene ritirato il primo progetto del quale si conosceva pochissimo, ma si sa che c’erano punti molto critici. In particolare la scuola Puccini Pezzani veniva individuata come l’ostacolo principale alla realizzazione del progetto e si parlava chiaramente della possibilità di abbatterla – ci spiegano alcuni rappresentanti del comitato di cittadini -. Per questo la consigliera di minoranza Roberta Roberti presentò una mozione per chiedere che mai la scuola sarebbe stata abbattuta per realizzare lo stadio.
Sappiamo dell’intenzione di spostare le scuole medie nella costruenda scuola nel parco in zona Castelletto Zarotto-Sidoli. Le elementari dovrebbero rimanere dove sono per ora, anche se l’assessore Michele Alinovi non ha garantito che sarà così nel lungo periodo e infatti siamo andati a spulciare il piano comunale di manutenzione degli edifici scolastici 2021-23 che mette a disposizione 26 milioni, ma per la Puccini Pezzani non c’è neanche un euro.
Cosa non vi piace del nuovo progetto?
Premesso che il nuovo progetto non è stato presentato e in mano abbiamo solo il rendering, quello che non ci piace è un mix tra contenuti tecnici, che sono comunque deducibili dal rendering e dalle dichiarazioni rilasciate e un aspetto di metodo, di procedura.
Il contesto pragmatico, al di la della narrazione che viene fatta attorno a questa vicenda, è che esiste la legge stadi (d.lgs 28/2/21 n°38) che dà molta libertà a un proponente di progetti di rinnovamento di impianti sportivi, andando in deroga a diverse normative esistenti, fra cui il codice degli appalti e il piano regolatore. Oggi le squadre di calcio, a livello europeo, si mantengono sempre meno con gli introiti di biglietteria e sempre di più con diritti tv, sponsorizzazioni e naming rights (pensiamo all’Allianz Stadium per esempio). Quindi l’asset stadio in diversi casi ha consentito di ampliare molto i ricavi. Ed è tutto perfettamente legittimo, noi non siamo contrari agli investimenti dei privati. È che qui si parla di un’area pubblica che dovrebbe essere governata da rappresentanti pubblici super partes perché l’investimento ha ricadute sulla collettività. Nella legge stadi si parla chiaramente di esigenze della collettività da soddisfare.
È stato fatto anche un sondaggio per valutare la posizione dei residenti.
Il coinvolgimento dei portatori di interesse comporta la convocazione delle parti in maniera pubblica trasparente e in anticipo, la redazione di un ordine del giorno e di un verbale da firmare e rendere pubblico. Noi non abbiamo visto nulla di tutto ciò. E non era un sondaggio, dato che è stato “declassato” a questionario dall’Agcom che è intervenuta perché non venivano rispettati i parametri e i requisiti previsti. Questo non è un modo di interpellare la popolazione.
Il Comune di Parma, sul proprio portale ha una sezione dedicata ai sondaggi già usata in passato per opere infrastrutturali: per esempio per il ponte della Navetta, che non ha la rilevanza dello stadio Tardini. Forse aveva più senso utilizzare quello strumento invece di promuovere una iniziativa di un privato sulla propria pagina Facebook.
Il 6 aprile c’è stato il lancio del rendering. Grandi fanfare a senso unico e abbiamo capito che la posizione del Comune era presa. Crediamo che avrebbe dovuto esserci un iter di valutazione neutrale e imparziale, anche per capire se ci sono problemi o imperfezioni e correggerli. L’alleanza pubblico privato può portare molti benefici però va fatta in modo serio, senza pregiudizi.
L’intento dichiarato è di rendere fruibile lo stadio ai cittadini non solo durante i match.
Creare uno spazio sostenibile, restituito alla comunità, sette giorni su sette: cosa significa? Un luogo dove si può andare solo a fare acquisti è un area per i consumatori non per la libera fruizione. Se ci fosse stato veramente quel parco urbano che a un certo punto è stato nominato, con spazi verdi, panchine, giochi per bambini sarebbe stato diverso. C’è un angusto corridoio perimetrale, cemento fra stadio e condomini e un’ulteriore spianata di fronte allo stadio senza un albero, anche perché sotto ci sono i parcheggi e quindi non si può piantumare. La galleria sarà larga 4-5 metri, la copertura in acciaio cor-ten si presta ad essere invasa dagli uccelli o peggio, scalata. Abbiamo diversi dubbi sulla sicurezza.
Cosa chiedete al Comune?
Di difendere i cittadini e i residenti e di studiare con attenzione il progetto che riguarderà tutta la città non solo il quartiere Cittadella. La preoccupazione più grande è il ruolo di garanzia del Comune che non vediamo. Poi il nostro timore è che spazi commerciali ubicati così, non siano per nulla appetibili. E se il proponente non riuscisse ad ottenere il ritorno economico che si aspetta? Ci ritroveremmo con questo scheletro molto impattante semiabbandonato. È vero che 70 milioni non si possono rifiutare, ma pensiamo sia doveroso avere maggiore chiarezza. La concessione di utilizzo che termini avrà? Quando durerà? 40-50-60 anni? Ci sarà un canone? Non si sa nulla.
Secondo voi lo stadio non va ristrutturato?
Con questa domanda spostiamo il punto di vista: partiamo dalla proposta di investimento di un privato o da un’esigenza della collettività? In questo ultimo caso, se lo stadio non va più bene cosa si dovrebbe fare? Sarebbe corretto pensare a tre – quattro possibilità per poi proporle al privato che vuole investire. Qui succede il contrario, legittimo, però l’ente pubblico dovrebbe quantomeno valutare le esigenze dei cittadini.
Tatiana Cogo