“Le lentezze burocratiche mettono a rischio lo sviluppo dell’aeroporto Verdi”. INTERVISTA a Guido Dalla Rosa Prati, presidente di Sogeap

SMA MODENA
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Guido Dalla Rosa Prati

Più che le conseguenze economiche della chiusura per emergenza sanitaria, a preoccupare i vertici dell’Aeroporto Giuseppe Verdi di Parma sono le lentezze burocratiche.

Un’altra conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che in questo Paese si riesce ad agire tempestivamente solo in emergenza o in deroga, perché in condizioni normali tra leggi, cavilli e meandri nascosti è molto difficile portare a conclusione i procedimenti in tempi, se non rapidi, quanto meno “normali”.

E il lockdown è avvenuto, anche per il Verdi, nel momento peggiore, visto che il piano di rilancio era pienamente operativo. Con Guido Dalla Rosa Prati, presidente di Sogeap abbiamo fatto il punto sulle conseguenze che la chiusura di mesi ha avuto ed avrà sullo scalo cittadino e sulle idee per rilanciarlo in breve tempo.

“Ciò che ci sta facendo impazzire è la lentezza burocratica – ci spiega Dalla Rosa Prati – perché questo iter sta rallentando moltissimo i lavori e quindi lo sviluppo dell’infrastruttura. Se ogni volta che c’è un passaggio burocratico passano mesi o addirittura anni andiamo fuori tempo massimo. Questo è il tema. Sto sollecitando continuamente che i passaggi vengano fatti il più rapidamente possibile, ma comunque passano sempre diversi mesi. Questo è ciò che più mi preoccupa, per questa ragione ho sollecitato anche l’intervento del presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini. Il punto è che più i tempi di realizzazione si allungano, più spendiamo soldi e più si allontana il break-even”.

I lavori a che punto sono?

I lavori sono stati parzialmente fatti e pagati, la pista è nuova, di 2200 metri, l’abbiamo allungata di 70 metri, ma i 2900 metri arriveranno fra un anno e mezzo.

I voli cargo potranno rilanciare lo scalo?

Sì, sicuramente, ma è necessario il completamento della pista, servono i 2.900 metri perché possano decollare. Qui siamo al centro di un’area molto produttiva e di export: Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Cremona e Mantova. Quello dei voli cargo sarà uno zoccolo di attività che, insieme ai passeggeri, ci consentirà di dare nuovo slancio al nostro scalo.

E gli accordi sui nuovi voli presi qualche mese fa?

Con l’emergenza si è bloccato tutto. Del volo per Parigi se ne parlerà il prossimo anno, con quello per Trapani si andrà all’autunno e stiamo programmando anche una tratta verso l’est europeo.

La commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente ha espresso, poco dopo la metà di aprile, parere favorevole sulla compatibilità ambientale del piano di sviluppo aeroportuale, ma con sette prescrizioni.

Sì, è stato approvato, ci sono state fatte richieste specifiche alle quali noi ovviamente stiamo dando riscontro, ma io non sono preoccupato dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista burocratico lo ripeto, la burocrazia è il cancro del nostro Paese. Non possiamo permetterci di aggiungere al blocco del Covid-19 anche questo. Dobbiamo ripartire per forza, anche perché, i trasporti, le infrastrutture, soprattutto quelle aeroportuali sono quelle che daranno nuovo slancio all’Italia, il nostro è un Paese che vive di turismo che si rimetterà in moto se si consentirà alle persone di arrivare. È evidente che dovrà esserci una grande attenzione da parte del Governo, dovranno per forza dedicare risorse a questo.

Cosa è successo in termini economici questi mesi?

Tutti gli aeroporti al mondo hanno avuto grandissimi danni economici a me impressiona molto, ancora oggi, non vedere passare aerei se alzo gli occhi al cielo. Per noi non è stato diverso, avendo pochi voli non abbiamo perso molto.

Cosa si aspetta dai prossimi mesi?

Pensiamo a questo: Bergamo aveva, come del resto anche Linate e Bologna, dai 30 ai 50 voli all’ora, sono numeri enormi. Oggi, con l’esigenza del distanziamento sociale il numero non potrà più essere lo stesso. Quindi è evidente che la situazione rende indispensabile attuare una nuova modalità di gestione dei flussi passeggeri e il traffico dovrà essere distribuito, credo sia inevitabile. Noi ci candidiamo ad accoglierlo. Abbiamo scritto recentemente una lettera al ministro dei Trasporti Paola De Micheli per spiegare che siamo pronti in questo senso, anche predisponendo un vero e proprio triage allo scalo, destinato sia ai dipendenti, alle forze dell’ordine, a tutti coloro che qui lavorano, oltre naturalmente ai passeggeri ed equipaggi che dovranno imbarcarsi.

Tatiana Cogo