“L’efficacia del vaccino è ampiamente dimostrata, ma l’infodemia rifiuta l’evidenza scientifica”. L’appello a vaccinarsi dei medici di terapia intensiva e sub-intensiva del Maggiore. INTERVISTA

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A Parma e provincia non si è ancora raggiunta la soglia dell’80% dei vaccinati, indicata dagli esperti come livello necessario per contenere la pandemia e scongiurare la congestione di ospedali e servizi sanitari. In particolare, nella nostra provincia, sono tutte le fasce di età dai 12 ai 59 anni ad essere sotto tale soglia (fonte Ausl). E la scuola partirà fra pochi giorni, con il conseguente aumento di passeggeri sul trasporto pubblico.

Intanto, a causa della pandemia, anche l’aspettativa di vita è diminuita, soprattutto in alcune province del nord (Parma ha perso 50 posizioni) e l’Italia non ha più il primato sulla longevità.

Il bollettino dei ricoverati all’Ospedale Maggiore non accenna a diminuire: ieri erano 56 i ricoverati di cui 10 molto gravi (4 in terapia intensiva e 6 in sub intensiva); 16 in clinica pneumologica, 30 al Covid hospital (Barbieri).

I numeri dei ricoverati continuano ad aumentare, così come le forme gravi di questa malattia, in particolare per chi non è immune. L’appello delle responsabili di terapia intensiva e sub intensiva è sempre più forte: “vaccinatevi subito, non aspettate”.

“Dei pazienti ricoverati ora nel mio reparto – spiega Sandra Rossi direttore della 1° Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, nonché direttore del Dipartimento interaziendale di Emergenza-Urgenza – uno solo è vaccinato con doppia dose, ma è una persona con importanti comorbidità che ha contratto una forma grave di polmonite interstiziale. L’efficacia del vaccino è ampiamente dimostrata e documentata. Io faccio sempre più fatica a comprendere cosa spinga molti membri della nostra comunità, a non accedere a questa risorsa che è importante e preziosa e l’unica veramente efficace a prevenire le forme gravi di Covid. I pazienti di terapia intensiva sono quasi tutti non vaccinati e le percentuali rispecchiano quelle che abbiamo appena ricevuto dalla Regione Emilia-Romagna. Fra questi continua ad esserci chi è fermamente convinto della scelta, chi ha avuto un atteggiamento un po’ superficiale e pensava di poter aspettare e anche chi si ritiene invincibile e crede che capiti solo agli altri. Purtroppo non è così, questo è un virus molto molto contagioso e in particolare lo è la variante delta.

Da dove provengono i pazienti?

Alcuni dalla clinica pneumologica sono i già ricoverati che si aggravano, altri dal Covid hospital Barbieri e, ultimamente, molto più frequentemente direttamente dal Pronto Soccorso e dal sistema di emergenza territoriale.

Come mai? Sono persone che sottovalutano il problema?

Io mi sono fatta un’idea molto personale, ma non credo di essere troppo lontana dalla verità: chi è no vax convinto, prima di ricorrere all’ospedale e quindi ammettere e comprendere che questa è una malattia grave, aspetta. Questo fa sì che alcuni pazienti arrivino con dei quadri clinici particolarmente gravi.

L’età media dei suoi pazienti quale è? E in media sono più uomini o donne?

Sono più colpiti gli uomini, c’è una prevalenza del sesso maschile nella misura del 60 a 40. L’età media rimane sui 55-60 anni; si è invece abbassata l’età dei positivi a 34 anni.

Visto l’imminente riapertura delle scuole e l’intensificarsi dell’utilizzo del trasporto pubblico cosa si aspetta?

Temo che con la riapertura delle scuole ci sarà un aumento delle positività. Non so dire ora se questo comporterà anche un aumento dell’ospedalizzazione, perché dipenderà dai comportamenti e dal numero dei vaccinati.

Dello stesso parere anche la  dottoressa Maria Majori, direttrice di Pneumologia e responsabile della Terapia sub intensiva Covid: “Non posso non essere pessimista, purtroppo. Andiamo verso una stagione in cui vivere all’aperto sarà meno frequente; riaprono i luoghi di aggregazione, la frequentazione dei luoghi al chiuso e la contagiosità della delta mi rende poco ottimista. Il vaccino è l’unica arma efficace che abbiamo a disposizione per prevenire perlomeno le forme gravi di malattia”.

Qual è l’identikit dei suoi pazienti?

Dei pazienti attuali della sub intensiva, i due terzi non sono vaccinati. I due vaccinati ricoverati ora hanno o comorbidità o età avanzata. Nel mio reparto i letti sono costantemente occupati, anche da pazienti giovani; oggi l’età media è di 56 anni. E io vedo persone che stanno veramente male, ci sono intere famiglie ricoverate, chi in intensiva, chi al Barbieri. Non necessariamente sono no vax sono persone che purtroppo pensano di poter aspettare.

Cosa pensa dello scetticismo verso il vaccino?
Stiamo vivendo in un momento di infodemia.

E vediamo il rifiuto dell’evidenza scientifica, la negazione. Fa male il clima di scetticismo che c’è. E questo nuoce gravemente.

C’è stato un impegno notevole della comunità scientifica anche perché è stata un’occasione unica; forse per la prima volta siamo riusciti a condividere informazioni, esperienze e a lavorare insieme. Abbiamo provato tante cure e, ahimè, ancora non c’è il farmaco contro il Covid. Abbiamo provato gli antivirali che avevamo; oggi utilizziamo il cortisone e l’eparina con buoni risultati, ma i numeri parlano chiaro: il vaccino protegge. Tanto è vero che oggi le persone più gravi sono quelle della fascia d’età 50-60 non vaccinate. Questo è un dato di fatto oggettivo.

Tatiana Cogo

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