Ligabue – Buon compleanno Elvis (1995)

SMA MODENA

Estate 1996, luglio molto inoltrato: afa, zanzare, bassa.

Con la mia R4 rossa decido di prendermi su e andare a vedere il Liga, allora solo Luciano Ligabue per esteso, a Fiorenzuola.

Detta così è quanto di meno epico come incipit: un pezzo di autostrada, un pezzo di Via Emilia e ci sei… Ma con la mia R4 niente era scontato… Diciamo che l’estate si sentiva tutta alla guida, così come si sentiva nell’aria l’abbinata “merda diesel” di “Urlando contro il cielo”. Il “mare”, quello te lo dovevi immaginare quaggiù, nella Deep Emilia.

Parcheggiata improbabile, esattamente “in riva al fosso” – evocando una delle sue più belle ballad in assoluto – per approdare appena in tempo per l’inizio, nello stadio comunale di Fiorenzuola.

Ci saranno altri stadi, ben più ampi e gloriosi: ma è in queste situazioni provinciali che si coglie se uno ha stoffa. Quella sera ho capito di essere di fronte ad uno dei più abili animali da palco che la musica italiana potesse produrre. Qualcuno lo chiamò “rock italiano” – erano ancora gli anni dei migliori Litfiba e di molte autorevoli band – il concetto non era alieno, come lo può sembrare oggi, dove il rock è diventato fenomeno vintage.

Ligabue aveva tutte le carte in regola, da questo punto di vista: presenza scenica sudata, vocione rauco ma a quel tempo bello fresco, show senza effetti speciali, solo chitarre belle incrociate e tese, zero tastiere (scelta che oggi sarebbe impensabile), basi neanche a parlarne… questo lo dico per i millennials in lettura.

Se non era rock quello, cos’altro poteva esserlo? Allora lo si definiva addirittura “il Bruce Springsteen emiliano”. Il tempo e gli album degli anni 2000 hanno obbligato a correggere il tiro, in modo decisamente più contenuto. Ma in quel periodo (fine anni 90) il successo e il consenso di critica e pubblico del Lucianone da Correggio erano al top.

Rocker padano e ruspante, certamente, con la variante, per niente scontata di testi in italiano scritti da un narratore vero… e lo si vedrà negli anni successivi, dove Luciano approderà alla scrittura in prosa – “Fuori e dentro il borgo” e “La neve se ne frega” – e addirittura alla poesia, con “Lettere d’amore nel frigo”.

La potenza narrativa, declinata in chiave locale – a partire da una solida cultura rock e pop – emerge con forza addirittura maggiore nel suo esordio come regista: nel 1998 “Radiofreccia” stupisce tutti, soprattutto i molti scettici, affermandosi come opera prima ricca di verità e riferimenti al contesto padano e alla generazione “sex drugs and rock’n’roll” anni 70. Con il suo primo film si chiude, a mio modo di vedere, il periodo aureo del Liga, quei due, tre anni dove tutto quello che toccava diventava quantomeno magico ed espressivo.

Buon compleanno Elvis” è il momento iniziale, catartico, di questo periodo di grazia e di forte impulso creativo. È la rivincita del rocker padano, dopo un periodo di appannamento artistico e di vendita, che gli fece meditare di gettare la spugna.

Il rock salva l’anima e riempie il corpo. Elvis lo ha capito fin troppo bene, visto che il suo corpo nel tempo è diventato obeso… Ligabue ce lo spiega e avverte, da buon rocker educatore, di seguirne il groove, ma non il resto (quindi no drugs è il messaggio che compare più volte).  

“Buon Compleanno Elvis” è tematicamente un omaggio al Re del Rock’n’roll, ispirato e sancito da un viaggio di Ligabue negli USA e in particolare a Graceland, dimora mitica di Elvis Presley. Innanzitutto e soprattutto, è però una raccolta di belle canzoni, un’infilata di perle come al Liga non verrà più in seguito con tale efficacia. Basti guardare alla tracklist per rendersene conto. Il sound è molto preciso, rock puro, molto suonato, suono vintage e american oriented ma non troppo estetizzato. Insomma non si corre mai il rischio di confonderlo con i suoi modelli di riferimento… Dobbiamo ripeterli? Springsteen, per le tematiche e lo stile di scrittura; John Cougar per il mix rurale-urbano, qualcosa degli Stones, ovvero l’attitudine al riff graffiante, Neil Young per la delicatezza delle ballate… e altri fantasmi del rock USA.

L’inizio è a bomba: “Vivo morto o X” è uno dei riff più carichi che la band del Liga abbia mai prodotto… Efficace anche il testo, basato su un determinismo ironico.

Segue una tra le più belle ballad del nostro, intimista e ruvida: “Seduti in riva al fosso”.  L’altra ballata, strutturata e densa – “Hai un momento Dio” si trova dopo due pezzi tirati: la title track, efficace e divertente, e “La forza della banda”, rock pestoduro, che sembra uscire da una stalla dismessa.

Bene, dopo questa carrellata di canzoni indovinate, e dopo una splendida sosta sotto le stelle di Rubiera, al canto (registrato dal vero) delle rane lungo un fosso, arriva quella che è la ballad simbolo del Liga: “Certe notti“. Impossibile non emozionarsi ancora all’ascolto, ora che il pezzo non è più logorato dai continui passaggi radio. Ma ciò che è più strano è l’avere avvertito già dai primi ascolti che queste canzoni sarebbero diventate dei classici del rock tricolore.

L’album si potrebbe chiudere qua: ma è doveroso ammettere che anche la seconda parte è all’altezza o quasi della prima (passatemi la divisione implicita in Side A e B, da vecchio vinildipendente). Da “Viva!” alla finale “Leggero”, anch’esse belle ballate, ci stanno “I ragazzi sono in giro”, col suo ritornello avvolgente e deragliante, “Quella che non sei”, che io reputo una delle canzoni più vere di Luciano, la deliziosamente poetica e ironica “Non dovete badare al cantante”,  il gran bel rock blues “Un figlio di nome Elvis” – con un Pippo Guarnera in evidenza all’hammond (splendido ospite in tutto l’album) …e infine“Il cielo è vuoto il cielo è pieno”, con un chitarrismo piuttosto REM, che sembra quasi sprecata messa lì nel finale… Forse valeva la pena tenerla per il successivo “Miss mondo”, decisamente inferiore nella qualità media dei pezzi. Ma non avventuriamoci oltre, giacché in “Buon compleanno Elvis” è tutto chiaro, dall’inizio alla fine, ma mai banale. Ligabue, ci mostra la sua colonna sonora possibile e aggiornata di un viaggio lungo la Via Emilia o sulla A 14.

La sua “ragione per credere” valida almeno dagli appennini al delta… Ma che di fatto gli varrà un successo meritato dalle Alpi all’Etna, dato che dal 1995 in poi Ligabue è uno dei due rocker italiani capaci di riempire uno stadio. L’altro abita una provincia più in là, nel modenese, a Zocca.

Tutto questo merita rispetto, perché non è da tutti raggiungere la popolarità vera (quella che dura più di un singolo, o album o stagione che sia), con canzoni che parlano con il linguaggio sincero, diretto, emozionale del rock d’autore.

Quello in cui il migliore Ligabue ha saputo dire la sua. Alla grande.

Il recentissimo concerto al Campovolo – “La Notte di Certe Notti” – ha ribadito che ne ha “ancora la forza“.

 

Alberto Padovani

Recensioni necessarie #17

Buon compleanno Elvis

Tracklist

Vivo Morto o X

Seduto in riva al fosso

Buon Compleanno Elvis

La forza della Banda

Hai un momento, Dio?

Rane a Rubiera Blues

Certe Notti

Viva!

I “ragazzi” sono in giro

Quella che non sei

Non dovete badare al cantante

Un figlio di nome Elvis

Il cielo è vuoto, il cielo è pieno

Leggero

 

Formazione (La Banda)

Luciano Ligabue, voce, chitarra acustica

Federico Poggipollini, chitarra elettrica

Mel Previte, chitarra elettrica

Antonio Righetti, basso elettrico

Roberto Pellati, batteria

Guests

Pippo Guarnera, organo hammond

Candelo Cabezas, percussioni

Massimo Lugli, armonica in “Vivo Morto o X”

Fabrizio Barbacci, chitarra acustica in “Non dovete badare al cantante”