L’inceneritore comincia a puzzare troppo

SMA MODENA

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24/
02/2011
h.16.20

Ho partecipato, come cittadino e come rappresentante dell’Associazione che presiedo (Italia Nostra, Sezione di Colorno e Bassa Est), alla seduta della Commissione Ambiente e Sanità del Comune di Parma sull’impatto sanitario dell’inceneritore previsto allo Spip, dello scorso mercoledì 23 marzo.
Evidenzio innanzitutto che si è trattato di una “seduta” per pochi… Per noi, stipati tra il pubblico, con una concentrazione simile alle ben note “carrette del mare” (vedere foto per credere) si è trattato di un’alzata molto scomoda e irrispettosa.
Dato che il Comune ha deciso di fare una Commissione aperta – scelta lodevole – la si doveva fare in un luogo che potesse accogliere degnamente i Cittadini di Parma e della Provincia, perché non vorremmo si considerasse meramente cittadina la questione inceneritore, dislocato fuori città, nelle solite terre basse.
Oltre al fastidio fisico, abbiamo dovuto sopportare quello di un Presidente di Commissione evidentemente impreparato ad affrontare pubblicamente la delicatezza del tema, oltre che completamente irrispettoso verso Cittadini che chiedono legittimamente e per tutti di essere tutelati sul piano della Salute.
Pantano ha elencato in modo piuttosto scocciato una serie di divieti, e li ha ribaditi presiedendo in modo autoritario verso l’esterno la “seduta” zittendo direi inutilmente un pubblico che si è concesso qualche applauso composto, oltre all’essenziale fisiologico respiro: rispedisco quindi al mittente tali inutili e vessatorie (nell’intenzione) provocazioni.
Due verità emergono, oltre alla certezza scientifica della correlazione tra inceneritori e tumori (una rima assolutamente sgradita), e che dovrebbero far ripensare all’Assessore Sassi in merito alla sua infelice uscita sugli auspicati picnic sotto il forno…
1. La collocazione, infarcita di motivi tecnocratici, è ancora una volta nella bassa, in una zona già oberata da industrie (SPIP) e paradossalmente a meno di 2 km dallo stabilimento della Barilla… Un autogol clamoroso, a cui però gli abitanti della bassa sono abituati, quando si tratta di piazzare impianti inquinanti… In pedemontana, dove sono collocate le ville di molti politici e imprenditori locali è proibito solo pensarli,
2. il sovradimensionamento, soprattutto in vista di un aumento della differenziata auspicato in primis da Iren e dalle Istituzioni Locali… Allora cosa si dovrà bruciare, o meglio importare, per arrivare a regime e garantire il “buon funzionamento” del forno? Intanto bruciamo i fanghi, termine molto vago, che colmano la distanza tra rifiuti raccolti e funzionamento a regime… Poi, cosa vuoi mai, chi dell’encomiabile Coordinamento vorrà picchettare l’inceneritore una volta in funzione per verificare che qualcosa che “va bruciato” non arrivi nottetempo? L’autostrada è a due passi…
Al contempo assistiamo ad un pessimo scaricabarile alternato a piagnisteo: Pallini dice che il PD è il partito dell’inceneritore, dimenticando che chi ha dato le autorizzazioni siede a capo del Comune e al suo fianco in maggioranza; Vignali coi suoi dubbi tardivi non ha cambiato una paglia dell’iter; Bernazzoli, e con lui il PD, non ha mai dato un segno di ripensamento… Un soldato di ferro agli ordini del sistema: questa è la lettura diffusa, non solo la mia. Intanto, il silente (su questo) Villani, da medico, certifica col suo ruolo di Vicepresidente Iren un impianto cancerogeno.
Non dimentichiamo infine che, sulla promessa vana di non fare l’inceneritore, Ubaldi ci speculò e vinse le elezioni; inutile quindi che si sbracci il Consigliere Pagliari verso la maggioranza… Se la prenda con un attuale “quasi alleato”.
L’unico intervento degno di nota, sentito l’altro giorno, è quello del Consigliere Ablondi, lodato dall’Assessore Sassi, evidentemente rientrata dalla smania picnic.
Un intervento che, oltre alle responsabilità specifiche su Parma, ha richiamato giustamente e fuori da ogni ipocrisia, a una diffusa corresponsabilità legata agli stili di vita adottati e alla catena di produzione e distribuzione di merci.
Come è possibile, lo dico anche agli amici e sostenitori della teoria “Rifiuti zero” , pensare ad una logica di “rifiuti zero”, in questo stato delle cose? Laddove si è affermato un regime a “rifiuti zero” (California) ci sono le discariche… bombe ecologiche innestate nel terreno… bella scoperta!
Vedelago, per stanare un altro mito, raccoglie solo una parte dei rifiuti e non risolve il problema alla radice… Oltre a “offrire” un lavoro terribile e insalubre a occupati guarda caso tutti “extracomunitari”.
Affermare che è un’opzione possibile significa ingannare i Cittadini, non meno di quanto viene fatto da chi afferma che il “termovalorizzatore” di Parma è la scelta migliore che si poteva compiere.
E’ meglio un inceneritore dimensionato giustamente per la provincia, che uno sovradimensionato per logiche energetiche e quindi di business.
La logica del termovalorizzatore obbliga a mantenere il forno a livelli molto alti negli anni a venire per esigenze energetiche “calorifere”.
Il minore inquinamento delle caldaie cittadine, rispetto alle maggiori emissioni del forno, è tutto da provare… Questo nonostante le grottesche dichiarazioni dell’ex Presidente Allodi, figura di cui non si rimpiange certo la dipartita dai vertici di un’azienda che dovrebbe mantenere – e i fatti spesso hanno contraddetto questo – un’etica e trasparenza pubblica.
Sulle irregolarità di Enìa, trasferite a Iren, con la complicità delle Istituzioni Locali, si è già pronunciato in modo preciso e coraggioso Andrea Marsiletti, che ringrazio ancora una volta (anche a nome dei Soci della Sezione di Italia Nostra).
Auspico che le cause in corso servano realmente a bloccare la costruzione di un impianto sovradimensionato, riconducendo le questioni nei giusti termini di legge dello smaltimento su scala provinciale, in un’ottica di crescente raccolta differenziata.
Parma esce malissimo dalla questione inceneritore, comunque vada a finire: una città che preferisce nascondere dietro la cipria la sua bella dose di escrementi, finendo per apparire ridicola oltre “le mura ducali”.
La responsabilità è condivisibile quasi a 360° e davvero in pochi si salvano da una mediocrità addirittura più grave, in quanto mascherata con nobili intenzioni.
Ci dobbiamo bere l’inceneritore, e i malanni connessi? Almeno risparmiateci questa penosa ipocrisia.
E soprattutto mettetevi e metteteci nelle condizioni di vigilare nei modi più certi possibili, tenuto conto che sulla questione rifiuti la parola “certezza” è spesso da associare ad un danno per i Cittadini più che ad una garanzia.

Alberto Padovani
Presidente Italia Nostra Colorno e Bassa Est

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