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29/04/2010
Un’interrogazione parlamentare presentata in questi giorni dal deputato Pd, Zamparutti e sottoscritta dai colleghi Beltrandi, Bernardini, Farina, Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco, portano il caso della metropolitana in Parlamento. Nel testo si legge che “il Cipe ha ritirato il finanziamento all’opera di realizzazione della metro di Parma e che sono stati già spesi parecchi milioni di denaro pubblico per progettazione, personale, acquisto o noleggio di macchinari, anticipazioni finanziarie.
Altri ancora ne serviranno per l’indennizzo dell’impresa che aveva vinto l’appalto. In un articolo del sito www.lavoce.info si legge che, nel maggio del 2005 il Cipe, su spinta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Lunardi, di origini parmigiane, aveva deliberato un finanziamento di 210 milioni di euro a fondo perduto per la metropolitana di Parma. Il Comune si era impegnato per i restanti 96 milioni, necessari secondo dati dei preventivi di allora. La Regione aveva dato il proprio assenso e si era quindi costituita la società Metro Parma. Erano stati fatti (e rifatti) i progetti. Si era finanche fatto l’appalto, vinto dall’associazione temporanea di imprese (Ati) Pizzarotti-Coop-Sette-Ccc.
Nel frattempo si erano manifestate contrarietà al progetto, ritenuto inutile anche perchè non avrebbe avuto abbastanza passeggeri per coprire i costi di esercizio, senza contare quelli di costruzione. In una serie di incontri pubblici si era denunciato quello che si profilava come un colossale spreco di denaro pubblico, oltre che una pillola avvelenata, destinata a gravare sul bilancio comunale per decenni; alle elezioni del maggio-giugno 2007 il sindaco Ubaldi, dopo due mandati, ha ceduto il testimone a un suo braccio destro, l’attuale sindaco Vignali, eletto con un programma incentrato sulla metro; d’altronde, il suo antagonista era l’assessore regionale Peri, il quale aveva controfirmato il progetto».
Nel frattempo il costo era salito a 318 milioni, cui andavano sommati 15 milioni l’anno per la gestione del metro, e le risorse statali erano scese a 172 milioni: non veniva perciò finanziato l’acquisto del materiale rotabile (37 milioni) che doveva accollarsi il comune. Il nuovo sindaco ha cercato i finanziamenti aggiuntivi per andare avanti, senza peraltro trovarli. Risultato: non se ne fa nulla; la società Metro Parma ha operato per alcuni anni per realizzare il progetto. La progettazione è stata rivista diverse volte, per soddisfare i rilievi tecnici avanzati dal Cipe e per risolvere l’interferenza con le Ferrovie dello Stato. In tutto questo, dai bilanci di Metro Parma, che il Comune non rendeva pubblici, risultano costi complessivi di circa 12 milioni (costi di progettazione e stipendi di chi ha diretto questa impresa).
L’Ati Pizzarotti Coopsette dichiara che (tra Metro Parma e le imprese) in realtà i costi già sostenuti ammonterebbero a circa 26 milioni di euro. A questo andrà poi aggiunto l’indennizzo che chi si è aggiudicato l’appalto intende chiedere, e a cui ai sensi di legge ha diritto, anche se in misura da determinare: applicando parametri normali si potrebbe giungere ad altri 30 milioni. Il decreto, al comma 7, sancisce che l’indennizzo è corrisposto a valere sulla quota parte del finanziamento non ancora erogata. Apparentemente, dunque, con soldi dello Stato; ciò che resta del finanziamento statale, dopo le varie deduzioni per indennizzo, può essere devoluto integralmente, dice il decreto al comma 8, – su richiesta del Comune di Parma – ad altri investimenti pubblici.
Dunque rimane garantita addirittura una somma a quella amministrazione e non è dato sapere per quali priorità, considerato che si tratta di fondi nazionali”.