Pomodoro, il Nord diventa Distretto

SMA MODENA
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21/10/2010
h.18.30

Fino a pochi mesi fa era semplicemente un auspicio, oggi è una realtà: a Parma, nella sede della Provincia, è nato il Distretto del pomodoro del Nord Italia, che nella città ducale ha tenuto la sua prima assemblea. Il Distretto del Pomodoro da industria, che ha mosso i primi passi nel 2007, ha infatti ricevuto in questi mesi le adesioni delle organizzazioni dei produttori e degli industriali privati e cooperativi del Nord Italia: davvero un bel colpo per una realtà che punta innanzitutto a fare “massa critica” di fronte al governo nazionale e alle realtà europee per tutelare il pomodoro italiano e l’intera filiera. Il distretto si compone oggi di una sessantina di realtà di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto.
L’idea del distretto allargato al Nord l’aveva lanciata a giugno il presidente del Distretto Pier Luigi Ferrari, vice presidente della Provincia di Parma, in un convegno svoltosi a Parma. L’obiettivo era quello di fare sistema in un momento tra l’altro particolarmente delicato per la filiera (la fine dei cosiddetti aiuti accoppiati), facendo del Distretto uno strumento operativo, efficiente e flessibile, in cui i protagonisti della filiera potessero trovare adeguata forza rappresentativa. Da giugno a oggi i “sì” sono arrivati copiosi.
Il Distretto può ora contare sulle adesioni delle organizzazioni dei produttori del Nord Italia, delle aziende di auto trasformazione cooperative, delle aziende private, che si aggiungono alle istituzioni (Province di Parma, di Piacenza, di Cremona, di Mantova e da poco anche di Lodi), alle Camere di commercio, alle Organizzazioni professionali agricole e ai centri di ricerca del settore.
Tra le aziende, oltre alle già associate (da Rodolfi a Boschi, da Mutti a Solana, Emiliana Conserve a Copador, da Conserve Italia al Consorzio Casalasco del Pomodoro), fanno ora parte del Distretto anche imprese di Piacenza, Cremona, Lodi, Bologna, Ferrara, Alessandria, e di numerose altre realtà del Nord.
“L’allargamento era nei nostri auspici, siamo davvero contenti di averlo raggiunto. In tutto questo c’è la volontà di un essere un punto di riferimento”, ha detto in conferenza stampa il presidente del Distretto Pier Luigi Ferrari. “Noi non ci fermiamo qui: questo è l’inizio. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, ma la tappa di oggi è estremamente importante. L’obiettivo è consolidarci per affermare la qualità del nostro pomodoro in tutto il mondo. Noi tutto questo vogliamo farlo come sistema: essere il sistema del pomodoro del nord Italia”.
Tutti insieme, dunque, e al lavoro fin da oggi. Con alcuni obiettivi chiave: in primis l’indicazione obbligatoria dei paesi di origine della materia prima agricola e i controlli all’importazione. Su questo il Distretto del Pomodoro ha una posizione molto chiara: solo il pomodoro al 100% italiano può portare la scritta “made in Italy”. L’assemblea di oggi ha inoltre cominciato a lavorare sulle regole condivise per la futura campagna.
“Oggi questo distretto ha preso forma ed è in grado di operare, e sono convinto che opererà al meglio per valorizzare il nostro pomodoro: abbiamo la necessità di valorizzare i nostri prodotti, è l’unica arma che abbiamo per poter competere davvero sui mercati di tutto il mondo”, ha commentato Giuseppe Rodolfi dell’Unione Parmense degli Industriali, mentre Marco Crotti (intervenuto in rappresentanza dell’autotrasformazione cooperativa) ha osservato: “Distretto per noi vuol dire concretizzare quarant’anni di storia e di rapporti di filiera del pomodoro da industria. Noi vogliamo darci una strategia comune, essere un territorio che sa ragionare come filiera: qualcosa che si muove nel solo interesse del pomodoro. L’obiettivo è solo uno: dare valore al prodotto, ribadendo con forza l’idea dell’etichettatura di origine obbligatoria”.
Sull’importanza di fare sistema si è soffermato anche Gianni Brusatassi, intervenuto in rappresentanza delle organizzazioni dei produttori: “Siamo tutti insieme per far sì che funzioni un comparto. Il Nord Italia è un esempio nel mondo di sistema di lavoro e di valorizzazione della merce: c’è un’unione di intenti a 360 gradi, per vincere una battaglia che è sempre più complicata e difficile”.