Premio Green Book, i libri che trattano la sostenibilità

SMA MODENA
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Il 6 maggio si è tenuta la prima edizione del Premio Green Book, nato nel contesto del Parma Green Week Festival.

Questo premio vuole valorizzare i libri che trattano di sostenibilità. La premiazione è stata condotta da Davide Bollati, presidente di Davines Group, e Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, membri del comitato tecnico-scientifico del festival che ha selezionato i cinque libri finalisti. Hanno sottolineato l’importanza della cultura all’interno del festival, perché è essenziale educarsi sul tema della transizione ecologica e ciò può essere fatto attraverso letture dedicate.

I termini della sostenibilità non devono solo essere declinati dal punto di vista tecnico e scientifico, diventando poco chiari per il pubblico. Per citare le parole dell’attivista Alexander Langer, « la conversione ecologica avverrà quando sarà socialmente desiderata ». La letteratura è un modo per farla diventare socialmente desiderata, permette di sciogliere le resistente che ancora oggi esistono.

Durante la premiazione, gli autori dei cinque finalisti hanno potuto presentare i loro libri. Il primo finalista era Chi possiede i frutti della terra (Laterza) di Fabio Ciconte è un libro che parla della biodiversità senza mai nominarla e darne i numeri. È un reportage che ha la volontà di indagare sull’uso che ne facciamo, essendo che l’uomo usa il 75% della biodiversità per se stesso. Racconta un viaggio in giro per il mondo, dalla Puglia alle Isole Svalbard per raccontare di chi coltiva la terra.

Il secondo era La sostenibilità di un’impresa. Una bussola per il business tra sfide globali e greenwashing (Hoepli) di Marco Stampa, Donato Calace e Nicoletta Ferro. Questo progetto nasce durante il lockdown, prima come un articolo per poi diventare un libro. Racconta storia in prima persona che mostrano come la sostenibilità sia un business ma anche una sfida. È un libro che si rivolge a quelli che vogliono fare della sostenibilità il loro mestiere. I diritti d’autore vanno a Medici Senza Frontiere.
Il terzo finalista è il libro di Alberto Grandi, professore dell’Università di Parma: L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa (Aboca). Questo libro racconta di una ricerca fatta su 20 anni sul commercio della neve prima dal punto di vista economico e poi sui suoi risvolti ambientali. La neve è un lusso che negli anni diventa un bene di prima necessità, per la conservazione degli alimenti e in medicina. Per questa ragione, circa un secolo fa si inizia a produrre il freddo artificiale, che pian piano porta alla scomparsa del freddo naturale. Questo libro vuole essere una storia del freddo e della lotta fra ghiaccio naturale e ghiaccio artificiale.

Il quarto libro selezionato è Capitalismo carnivoro (Il Saggiatore) di Francesca Grazioli. Nasce da una ricerca nella tana del bianconiglio: le proteine animali intensive. Si domanda cosa succede quando si mette un’industria intensiva addosso a dei corpi viventi e ha l’obiettivo di renderci più consapevoli di ciò che mangiamo. La storia fa il giro del mondo ma inizia negli Stati Uniti, che hanno permesso la popolarizzazione della carne, che prima era il cibo dei ricchi. Il libro propone certe idee di agricoltura più sostenibili, già messe in atto in Africa e in Asia.

L’ultimo finalista era La meraviglia è di tutti (Einaudi) di Luca Molinari, che, basandosi sul concetto filosofico della meraviglia, ci spinge a interrogarci davanti ai paesaggi del mondo. La meraviglia è ciò che è più grande di noi ma è anche una forma di passo indietro rispetto alla natura. Attraverso questo concetto, dobbiamo ripensare l’organizzazione spaziale del territorio per renderla più sostenibile.

In conclusione, Chi possiede i frutti della terra è stato dichiarato viciniori del Premio Green Book del 2023 da un poll di lettori selezionati tra studenti, ricercatori e scienziati. Ma certamente tutti i libri presentati durante l’evento sono degni di attenzione e trattano di temi estremamente importanti.

Anna Montermini