
La recente presa di posizione dell’assessore regionale Paola Gazzolo, candidata al Senato per il PD, merita di essere presa in seria considerazione. La Gazzolo ha proposto di tagliare le tasse per favorire lo sviluppo della montagna: “In Parlamento condurrò la battaglia per de-tassare le attività economiche in Appennino: la leva fiscale è fondamentale, non si possono usare pesi uguali per situazioni diverse. Le risorse investite sul territorio sono importanti, ma da sole non bastano: serve frenare lo spopolamento sostenendo chi decide di costruire progetti di vita e di impresa in montagna”.
A questo, la candidata del centrosinistra intende unire il supporto alle attività agricole che si impegnano nella manutenzione del territorio. “In questi ambito si potrà operare sfruttando tutte le possibilità aperte dalla maggiore autonomia che il prossimo Parlamento dovrà concedere all’Emilia-Romagna, come già concordato con il Governo sulla richiesta della nostra Regione: occorrerà costruire un nuovo patto tra i livelli istituzionali della Repubblica fondato su un binomio inscindibile: vera autonomia in cambio di vera responsabilità. E il rilancio della montagna, con misure fiscali ad hoc e di sostegno all’impresa, sarà uno dei veri banchi prova con cui siamo pronte a misurarci”.
Si tratta indubbiamente di un’ottima proposta che corrisponde pienamente alle esigenze di chi vive, lavora e investe in montagna. La novità è che si tratta di una proposta ed un impegno che, per la prima volta, viene assunto da un esponente autorevole del Partito Democratico , che fa seguito ad una discussione che da anni tiene vivo il dibattito su questo tema, ad iniziare dalla mozione approvata nel 2009 in consiglio provinciale di Parma, con i voti determinanti di Agostino Maggiali e del sottoscritto, su proposta di Giuseppe Conti , sindaco di Bardi.
Alcune iniziative in tal senso sono state intraprese nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna e in Parlamento, su iniziativa di Forza Italia e tuttavia va sottolineato che con la Legge Finanziaria 191/2009, comma 187, approvata dalla maggioranza di centrodestra, furono azzerati i finanziamenti alle Comunità Montane. Un comportamento chiaramente contraddittorio.
La Costituzione Italiana, con l’art.44, dispone che devono essere varate leggi e provvedimenti a favore delle zone montane e, in coerenza con il dettato costituzionale, fu approvata nel 1994 la Legge n.97 “Disposizione per le zone montane”, il cui relatore fu il parlamentare parmense Renato Grilli. Una legge che raccolse un largo consenso tra le forze parlamentari e che venne preceduta da un lungo lavoro di attenzione e ascolto dei portatori di interesse dei territori montani. Si tratta di una buona legge, molto attuale nonostante abbia quasi un quarto di secolo, che meriterebbe di essere pienamente attuata e adeguatamente finanziata.
L’art.19 recita che le regioni possono predisporre incentivi finanziari e premi di insediamento per coloro che scelgono di trasferire la propria dimora o la propria attività economica in comuni fino a 5.000 abitanti. La legge già ora consente, quindi, alla Regione di adottare misure incentivanti a favore delle zone montane e, in attesa che possa essere approvata una legge del Parlamento che istituisce le Zone Franche Montane, la prossima Legge di bilancio della nostra Regione potrebbe contenere misure strutturali a favore di chi sceglie di andare ad abitare in montagna o decide di insediare una attività economica. Un altro provvedimento che potrebbe essere adottato dalla regione a favore dei residenti , riguarda l’addizionale regionale IRPEF, dove i redditi, dei residenti nelle zone montane, fino ad un certo reddito (3 volte l’assegno sociale ?), potrebbero essere esentati.
Aggiungo, inoltre, un tema molto attuale che fatica diventare un impegno concreto delle forze politiche e degli amministratori, nonostante gli incentivi previsti dallo stato e dalla regione e i buoni esempi di chi è riuscito nella impresa : la fusione di comuni. La questione non è secondaria perchè riguarda: a) la qualità dei servizi amministrativi erogati a favore dei cittadini e quindi una struttura amministrativa comunale professionale e qualificata; b) le risorse economiche di cui si potrebbe disporre per ottimizzare i servizi e ridurre tasse e tariffe per servizi a domanda individuale; c) consentire una pianificazione generale di un territorio di area vasta; d) programmare progetti di valorizzazione ambientale e delle risorse naturali; e) attivare un ufficio in grado di elaborare progetti per bandi europei; f) qualificare l’offerta ricettiva, turistica e commerciale; g) attivare progetti organici di recupero dei piccoli borghi e centri storici.
Le Zone Franche Montane e le Fusioni di Comuni sono due facce della stessa medaglia. Rivendicare aree de-tassate è giusto come è giusto concederle a comuni che condividono la fusione.
Massimo Pinardi
Presidente Libertàeguale Parma