“The Transporter Legacy” è un fumettone inverosimile

SMA MODENA
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La bellissima Anna ha atteso quindici lunghi anni e ora è finalmente pronta per vendicarsi dell’uomo che le ha distrutto la vita. Non può fidarsi di nessuno, solo delle sue complici e del leggendario Frank Martin. Tutti sanno che lui è il miglior autista sulla piazza e che non fa domande. Sfrecciando tra le strade del principato di Monaco con un carico particolare, Martin si ritrova invischiato in prima persona in un complotto contro un manipolo di trafficanti russi senza scrupoli.
Reboot della saga ideata da Luc Besson e Robert Mark Kamen, che aveva già dato luogo a tre titoli cinematografici e ad una serie per il piccolo schermo, The Transporter Legacy muta l’attore principale (al posto di Jason Statham oggi c’è Ed Skrein) ma non la sua filosofia professionale: mai cambiare i patti, mai fare nomi, mai fare domande. Inutile dire che si tratta di regole fatte per essere trasgredite. Vecchia sapienza e nuova energia, dunque, per un film di bionde e di botte, entrambe rigorosamente finte, di calci e pugni, col bastone e senza, tra gli schedari di un night club (?) e sul cocuzzolo di una montagna. L’importante è non chiedersi perché, come via di fuga, due persone (mica una sola) scelgano il cocuzzolo di una montagna a picco sul mare. Perché il gioco è tutto lì, nell’inverosimiglianza più esibita, nel dominio assoluto dell’estetica da fumettone.
All’inizio lascia perplessi, ma diverte sulla lunga distanza, una volta comprese le regole del gioco. Gli inseguimenti in macchina hanno la loro ragion d’essere, tanti dialoghi meno, eppure è il superfluo che fa l’abito del film. La domanda giusta non è: “A cosa serve che le due ragazze si bacino dopo aver appiccato un incendio (senza nemmeno prendere la precauzione di uscire dalla porta innanzitutto)?”, bensì, al contrario: “cosa sarebbe The Transporter Legacy senza queste pennellate?” Mancherebbe certamente di un tassello della sua personalità.
L’aspetto più tenero del film è, però, nella rivelazione del suo lettore ideale, che potremmo chiamare il bambinone. Là dove altri thriller mettono a repentaglio la vita della moglie o dei figli, il nuovo Transporter costringe ben due volte Frank Martin a mettere la retromarcia per lanciarsi in soccorso del suo papà, ex spia provetta. Là dove le donne del film sono impegnate in azioni calcolate al decimo di secondo e in rischiosi bluff con i vertici della mafia russa, il protagonista ritaglia per sé le sequenze à la videoludiche uno-contro-tutti. Si diverte così, ed estende l’invito.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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