Chiuse le indagini sullo scandalo milionario di Spip. Avvisi a 12 persone per bancarotta fraudolenta… e non solo

SMA MODENA
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Dissanguata da operazioni immobiliari a prezzi stellari e da fiumi di soldi investiti in consulenze fittizie o solo in parte fatte. Così è stata decretata la morte di Spip, secondo la procura di Parma.

A scriverlo è oggi la Gazzetta di Parma che approfondisce il caso. All’immobiliarista Paolo Borettini sarebbero finiti 29.366.256 euro, una montagna di soldi erogata direttamente o tramite le società a lui riconducibili. Gli avvisi di conclusione dell’indagine, coordinata dal pm Paola Dal Monte e portata avanti dalla Guardia di finanza, sono stati notificati. Concorso in bancarotta fraudolenta per tutti. Ma tre sono i capi contestati dalla procura. L’ex presidente Nando Calestani, l’ex dg Pietro Gandolfi e gli ex membri del cda Cristina Bazzini (attuale presidente del Gruppo cooperativo Colser – AuroraDomus), Federico Palestro, Mario Mantovani, Marco Trivelli, Nello Mancini e Roberto Brindani devono rispondere di tutti e tre i capi d’imputazione. Due, invece, i capi contestati a Paolo Buzzi (già vicesindaco del Comune di Parma) e uno per Paolo Borettini, Andrea Costa (già presidente di STT) e Carlo Frateschi (già direttore generale del Comune di Parma). Sono gli stessi nomi già iscritti mesi fa, se si escludono l’ex sindaco Elvio Ubaldi e l’ex consigliere d’amministrazione Paolo Manelli, tutti e due nel frattempo deceduti.

Su Spip il sipario è calato definitivamente il 5 aprile 2013, quando il tribunale di Parma ne ha decretato il fallimento. Un buco da quasi 120 milioni. Ma da anni la società pubblica, controllata al100% dalla holding Stt, navigava in un mare di debiti. Buzzi, che aveva la delega alla gestione delle partecipate comunali, Calestani, l’ex direttore generale Gandolfi e gli ex amministratori Bazzini, Palestro, Mantovani, Trivelli, Maccini e Brindani sono accusati di aver aumentato l’indebitamento,soprattutto verso le banche, dissipando il patrimonio sociale, autorizzando, avallando o portando a termine una serie di compravendite di terreni che poi hanno consentito a Borettini di intascare quasi 30 milioni,anche attraverso le società Reig, BBB Investment, Promedil, Promozione & Progetti e Mind Re.

Nell’aprile 2006, secondo quanto riportato nell’avviso di conclusione delle indagini, l’immobiliarista avrebbe acquistato da un privato un terreno edificabile per 2.814.000 euro, rivendendolo poche ore dopo a Spip per 4.425.000 euro. Altro affarone, poi, il 16 giugno 2006: la partecipata comunale ha infatti acquistato da Reig, di cui Borettini era socio unico, un altro appezzamento edificabile per 4.310.000 euro che, otto mesi prima, la Reig aveva acquisito per 1.375.000 euro.

Prezzi lievitati alle stelle in un soffio.

Ma molte altre sarebbero le «anomalie», secondo la procura, nel rapporto tra Spip e l’immobiliarista.

L’indagine si è anche concentrata sull’acquisto da parte della società comunale delle quote di Reig. Nel luglio 2007, infatti, Spip ne diventa proprietaria versando in due tranche 13.954.954 euro complessivi alla Duemme Servizi Fiduciari, di cui la famiglia Borettini era fiduciaria. L’obiettivo della società pubblica è quello di subentrare in sette contratti preliminari di acquisto di altrettanti terreni. Terreni, però, si legge nel 415 bis «qualificati all’epoca non edificabili, pur essendo ricompresi nel programma di riqualificazione della zona e nel Psc adottato nell’aprile del 2006 ma non ancora approvato». Per quei preliminari d’acquisto Reig aveva versato 1.745.000 euro, ma poi Spip concluderà l’acquisizione di quei sette appezzamenti pagando altri 18.910.672 euro, oltre agli oneri di urbanizzazione.

Ma come giustificò Calestani quegli oltre 13 milioni per l’acquisizione della Reig? Nell’avviso di conclusione delle indagini viene citata una lettera che l’allora numero uno di Spip scrisse spiegando che il prezzo era dovuto per coprire tutti gli anticipi versati dalla Reig fino al dicembre 2006, per il costo del capitale impegnato e per la «remunerazione del rischio d’impresa sostenuto dalla società Reig nel compromettere terreni che avrebbero potuto non essere inclusi nelle future espansioni urbanistiche». Un «rischio d’impresa», dunque, di oltre 12 milioni, «anche se Spip – sottolinea la procura nel 415 bis – aveva ben presente, già a partire dal 2005, la sua volontà volta alla futura espansione».

Non solo. Successivamente la partecipata comunale paga un addendum di 975.000 euro perché non sfrutta la possibilità di comprare un terreno non vincolato, autorizzando la Reig a interporsi nella cessione.

Nel 2008, poi, vanno in scena altre due acquisizioni a prezzi gonfiati, secondo la procura, tra cui quello del terreno della parrocchia di Ravadese: a luglio Spip sottoscrive un preliminare d’acquisto con la Mind Re per 4.300.000euro e versa un milione di caparra. Tre mesi dopo, però, versa altri 4 milioni per perfezionare il passaggio di proprietà.

Ma dalle casse della partecipata escono ancora altri soldi: 1.339.302 euro: E’ il compenso di Borettini per la sua opera di intermediazione nelle varie compravendite, oltre che per attività di advisory. Ora, l’immobiliarista e gli altri undici indagati avranno venti giorni di tempo per farsi interrogare, depositare documenti o memorie difensive.

Poi il pm deciderà se andare avanti con la richiesta di rinvio a giudizio.