Metti una storia che sta per finire, non fra ragazzini, ma fra persone adulte. Per lei è già finita e guarda al suo futuro abitato da altre presenze, da altre aspettative. Ha cercato di spiegarglielo in tanti modi, nei gesti, nei non sorrisi, nella non felicità del suo sguardo cogliendo in lui sempre la stessa maschera di incredulità, di rimozione. Giorno dopo giorno finchè un particolare, un fatto, increspa la rigidità della maschera, una piccola crepa e poi lo squarcio. Come lava erutta la rabbia di chi non sa gestire il rifiuto, di chi è incapace di relazionarsi con la complessità degli esseri umani. Dei manichei delle relazioni. Dei Narcisi patologici. Degli Assassini.
E come piccoli ragni girano su se stessi in un terreno sconosciuto, tessendo la tela dell’ultimo appuntamento. Quello definitivo, quello che “sarà una svolta”. Non sarà una svolta, sarà solo un orrendo epilogo di una storia. Sarà l’ennesimo massacro.
Di lei rimarrà una lapide con la data di nascita e morte, e la domanda che non avrà mai risposta sul perché quella fiducia fino alla fine. Forse perchè le donne sono generose e non si sottraggono al dialogo di responsabilità?
Di lui verrà raccontata la vita, entrerà in una narrazione costruita sui luoghi comuni del caso, che il linguaggio perpetra, e lo scopriremo disperato, folle d’amore, disagiato, “provocato” e ad ogni giustificazione sbiadisce la figurina di lei, si allontana sempre di più anche nel ricordo.
Ricordiamo molto spesso gli assassini, meno le vittime.
Non accettate l’ultimo appuntamento. Guardatevi alle spalle. Circondatevi di persone amiche che vi proteggono e denunciatelo. Vorremmo raccontare la vostra, di vita.
Lisa Gattini
Segretaria confederale Cgil Parma con delega alle Politiche di genere
Saranno gli inquirenti a fare chiarezza sulla dinamica dei fatti della scorsa notte, ma a quanto pare oggi a Parma contiamo un’altra vittima della violenza omicida di un uomo. Un’altra donna, la terza in pochi mesi nella nostra provincia, che non doveva morire.
Come istituzioni continuiamo a investire su un cambio di paradigma culturale, sulla formazione e sul coinvolgimento delle scuole e delle associazioni, su attività che da un lato mirino a prevenire la violenza contro donne e minori e dall’altro consentano alle vittime, a quelle a cui non tocca la sorte più tragica, di essere sostenute e ripartire.
È notizia di queste ore che la Regione Emilia-Romagna ha finalmente ricevuto dallo Stato circa 2 milioni di euro destinati ai tredici centri antiviolenza – uno in ogni Comune capoluogo – e alle case rifugio presenti sul territorio regionale. A questa somma, si aggiunge un ulteriore contributo di 920 mila euro previsto dal “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, per un totale quindi di 2,9 milioni di euro con i quali sono finanziati progetti nell’ambito della lotta alla violenza contro le donne in Emilia-Romagna. La Regione ha assicurato di essere già al lavoro per garantire nel più breve tempo possibile l’assegnazione e il trasferimento dei fondi statali ai territori e ai centri e alle case rifugio.
Le donne che subiscono violenza devono essere messe nelle condizioni di denunciare in tutta sicurezza. Esistono strutture e una rete di volontariato preziosissima che dobbiamo sostenere con maggior forza visto che il fenomeno della violenza di genere continua a mietere vittime.
Barbara Lori
Consigliera regionale PD
L’anno nuovo si è aperto come si è chiuso quello vecchio. E’ passato un mese dal femminicidio di San Prospero e la cronaca dei giornali si apre con un altro femminicidio. Le indagini faranno luce sui particolari della vicenda ma i primi elementi ci dicono che, ancora una volta, siamo di fronte all’uccisione di una donna per mano di un uomo e che i due erano legati da una relazione. Da una parte l’uomo che domina e non si rassegna a una nuova dimensione di vita: dall’altra una donna che esercita il sacrosanto diritto alla libertà.
La violenza contro le donne che, sempre più spesso, sfocia in un’uccisione è un problema pubblico. E’ la prima considerazione da farsi: siamo di fronte a un fenomeno che ha gravissime ripercussioni e che il problema riguarda tutte e tutti.
Per questo tutta la città e chi la rappresenta deve farsene carico, immaginare politiche di prevenzione e di contrasto, impiegare risorse per arginare, rivedere, fornire nuovi possibili schemi. Non si deve fare l’errore di relegare il fenomeno a una questione privata: se avviene fra le pareti domestiche (metaforicamente) non ci deve riguardare. In questo modo la gente si sente legittimata a lasciare correre e ad affrontare il fenomeno con risorse residuali.
Il contrasto alla violenza contro le donne dovrà essere fra i primi argomenti da affrontare in una nuova agenda amministrativa e per il nuovo sindaco: perché prevenire significa entrare nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri giovani con progetti che narrino alle ragazze e ai ragazzi, e alle bambine e ai bambini, di una nuova educazione sentimentale intrisa di rispetto, di considerazione, di opportunità; significa attivare e dare realizzazione a un tavolo di lavoro sul tema a cui devono partecipare tutte le istituzioni; significa attivare una rete composta di associazioni, volontari e cittadini che s’impegnino a stare in allerta, a non voltarsi dall’altra parte, a prendere anche su di sé il problema.
Non dobbiamo permettere che la nostra comunità si ritrovi, sempre e solo, affranta e impotente di fronte a ciò che sta accadendo.
Luigi Alfieri
Candidato sindaco di Parma non ha Paura
Dario Costi, candidato alle primarie del centrosinistra, commenta così la notizia sul suo profilo facebook: “Come credo tutti i parmigiani sono molto turbato alla notizia dell’ennesimo caso di femminicidio accaduto oggi nella nostra città. La situazione è gravissima ed è chiaramente sfuggita di mano. Rivolgo un appello a tutte le associazioni impegnate contro la violenza di genere e al comitato anti violenza a ritrovarsi tutti insieme per aiutarci a trovare una soluzione a questo problema che purtroppo continua tragicamente a riproporsi”.