TeoDaily – “Unintended” è una canzone capolavoro dei Muse.
E’ pura emanazione d’amore.
Ascoltandola è impossibile non percepire l’essenza dell’amore, quella più profondo che raggiunge e scuote l’anima, il “fondo dell’anima” direbbe qualche mistico.
Con la sua voce Matt Bellamy ti solleva, ti fa salire in cielo, ti eleva fino in Paradiso.
Mi dispiace per quelli di voi che hanno conosciuto questo brano solo ora, con vent’anni di ritardo.
Se è vero, come è vero, che le canzoni d’amore, come ripete Nick Cave, sono una forma di preghiera a Dio, “Unintended” è la preghiera più bella.
Mi permetto di rivolgere al Vescovo di Parma Enrico Solmi un’umile proposta, che spero non gli appaia una bizzarria perchè non è questo il mio intendimento: sperimentiamo la riproduzione di “Unintended” nel momento culminante della messa, quello eucaristico durante il quale i fedeli si raccolgono in preghiera e lentamente si avvicinano all’altare per ricevere il corpo di Cristo.
Provate a chiudere gli occhi e immaginare questa canzone soave e ascetica, dal passo così religioso, risuonare tra le navate della chiesa…. che meraviglia, la Gerusalemme Celeste esiste per davvero!
Il testo in inglese è per me un ulteriore elemento positivo perchè, come ci insegna il Vangelo di Maria Maddalena, è quando abbandoniamo le immagini di Dio codificate con parole umane e smettiamo di ripetere le sue definizioni che facciamo l’esperienza più autentica di Dio.
Secondo me “Unintended” sarebbe il canto preferito del mistico domenicano Meister Eckhart.
Lungi da me ascrivermi ai cosiddetti “modernisti”, una categoria che mi è indifferente… l’introduzione di “Unintended” nella parte cantata liturgia sarebbe semplicemente un contributo al raccoglimento e alla preghiera, oltre all’estetica della celebrazione.
Non credo che gli angeli potrebbero cantare meglio di come fa Matt in questa grazia musicale.
Andrea Marsiletti