10 agosto 1849: Ciceruacchio viene fucilato dagli austriaci

SMA MODENA
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Il 10 agosto 1849 il garibaldino Angelo Brunetti, detto “Ciceruacchio”, viene fucilato dagli austriaci a Bocche di Po, assieme ai figli Lorenzo e Luigi.

Angelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma, 27 settembre 1800 – Porto Tolle, 10 agosto 1849) è stato un patriota italiano che combatté per la seconda Repubblica romana, alla cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia. Il soprannome ciceruacchio, datogli da bambino, è la corruzione dell’originale romanesco ciruacchiotto (grassottello).

Nato a Roma da un maniscalco nel rione di Campo Marzio, di mestiere carrettiere del porto di Ripetta, trasportando vino dai Castelli romani e poi gestendo una taverna nei pressi di Porta del Popolo. Sembra che in età giovanile abbia esercitato la mansione di “garzone” nel Seminario Romano all’Apollinare. Infatti nelle scale secondarie, in un’umile stanzuccia, sulla porta di ingresso è scritto a matita: “Angelo Brunetti”. Di carattere brillante e molto socievole, era beneamato dal popolo romano, anche per il suo comportamento durante l’epidemia di colera del 1837. Grazie alla sua innata capacità dialettica che non poté mai coltivare con l’istruzione (parlava solo ed unicamente inromanesco), divenne presto un rappresentante informale dei sentimenti popolari. Questa sua caratteristica emerse appieno con l’avvento al soglio pontificio di Papa Pio IX nel1846.

Egli si fece portavoce dell’ansia popolare per il ritardo delle tanto attese e promesse riforme annunciate dal nuovo pontefice. Nel luglio del 1846, in una manifestazione di popolo, ringraziò pubblicamente il Papa per aver concesso la libertà ai prigionieri politici, donando alla popolazione alcune botticelle di vino ed accendendo un grande fuoco vicino Porta del Popolo. Nella primavera e nell’estate del 1847 Brunetti fu il diretto organizzatore di manifestazioni popolari al fine di incitare il Papa a continuare nel suo piano di riforme politiche all’interno dello Stato Pontificio. Nell’autunno del 1847 fece un giro trionfale in Umbria e in Sabina accolto con onori e banchetti; a Rieti fu onorato anche dal poeta Angelo Maria Ricci. Al Museo della Patria si conserva ancora la sua giacchetta rossa con ricamata più volte la scritta “Viva Pio IX”, che allora riscuoteva grandi consensi per la sua politica “liberale”.

Abbracciata la causa mazziniana dopo il voltafaccia del pontefice avvenuto con l’allocuzione del 29 aprile 1848, aderì alla Rivoluzione del 1849. Partecipò attivamente ai combattimenti contro l’assediante francese e dopo la caduta della Repubblica Romana, nel luglio dello stesso anno, lasciò Roma con l’intento di raggiungere Venezia, che ancora resisteva agli Austriaci, insieme a Garibaldi e ad alcuni fedelissimi. Attraversati gli Appennini, raggiunse Cesenatico dove, requisiti alcuni bragozzi, si imbarcò. In prossimità del delta del Po fu intercettato da una vedetta austriaca e costretto con gli altri all’approdo.

Ciceruacchio e i suoi compagni chiesero l’aiuto di alcuni abitanti del posto per raggiungere Venezia ma questi li denunciarono alle autorità. Brunetti fu così arrestato dagli Austriaci e fucilato a mezzanotte del 10 agosto 1849, insieme al figlio Lorenzo di tredici anni, al prete Stefano Ramorino, Lorenzo Parodi di Genova, Luigi Bossi di Terni che era in realtà il figlio maggiore di Angelo Brunetti (quindi Luigi Brunetti) che cambiò nome dopo essere stato accusato di essere stato l’esecutore materiale dell’assassinio di Pellegrino Rossi, capo del governo pre-rivoluzionario, Francesco Laudadio di Narni, Paolo Baccigalupi e Gaetano Fraternali (entrambi di Roma).

In occasione del 150º anniversario dell’Unità d’Italia, il monumento a Ciceruacchio, già spostato nel 1960 in occasione della creazione del sottovia di Passeggiata di Ripetta, è stato trasferito al Gianicolo ed inaugurato il 16 marzo 2011. La nuova collocazione, poco prima dell’uscita verso San Pancrazio, accanto al viale intitolato al figlio Lorenzo, intende restituire al monumento a Ciceruacchio, prima sistemato ai margini di un’arteria di rapido scorrimento, il giusto decoro, trasferendolo nel luogo simbolo del Risorgimento romano e sottraendolo ad una situazione di grave degrado ambientale e atmosferico.

Nel film “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni (1990), ambientato all’epoca della seconda Repubblica Romana, Ciceruacchio è impersonato dal noto attore Nino Manfredi, che prima della fucilazione presenta il personaggio in questa maniera: «Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de Campo Marzio, professione carrettiere. Se sente da come parlo…». «Allora perché te sei impicciato de cose che nun te riguardano?» «Perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo e l’omo se impiccia eccellenza!». Curiosamente nel film di Luigi Magni, la fucilazione di lui e del figlioletto è ambientata di giorno, forse per rendere più viva la scena drammatica.

Ciceruacchio è presente anche nel film Camicie rosse (1952) di Goffredo Alessandrini e Francesco Rosi. Commovente la scena della fucilazione: il figlioletto, gridando e piangendo, corre verso il padre che sta per essere fucilato. Lo abbraccia, quasi a parargli i colpi di fucile, ma viene colpito a morte anche lui. Anche in questo film la scena della fucilazione si svolge prima di sera, ma il cupo paesaggio del delta padano, esaltato dalle immagini in bianco e nero, sembra collocarla temporalmente di notte.

Nel 2012 viene ricordato anche in Anita Garibaldi, mini serie in due puntate per la televisione (fu trasmessa su Rai 1) di Claudio Bonivento, con Valeria Solarino e Giorgio Pasotti, in cui viene interpretato da Giorgio Gobbi.