3 novembre 1986: lo scandalo Iran-Contras

SMA MODENA

Nel novembre 1986 la rivista libanese Ash Shiraa riportava la sensazionale notizia secondo cui gli Stati Uniti, nel tentativo di ottenere la liberazione di sette ostaggi americani detenuti in Libano da gruppi di terroristi filo-iraniani, avevano segretamente venduto armi all’Iran.

Il 6 novembre la conferma delle rivelazioni del giornale da parte di fonti vicine all’intelligence Usa si abbatté sull’amministrazione Reagan e sull’entourage della presidenza. Oltre a violare l’embargo sulla vendita di armi all’Iran deciso da Washington, l’episodio contraddiceva apertamente tutto quanto sostenuto da Reagan che pubblicamente si era sempre pronunciato contro qualsiasi tentativo di negoziare con i terroristi.

Il 25 novembre lo scandalo doveva inasprirsi quando il procuratore generale Edwin Meese rivelò che le indagini avevano appurato come i proventi delle vendite di armi al governo di Teheran erano stati utilizzati per finanziare i Contras, i ribelli nicaraguensi che combattevano una guerriglia contro il governo di sinistra eletto nel paese centroamericano.

La connessione coi Contras provocò l’indignazione del Congresso, che con l’emendamento Boland, approvato nel 1982, aveva espressamente vietato l’uso di denaro federale “con lo scopo di rovesciare il governo del Nicaragua”.

Lo stesso giorno in cui il collegamento Iran-Contras fu reso pubblico, il presidente Reagan accettò le dimissioni del vice ammiraglio John Poindexter, consigliere per la sicurezza nazionale, e licenziò personalmente il tenente colonnello dei marines Oliver North, un collaboratore di Poindexter che finì con diventare il capro espiatorio dell’intera vicenda.

Reagan accettò la responsabilità per l’affare delle armi vendute in cambio del rilascio degli ostaggi in Libano, ma negò categoricamente di essere stato a conoscenza che i fondi ricavati erano stati dirottati nelle casse dei Contras. North si dimise dall’esercito nel 1988, e alla conclusione della sua vicenda giudiziaria, nella quale testimoniò a più riprese di aver operato nell’indirizzare i finanziamenti ai Contras con l’autorizzazione dei massimi vertici della Casa Bianca, proseguì nella sua carriera di commentatore televisivo e storico militare.

Alessandro Guardamagna