30 giugno 1422: vittoria milanese nella battaglia di Arbedo

SMA MODENA
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Il 30 giugno 1422 la battaglia di Arbedo, combattuta tra il Ducato di Milano ed i cantoni svizzeri, vede la vittoria delle truppe milanesi, che riconquistano in questo modo i possedimenti elvetici a sud delle Alpi. Ebbe luogo a ridosso della città fortificata di Bellinzona tra le truppe del Carmagnola, inviate da Filippo Maria Visconti a riconquistare Bellinzona, e i Confederati.

Con una accorta politica diplomatica e militare iniziata con l’ottenimento del controllo su Leventina e Riviera nel 1403 e nel 1411 con l’ottenimento del controllo sulla Valle Maggia, culminata con l’acquisto dai signori de Sacco della città fortificata di Bellinzona e l’approvazione da parte dell’Imperatore Sigismondo, i cantoni svizzeri a ridosso delle Alpi intendevano controllare maggiormente i passi Alpini della regione e mettere tra loro e il Ducato di Milano una zona cuscinetto.

Filippo Maria Visconti, che con l’entrata in possesso da parte confederata di Bellinzona, si sentiva direttamente minacciato, cercò da prima di riacquistare la città, ma, non trovando un accordo con gli Svizzeri, si decise a riprendersela con la forza. Nella primavera del 1422 il Carmagnola, forte di un esercito di 16 000 uomini, riprese Bellinzona e le valli. A questa aggressione i Confederati, dopo varie discussioni in sede federale e senza il sostegno di Berna, reagirono inviando un contingente di circa 2 500 soldati arruolati in Leventina, Nidvaldo, Lucerna e Zurigo.

Tentarono l’assedio di Bellinzona ma vennero respinti. Allora le truppe elvetiche si accamparono nei pressi di Arbedo, in attesa di rinforzi. Le truppe elvetiche erano mal condotte e poco disciplinate, un gruppo di oltre seicento uomini abbandonò il campo per darsi a saccheggi nella vicina valle Mesolcina.

Il 30 giugno il comandante Carmagnola, accortosi dell’assottigliarsi delle file nemiche, decise il contrattacco. Le truppe elvetiche investite dalla cavalleria riuscirono per alcune ore a tenere l’urto abbattendo molti cavalli; a quel punto il Carmagnola, resosi conto della grande abilità dei fanti Svizzeri nel contrastare la cavalleria, diede ordine di far scendere i cavalieri da cavallo e di affrontare il nemico a piedi: con questo stratagemma mise gli Svizzeri alle strette.

Nel frattempo la fanteria lombarda si era mossa a tenaglia per accerchiare il nemico. Per sfuggire a questa manovra i Confederati si portarono sui contrafforti del monte Arpino, probabilmente rafforzati dal rientro nei ranghi dei saccheggiatori, e riuscirono, con una manovra disperata e con pesanti perdite, a rompere l’accerchiamento e a fuggire verso il passo del San Gottardo inseguiti dal Carmagnola che si fermò nei pressi della gola del Piottino.

La battaglia fece registrare pesanti perdite in entrambi gli schieramenti. I cantoni di Uri e di Obvaldo persero il controllo sui territori situati a sud della gola del Piottino. Con il trattato di pace del 1426 i Confederati riottennero comunque la franchigia doganale nel Ducato. Molte furono le rimostranze dei Cantoni Primitivi a seguito del mancato sostengo da parte di Berna e dal limitato appoggio che altri cantoni, come Zurigo, avevano dato.