INTERVISTA – Lavagetto: “Alle prossime regionali il cambiamento sfiderà la stabilità della conservazione”

SMA MODENA

Intervista a Giampaolo Lavagetto, già assessore comunale e oggi tra i promotori di un coordinamento regionale di liste civiche (leggi).

Qual è il significato del laboratorio delle liste civiche dell’Emilia Romagna che ti vedono tra i protagonisti (leggi)?

Con le tante realtà che stanno aderendo all’iniziativa condividiamo l’opinione che stiamo vivendo una delle fasi più straordinarie della storia dell’uomo. In un periodo così breve si verificano intensi e rapidi cambiamenti della società. Pur avendo rispetto per i partiti, pensiamo che la politica si stia dimostrando in difficoltà nel capire e gestire questi cambiamenti, non riesce a sintonizzarsi, quindi resta drammaticamente indietro. Soprattutto in Italia, dove scontiamo un radicamento ideologico. Noi siamo il Paese in cui le ideologie dell’800 e del 900 sono ancora il metro di misura di tutto. Bisogna, quindi, partire da un cambiamento concettuale che riaffermi l’idea di Politica intesa come visione strategica di dove portare la propria comunità con lo scopo di migliorarne la qualità di vita, alternativa a quella di una politica concepita come la gestione della cosa pubblica quale strumento per affermare una ideologia. Questo laboratorio, quindi, vuole mettere a confronto esperienze di governo locale portate avanti in questa logica e farne buone pratiche di governo per il territorio regionale.

E’ un embrione di lista civica in vista delle prossime elezioni regionali?

Dipenderà da come la politica vorrà interpretare questo appuntamento elettorale. Coloro che si barricano, anche in questa regione, dietro alla idea di conservare gli equilibri e l’armonia del passato, in realtà esercitano di fatto un’azione conservatrice: muovere niente per cambiare nulla. La sfida del cambiamento contro la stabilità della conservazione è ardua e difficile, ma se la politica non sa fare altro che mettersi al coperto, evitare qualsiasi sfida, non si combinerà mai qualcosa di positivo. Il nostro compito ora è quello di spronare la politica regionale a cogliere autonomamente questa opportunità con le prossime elezioni, consapevoli che questo obiettivo potrebbe richiedere per noi un impegno più gravoso. Nell’incontro che faremo a Modena la prima settimana di luglio parleremo soprattutto di questo.

La Regione Emilia Romagna è per la prima volta contendibile, o succede, come spesso abbiamo visto di recente, che al maggioritario voto politico per il centrodestra non corrisponde un altrettanto consistente voto amministrativo?

Il dato politico è innegabile. In Emilia Romagna è caduto l’ultimo tabù del voto ideologico, rendendo tutto possibile. Tuttavia, alle ultime elezioni, nella stessa cabina elettorale, tanti cittadini hanno distinto il loro voto tra quello di appartenenza allo schieramento politico nazionale e quello di scelta dei propri amministratori locali. Credo sarebbe un errore per i diversi schieramenti politici non tenerne conto. Il Presidente uscente gode di un buon gradimento personale, anche trasversale tra gli amministratori locali e sembra, a parole, volere affrontare questo appuntamento elettorale facendo tesoro di questo. Tuttavia, politicamente rappresenta oltre mezzo secolo di continuità di gestione del potere locale. A suo sfavore, quindi, gioca il fatto che l’alternanza di governo è il miglior strumento di purificazione dell’azione politica che altrimenti con il tempo finisce inevitabilmente per logorarsi fino al rischio di alterare pericolosamente lo stesso sistema democratico.

Parma capitale italiana della cultura 2020: che idea ti sei fatto sulla possibilità che questo riconoscimento abbia reali ricadute sul territorio?

Occasione straordinaria e quindi un plauso all’amministrazione locale che facendo sistema ha portato a casa il risultato. Detto ciò, mi sembra che, rispetto alle potenzialità, il Sindaco sia ora più interessato a farne una cartolina usa e getta per l’esterno, finalizzata più a dare risalto alla sua immagina personale che a sfruttarne a lungo termine i benefici per Parma. Infatti, questo appuntamento sembra costruito per un’affluenza turistica fine a se stessa. Invece, dovrebbe essere l’occasione per tornare a disegnare una città a misura di residente, dove sia il turista ad integrarsi con il resto della città e non viceversa.

Rispetto agli anni nei quali eri assessore del sindaco Ubaldi, cosa è cambiato, in meglio e in peggio?

Il confronto da parte mia tra i risultati delle due esperienze di governo non verrebbe visto come obiettivo. Mi limito a dire che, ad esempio, molte delle innovazioni da me fatte, alcune anche molto coraggiose, oggi sono ancora tra le fondamenta su cui poggia il sistema dei servizi educativi della città. Si può fare oggettivamente un confronto di metodo. Ad esempio, sul decisionismo che sembra caratterizzare la guida delle due diverse esperienze. Il decisionismo Ubaldiano, pur nella sua intransigenza, era il frutto di una lucida visone del cambiamento verso il quale voleva portare Parma, basato su di una profonda conoscenza dei problemi e delle risorse della città; Ubaldi viveva la su esperienza da Sindaco calato in toto nel suo ruolo di Primo cittadino, nel vero senso della parola. Il decisionismo pizzarottiano è espressione di una autoreferenzialità basata sull’esasperata visone egocentrica di un primo cittadino che ormai ha perso il contatto con la propria città per proiettarsi in una dimensione ideologica di politica nazionale.

Pizzarotti è il tuo “bersaglio” politico preferito. Come vedi il suo futuro?

Pizzarotti non è il mio “bersaglio” in quanto politico, ma come sindaco di una città che ogni giorno presenta problemi seri e pesanti che l’amministrazione sembra ignorare o incapace di risolvere. Soprattutto un’amministrazione che rifiuta di ammettere i propri limiti, palesando un’arrogante autoreferenzialità. Eclatante il comportamento verso la manifestazione di piazza di alcune settimane fa. Quindi, non so cosa abbia in testa Pizzarotti per il suo futuro politico, sicuramente nel presente non ha quello di primo cittadino di Parma e questo è un problema per la città. AM