Intervista a Luis Fusaro, Essere Umano Interabile. L’uomo che vive con una pallottola nel cervello

Luis Fusaro con la moglie Anita

Luis Fusaro, 47 anni, originario di Corigliano Calabro, ha vissuto all’età di quattro anni un evento choccante e fortemente traumatico: un amichetto di poco più grande di lui – convinto che l’arma trovata in casa fosse un giocattolo – gli ha sparato colpendolo alla testa. Quell’incidente, dal quale è miracolosamente sopravvissuto, gli ha lasciato segni indelebili sul suo corpo, privandolo dell’uso di un braccio e limitandone i movimenti della gamba sinistra , ma nonostante le molteplici difficoltà e le offese che dovuto affrontare a causa dei postumi dello sparo e delle operazioni subite, ha saputo rendere la sua vita meravigliosa e gratificante.

Luis è un esempio di determinazione, coraggio e resilienza che fa riflettere sul significato della vita e sulle avversità che possono colpirci. Da un incontro casuale durante il Master Mind di Life Strategies, in cui Luis è salito sul palco a portare la sua testimonianza, è nata questa intervista, in cui ci racconta quello che gli è successo, le sue innumerevoli conquiste e i sogni che ha per il futuro. Il suo motto? L’impossibile non esiste.

La storia della tua vita è straordinaria. Ci racconti cosa ti è successo quarantatre anni fa e come è cambiata la tua esistenza da quel giorno?

“Succedette un miracolo. Succedette che morii e ritornai alla vita. Succedette che vidi il Paradiso. Vissi un evento straordinario, il 5 dicembre del 1976, a Corigliano Calabro. Insolito ed ultraterreno. Mi venne sparata una pallottola, dritta nel mio cervello. Sopravvissi a quest’evento. Gli altri lo considerano tragico; io, invece, lo considero straordinario perché mi ha donato una forza particolare. Quella pallottola era, è e sarà la mia forza. Quel giorno, la mia vita si trasformò senza che io ne avessi contezza. In un modo del tutto naturale, dovetti affrontare la mia nuova quotidianità confrontandomi con una nuova realtà del tutto personale. Subii tantissime umiliazioni, tanta emarginazione e, soprattutto, molta cattiveria da parte di chi “non comprendeva” il mio essere. Credo che un buon pugile, prima di diventarlo, per irrobustirsi, debba incassare tanti pugni. Mi capitò questo così come altri episodi che mi irrobustirono sempre di più. Potrei parlarti anche di come, nel tempo, i miracoli sono proseguiti. Potrei parlarti dei sette incidenti mortali che mi sono accaduti – in seguito, all’incidente della pallottola – e dai quali sono uscito illeso. Di questo, te ne parlerò in un’altra occasione.

Anche Anita, tua moglie, ha avuto una vita particolare, segnata dall’esperienza delle radiazioni dovute al disastro nucleare di Chernobyl. Come vi siete conosciuti?

Ero ospite, a Bologna, nel gennaio 2017, in occasione di una convention aziendale per la presentazione di un prodotto tecnologico di una multinazionale. Ebbi modo di relazionare sul palco dinanzi a mille professionisti e fra questi vi era anche Anita. Il bello fu che lei mi conobbe prima che io la conoscessi. Mi spiego meglio. Dopo il mio intervento, in quell’occasione, mi vennero a salutare e ringraziare tantissime persone; ma non Anita, nonostante mi avesse visto sul palco. La verità fu che Anita, vedendomi sul palco e ascoltando la mia storia, percepì, dentro ogni sua cellula, che mi conoscesse già da tante vite passate, seppur non mi avesse mai né visto, né avesse sentito parlare di me. Nonostante sentisse questo richiamo, lei, quella sera, non venne né a salutarmi né a farsi fotografare. Il destino volle che noi ci rivedessimo dopo tre mesi, inaspettatamente, a Bologna, in un corso di formazione organizzato dalla stessa multinazionale. In questa occasione io ero in veste di semplice partecipante, come tanti altri. Fu qui che succedette la magia. I nostri sguardi s’incontrarono; e ci riconoscemmo l’un l’altra, interiormente, sorridendoci vicendevolmente. La vita è fatta di coincidenze. Una di queste, quel corso, volle appunto che entrambi ci fermassimo a discutere perché eravamo attratti l’uno dall’altra. Da qui, ovviamente, il seguito.

Da quanto Luigino è diventato Luis?

Luigino divenne Luis nel 2012 ad un corso di formazione di un noto formatore italiano. Da quel giorno, decisi che sarei stato Luis, sia per quel che di spagnoleggiante c’è dentro di me, sia perché richiama il mio essere “caliente”. A casa, i miei familiari, mi chiamano Luigino. Ai loro occhi, sono sempre il bambino di una volta. Ti svelo un segreto. Lo sai che dentro ciascuno di noi c’è un bambino? Se, in questo momento, ritorni bambino, puoi accedere nel tuo sogno, ricollegarti alla tua pura essenza che ti consente di sentire quella libertà che tu desideri. Ad oggi, quando racconto la mia storia in giro per l’Italia, con le interviste video, o con gli articoli, ecco perché menziono sempre Luigino: riporto il lettore o l’ascoltatore alla sua infanzia, promuovo il bambino che è in lui.

Hai scritto anche un libro sulla tua vita: ce ne parli? Quando è uscito, come è strutturato, dove lo si può trovare?

Luigino ti sparo – una sconvolgente storia vera con un insegnamento per trasformare la tua vita”, è il titolo del mio secondo libro (“Luigino ti sparo” è stata la frase che mi venne detta da chi mi sparò la pallottola nel cervello, in quel magico giorno), edito dalla casa editrice IRF, ramo editoriale della nostra Fondazione Onlus Interable Research Foundation, pubblicato a febbraio del 2019. Il libro si può trovare su Amazon, sia in formato cartaceo che in ebook e ilricavato della vendita è interamente devoluto alla Fondazione, per la diffusione del neologismo Interabile. In questo libro, racconto la mia storia nei minimi dettagli, e di come abbia affrontato importanti sfide. Leggere questo libro è come leggere la storia della propria vita; qui, riporto il lettore, con degli specifici esercizi, a ricollegare la propria storia personale e affrontare traumi che, potenzialmente, potrebbero essere ancora presenti. Questo secondo libro è l’evoluzione del mio primo libro, ormai oggetto di collezione, “L’uomo con una pallottola nel cervello.

Oggi di cosa ti occupi? Qual è il tuo lavoro e la tua mission?

Oggi sono il Presidente della Fondazione Interable Research Foundation (IRF) e la mia o meglio nostra mission è aiutare gli “Esseri Umani Interabili” a riscoprire le proprie abilità, attraverso la ricerca scientifica, la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro.

Come è nata la parola “interabile” e qual è il suo significato?

Il neologismo interabile, nacque da uno studio scientifico che intrapresi all’età di vent’anni a causa della mia “disabilità”. Cercavo di capire l’origine del termine handicap e del suo significato. Rilevavo che, nel corso dei secoli, chi aveva vissuto una disabilità, era stato in grado di mettere a beneficio di se stesso e degli altri le sue abilità: questo mi affascinava. Ciò che lasciava l’amaro in bocca, era rappresentato sempre dal proferire termini offensivi, quali: handicappato, diversamente abile, diversabile o altri termini che ledono la dignità di ogni individuo. Fu così che, parlandone con il Maestro d’Arte Alfonso Caravetta, nel 2008, coniammo per mia volontà il neologismo Interabile, spiegandone il significato. Alfonso mi disse: “Luigi, tu sei abile fra gli abili. Non sei diverso da nessuno. Anzi, tu riesci a fare cose che io – così come altri – non riesco a fare”. Ciò, che Alfonso Caravetta disse, mi fece riflettere tantissimo. Fu così che, a partire dai miei precedenti studi scientifici, iniziai a studiare vari casi di persone con altre “interabilità”, e ne dedussi che ciascuno di noi utilizza le proprie abilità in primis verso se stesso e poi per gli altri. Nel 2010, forte di questo concetto, decisi e volli fondare insieme ad altre sette persone, fra cui anche il dottor Aldo Stefani, che diede un grande contributo linguistico e letterario al lemma interabile, la Fondazione Interable Research Foundation, con lo scopo di diffondere il neologismo stesso e sostituire quindi i termini che non rendono la dignità, dovuta all’individuo, così come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; affinché possa essere incluso come parola della lingua e del linguaggio e accolto dalla Comunità dei parlanti.

Hai sottoposto questo neologismo all’Accademia della Crusca per farlo rientrare nel dizionario della lingua italiana?

A dire il vero, è di recente che ho sottoposto tale lemma all’attenzione della prestigiosa Accademia della Crusca. Probabilmente, il significato sarà al vaglio e staranno per essere effettuate delle ricerche in ambito linguistico. Al momento, non siamo stati ancora contattati. Siamo fiduciosi. Ci tengo a precisare che il team della Fondazione IRF sta facendo uno studio insieme con esperti linguisti per dare un taglio scientifico a tale termine; affinché possa dare più rilevanza allo stesso. Sono certo che l’Accademia della Crusca, ne apprezzi l’importanza e la nobiltà del significato. Lungi dal voler essere presuntuoso, credo che il termine “interabile” unisca l’intera umanità, riportandola su un unico livello.

Che tipo di formazione hai seguito per diventare così resiliente e capace di affrontare con determinazione tante avversità?

Partendo dalla pallottola che mi ha donato l’infinita resilienza, seguono i miei genitori con i loro insegnamenti, la vita scoutistica con le esperienze nella natura, i vari sport estremi quali: rafting, bunjee jumping, alpinismo estremo, torrentismo estremo, speleologia, snow board, maratona di New York, che mi hanno permesso di mettermi alla prova da un punto di vista fisico e mentale, i vari corsi di formazione, le tecniche avanzate per la conoscenza dell’aspetto umano, i miei studi scientifici svolti all’Università di Ferrara dove ho conseguito la laurea, e, soprattutto, cosa non da poco, il mio scopo di vita: aiutare tutti gli “Esseri Umani Interabili” che intendono diventare resilienti per se stessi e per gli altri.

Hai mai pensato che la tua vita potrebbe diventare una produzione televisiva o cinematografica?

Claro che sì. Insieme al nostro team, abbiamo scritto una sceneggiatura emozionante e affascinante per una saga cinematografica e per una serie televisiva straordinaria. Adesso, occorre trovare i canali giusti per la realizzazione delle stesse. Siamo fiduciosi, in quanto crediamo che, con il grande schermo e la diffusione televisiva, il nostro messaggio potrà arrivare più velocemente al cuore di chi è già pronto a ricevere la scintilla che gli cambierà la vita.

Chi vorresti aiutare e chi ringraziare?

Intendo aiutare le persone, che oggi sono etichettate con epiteti offensivi: come disabili, handicappate, invalidi civili, a trasformare la propria vita in qualcosa di straordinario, così com’è stato per me, facendo sì che possano comprendere, con la loro storia di vita, quanto importante sia trasferire il loro insegnamento agli altri, soltanto se credono in loro stesse. Voglio ringraziare i miei genitori che mi hanno insegnato valori importanti insieme con mio fratello Fabio, mia sorella Mariangela, e mia moglie Anita che mi sorregge in questo mio compito; Aldo Stefani mio fraterno amico nonché co-creatore del lemma interabile che è costantemente al mio fianco; il M. d’Arte Alfonso Pietro Caravetta, che ha creato per noi il lemma interabile; e tutti gli Esseri Umani Interabili che, nella mia quotidianità, direttamente o indirettamente, mi trasmettono i loro insegnamenti di vita. Un ringraziamento speciale va al mio mentore Gianni Golfera, autore, ricercatore e ideatore del metodo Golfera, che ha curato la prefazione del mio secondo libro, e che continua quotidianamente a donarmi perle di saggezza.

Qual è il tuo prossimo obiettivo? Hai un sogno che vorresti realizzare?

Il mio o meglio nostro obiettivo è realizzare l’Istituto Internazionale Interabili, centro di ricerche e studi, con l’obiettivo di esaminare le forme di comunicazione e di applicazione di ogni essere umano interabile nel mondo. Questa raccolta d’informazioni servirà a creare un database di storie di vita, che saranno accessibili per chiunque vorrà imparare e in grado di trasformare la propria vita. Credo che, nel mondo, esistano tanti esseri speciali, in continuo divenire, così come lo sono diventato io. Queste persone hanno bisogno che qualcuno dica loro quanto siano importanti. Auguro a queste persone di riscoprire i doni di cui dispongono sin dalla nascita: che sono assopiti. Così facendo, la loro vita sarà l’opera più bella che possa esistere diventando storia da narrare.

Francesca Caggiati

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