Comunicazione politica: Bonaccini, non pensare all’elefante Salvini! … anche se ormai la frittata è fatta (di Andrea Marsiletti)

La strategia comunicativa della campagna elettorale delle regionali in Emilia Romagna è stata evidentissima fin dall’inizio: Salvini e Borgonzoni volevano portare la sfida sul piano a loro più favorevole, quello della partita nazionale, Bonaccini provava a farla rimanere sui temi regionali, convinto della bontà dei risultati ottenuti dalla sua Amministrazione.

Da una parte c’era chi inneggiava alla “liberazione dalla sinistra in Emilia Romagna, e poi dal governo impostore di Conte”, dall’altra chi ribatteva che “si vota per la nostra Regione, non per Roma”.

Il risultato è che si sono viste poche elezioni così politicizzate come queste regionali dell’Emilia Romagna. Sono state paragonate alla spallata finale, alla resistenza contro il fascismo, fin alla caduta del Muro di Berlino.

Se Bonaccini è stato abile nella comunicazione ad accreditarsi come un bravo amministratore snocciolando numeri che la Borgonzoni non è riuscita fin qui a smontare, è stato, a mio giudizio, meno lucido nel contrasto a questa politicizzazione perseguita da Salvini. La missione di Bonaccini era difficilissima per quello che rappresenta la storia dell’Emilia Romagna, ma secondo me ci ha messo del suo e ha sbandato.

Da mesi continua a ripetere “si vota per me o la Borgonzoni, non per Salvini”… ignorando la legge primaria della comunicazione del “non pensare all’elefante”. Se io dico “ti do 1 milione di euro se non pensi all’elefante”, il primo effetto che produco è di indurti a pensare all’elefante. Ogni messaggio di Bonaccini, suo malgrado, invocava lo spettro di Salvini e lo metteva al centro del campo.

A completare l’opera ci hanno pensato le Sardine, che hanno organizzato una manifestazione di piazza a Bologna che aveva come unico scopo arginare il salvinismo: o di qua o di là, o con noi o con Salvini, perchè Bolognanonsilega, Parmanonsilega, Reggioemilianonsilega, Modenanonsilega, Rimininonsilega…

Forse incoraggiati da quelle foto di piazze piene, nel centrosinistra ci si è spinti a parlare di elezioni regionali che cambiano la storia non tanto del centrosinistra, ma dell’Italia.

La frittata è fatta.

A volte bisogna prendere atto dell’evidenza. E arrendersi non è una debolezza, è una scelta. Anche Bonaccini, l’ultimo giapponese, si è adeguato all’andazzo generale e ha iniziato a dire che “se vinciamo noi, diamo un segnale a tutto il Paese”. A parti invertite, usa le stesse medesime parole di Salvini.

Salvini non aspettava altro che le regole del gioco fossero quelle dello scontro ideologico della mannaia comunismo/anticomunismo, conservazione/cambiamento, regime/liberazione, salvinismo/antisalvinismo.

Oggi chi parla di Pontremolese, di rilancio del turismo in appennino, di Cispadana, di aeroporti, fin di sanità, sembra un minimalista, se non uno scemo, che non sa leggere i tempi, che non si rende conto della battaglia campale tra il bene e il male in atto.

Negli ultimi giorni Bonaccini, poi, pare non avere più freni inibitori e scrive rivolgendosi direttamente a Salvini per dirgli che “tu sostituisci la Borgonzoni ma vinco io”, che “il leader leghista è un ospite in Emilia Romagna mentre io sono di casa”, che “io sui social faccio proposte, tu posti solo quello che mangi”. Nei fatti Bonaccini è il primo a riconoscere e legittimare Salvini come il suo principale interlocutore e avversario. Se lo fa lui perchè non dovrebbero farlo gli elettori, che già percepiscono la Regione come un’Istituzione lontana e ogni giorno sono bombardati sui social, TV e giornali da messaggi da “guerra santa”?

Salvini accetta la sfida e gli piazza 140 comizi in Emilia Romagna in venti giorni.

A Bonaccini non rimane che affidarsi a ciò che prima giudicava controproducente, al richiamo della foresta, alla tradizione della sinistra emiliano-romagnola. Tutto quello che ha fatto negli ultimi cinque anni è diventato noioso, secondario, fuorviante.

Per come si sono messe le cose, Bonaccini vincerà se l’appello antisalviniano delle Sardine smuoverà elettori di sinistra dormienti, se in Emilia Romagna il cuore della sinistra ancora pulsa.

Solo col cuore puoi toccare il cielo. Gli istogrammi non bastano più.

Andrea Marsiletti

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