
Nell’Agosto del 1944 La Gestapo, aiutata da un informatore, catturava la quindicenne Anna Frank e la sua famiglia rifugiatasi in una zona segregata di un magazzino di Amsterdam. I Frank, di origini ebree, vivevano in quel nascondiglio dal 1942 insieme ad un’altra famiglia per sfuggire alle deportazioni nei campi di sterminio, e lì venivano riforniti di cibo da alcuni amici, mentre Anna trascorreva molto del suo tempo tenendo un diario, in cui registrò le sue esperienze e paure della deportazione nell’Olanda invasa dai Nazisti.
Il 1 Agosto 1944 Anna scrisse nel diario per l’ultima volta. Tre giorni più tardi, dopo 25 mesi trascorsi nel nascondiglio, avvenne l’arresto in seguito al quale gli occupanti vennero prima mandati in un campo di concentramento in Olanda, e nel mese di Settembre Anna e la maggior parte degli altri furono trasferiti al campo di sterminio di Auschwitz in Polonia.
Nell’autunno del 1944, mentre avveniva la liberazione della Polonia ad opera dell’Armata Rossa, Anna e la sorella Margot furono spostate nel campo di Bergen-Belsen, in Germania. La sofferenze provate e le deplorevoli condizioni del campo ebbero purtroppo la meglio e le due sorelle contrassero il tifo che ne causerà la morte ai primi di Marzo 1945. Il diario sopravvisse alla guerra, poiché alcuni amici dei Frank riuscirono a salvare gli appunti scritti da Anna e li consegnarono al padre, Otto Frank, che ne curò la pubblicazione che avvenne ad Amsterdam nel 1947, col titolo di Het Achterhuis.
Il testo suscitò notevole interesse, ebbe svariate traduzioni e pubblicazioni in tutto il mondo e finì col costituire un’importante testimonianza delle violenze subite dagli ebrei durante l’occupazione nazista dell’Europa.
Alessandro Guardamagna