5 novembre 1935: viene pubblicato il gioco Monopoli

SMA MODENA
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Il 5 novembre 1935 la Parker Brothers pubblica il gioco da tavolo Monopoli.

Nel 1934 Charles B. Darrow, un ingegnere disoccupato, propose alla casa editrice Parker Brothers un gioco di sua invenzione, basato sulla compravendita di terreni e di immobili: viene rifiutato. Così Darrow produsse il gioco da solo, mettendolo in vendita in un grande magazzino di Filadelfia: le prime 5000 copie furono vendute molto rapidamente e l’anno successivo la Parker Brothers decise di acquistare il gioco.

Questa, almeno, è la storia che è stata raccontata per anni. In realtà, le cose non andarono proprio così. Il gioco che Charles Darrow propose alla Parker non era affatto una sua invenzione. Si trattava invece di una copia di un gioco (o meglio di più giochi) apparsi sul mercato con vari nomi. Il meccanismo di base del gioco era stato infatti ideato nel 1903 da una donna di nome Elizabeth Magie (si pronuncia “McGee”) la quale creò un gioco da tavolo intitolato The Landlord’s Game.

Magie era una seguace dell’economista Henry George e il gioco era stato concepito come uno strumento didattico per insegnare la sua teoria dell’imposta unica. Il gioco si svolgeva su una plancia composta da 40 caselle disposte a formare un quadrato di dieci caselle per lato. Le quattro caselle d’angolo identificavano il punto di partenza (che la Magie chiamò Mother Earth), dove si otteneva anche del denaro, la prigione (Jail), il Parco Pubblico, e la casella Vai in Prigione. Al centro di ogni lato è presente una casella che indica una ferrovia. Le restanti caselle rappresentano proprietà da acquistare o tasse/multe da pagare. In pratica la stessa struttura del gioco che Charles Darrow avrebbe poi “inventato” trent’anni dopo.

Il gioco di Magie è coperto da un brevetto statunitense del 1904 ed è stato prodotto per la prima volta nel 1906. Dall’immagine relativa alla plancia sottoposta a brevetto, sembrano mancare riferimenti ai cartoncini “Chance” e “Community Chest” (quelli che in italiano sono noti come “Probabilità” e “Imprevisti”). Una casella “Chance” appare tuttavia sin dalla prima edizione pubblicata del gioco.

Le vendite non furono molto elevate, ma il gioco divenne abbastanza popolare soprattutto nel nord-est degli Stati Uniti, subendo una leggera evoluzione.

Bisogna considerare che siamo agli inizi del secolo scorso e i giochi in scatola non rappresentavano ancora un prodotto di largo consumo, così il gioco della Magie venne spesso “copiato” manualmente, dando vita a numerose varianti casalinghe. Poco alla volta i giocatori iniziarono a personalizzare le proprietà, attribuendovi nomi di vie delle loro città e l’intero meccanismo divenne un vero e proprio “folk game”, come viene definito in americano.

Il brevetto del 1904 scade, ma nel 1921 la signora Magie (ora Phillips dopo essersi sposata) introduce alcune modifiche (probabilmente ispirate proprio alle regole casalinghe più popolari), ottenendo un secondo brevetto nel 1924. Il nuovo gioco propone due diversi regolamenti, uno più simile all’originale, l’altro influenzato dalle modifiche popolari, queste ultime molto vicine al concetto dell’attuale Monopoli. La struttura della plancia di gioco viene anche notevolmente modificata, spostando le stazioni nelle caselle d’angolo.

Il gioco cresce in popolarità e comincia a essere chiamato “Auction Monopoly” (per la particolarità che le proprietà vengono sempre messe all’asta fra i giocatori) o più semplicemente “Monopoly”.

Alcune persone brevettarono i loro set di regole. Fra questi un certo Dan Layman che nel 1932 vende la sua edizione di “Auction Monopoly” a una società di Indianapolis (di nome Electronic Laboratories), con il titolo di Finance perché i suoi avvocati lo misero in guardia dall’uso della parola Monopoly che, essendo di uso corrente, non poteva essere adeguatamente protetta. La Electronic Laboratories cedette la licenza del gioco alla Knapp Electric, che mise il gioco in commercio.

Una tale, Ruth Hoskins, imparato il gioco direttamente da Dan Layman, lo portò con sé quando si trasferì ad Atlantic City. Come già accaduto con The Landlord’s Game, Ruth giocava il gioco con i suoi amici, avendone modificati alcuni elementi. Nel gioco Finance, le proprietà sono indicate con nomi di vie e Ruth insieme ai suoi amici introduce i nomi della sua nuova città.

Di amico in amico, il gioco arriva fino a un certo Charles Todd, che conosceva personalmente quella che poi sarebbe divenuta la moglie di Charles Darrow ed è lui ad invitare la coppia a giocare al gioco e introdurre Charles Darrow alle regole di quello che, popolarmente, continuava ad essere chiamato Monopoly.

Charles Darrow introduce a sua volta alcune piccole modifiche al gioco, elabora una sua versione della plancia di gioco, come altri in passato ottiene un brevetto per la sua versione del gioco, ma diversamente dagli altri decide di chiamare il gioco Monopoly.

Darrow inizia una produzione artigianale del gioco, che poi verrà acquisito dalla Parker e immesso sul mercato in una versione del tutto simile a quella attualmente disponibile.

In realtà, quando la Parker Bros. acquisisce i diritti per la pubblicazione di Monopoly, sa perfettamente dell’esistenza degli altri giochi e, allo scopo di proteggere i propri copyright, acquisisce i diritti sia di The Landlord’s Game sia di Finance (in questo secondo caso acquisendo l’intera casa editrice). Al fine di evitare possibili somiglianze, i due titoli vengono però immessi sul mercato con notevoli modifiche sia grafiche che strutturali.

Tutta la vicenda resta nascosta per decenni, fino a che Ralph Anspach realizza e commercializza il gioco Anti-Monopoly, venendo accusato dalla Parker di violazione dei suoi diritti sul gioco Monopoly. La causa si trascina per anni, con numerose sentenze contrarie a Ralph Anspach, fino a che, quasi per caso, l’autore di Anti-Monopoly non scopre la vera storia e arriva a ottenere una sentenza favorevole da parte della Corte suprema degli Stati Uniti, che stabilì, una volta per tutte, che il gioco Monopoly non poteva essere considerato un’invenzione originale di Charles Darrow.

Nel corso del dibattimento, molte persone testimoniarono di aver giocato un gioco da tutti chiamato Monopoly ben prima dell’uscita del gioco di Charles Darrow.

Più semplice è invece la storia dell’edizione italiana, ma anche in questo caso non mancano elementi interessanti. Il gioco venne commercializzato a partire dal 1935 da una nuova casa editrice: Editrice Giochi. La società, fondata da Emilio Ceretti con un gruppo di amici, era intenzionata a commercializzare il gioco nella sua veste originale dopo che la Mondadori vi rinunciò e propose allo stesso Ceretti di distribuirlo; ma essendo in pieno regime fascista, le leggi dell’epoca proibivano l’utilizzo di nomi inglesi. Così venne deciso di italianizzare il marchio, mantenendo al contempo la pronuncia all’inglese. Il gioco divenne quindi Monòpoli e non Monopòli, come sarebbe stato più corretto da un punto di vista linguistico dato che monopoly è traducibile letteralmente con monopolio, e per moltissimi anni venne commercializzato con l’accento sulla seconda “o”, proprio per evitare errori di pronuncia.

I nomi delle vie erano quelli della Milano dell’epoca, con l’eccezione di Vicolo Corto e Vicolo Stretto, ma dopo la caduta di Mussolini alcuni nomi, come Via del Fascio, vennero sostituiti con altri più “neutrali”.

Da allora il gioco è rimasto praticamente inalterato nella sua struttura di base, tranne che per la modifica di alcune regole.

Il nome dei toponimi (vie, larghi, piazze, giardini e parchi) rientra nelle personalizzazioni nazionali del gioco e si riferisce, nell’edizione originale americana a toponimi presenti ad Atlantic City (New Jersey) e dintorni, e nelle edizioni europee a toponimi presenti nelle città capitali (Londra, Parigi, Berlino, Copenaghen), talvolta adattati. In altri casi (Austria, Belgio) vengono assunti i principali nomi di via dalle maggiori città dei rispettivi Paesi.

L’edizione italiana riporta invece toponimi ideati da Emilio Ceretti, che prese liberamente spunto dalla toponomastica di Milano (dove viveva e sede della casa produttrice del gioco). Esistono infatti ancor oggi a Milano: viale Gran Sasso (nel gioco è chiamata bastioni), viale Monte Rosa, piazza Vesuvio, via o piazza Accademia, via Verdi, via Raffaello Sanzio, via Dante, corso Vittorio Emanuele (nell’edizione del periodo fascista via Vittorio Emanuele era al posto di via Marco Polo), via Marco Polo, via Magellano, corso Cristoforo Colombo, Stazione Ferrovie Nord, piazza Costantino, viale Traiano, piazzale Giulio Cesare, corso Littorio (ora corso Matteotti, nell’edizione del periodo fascista largo Littorio era al posto di largo Augusto), largo Augusto e via dei Giardini.

Parco della Vittoria, uno dei “terreni” presenti nel gioco, è una traduzione adattata dal nome inglese Boardwalk, che si riferisce al lungo mare della città di Atlantic City, New Jersey. Il nome italiano è un toponimo comune, ma nella sua traduzione italiana non si riferisce ad alcun luogo reale. Insieme a Viale dei Giardini (Park Place), costituisce il lotto di maggior valore del gioco, identificato dal colore viola nell’edizione italiana: Parco della Vittoria costava nell’edizione originale 40.000 lire, aggiornato oggi a 400 euro. Dato che spesso, specie nelle fasi avanzate del gioco, il pedaggio necessario per sostare sulla casella attrezzata con hotel è elevatissimo, la locuzione Parco della Vittoria è diventata una antonomasia per indicare un posto di gran lusso, o molto costoso.

Altro aspetto interessante è la tematizzazione dei toponimi: vie inventate da Emilio Ceretti (fucsia), montagne (azzurro), istruzione superiore (arancio), artisti (marrone), navigatori (rosso), impero di Roma I (giallo), impero di Roma II (verde), vie lussuose (viola).

In URSS il Monopoli era vietato per via del suo carattere capitalistico. Solo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica fu creata una versione del gioco in cirillico. A Cuba, invece, ancora oggi il Monopoli è considerato dalle autorità eccessivamente vicino alle idee del capitalismo, ed è sottoposto a bando sin dagli inizi del governo di Fidel Castro sull’isola.