
26/11/2009
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Sono 500. Potrebbe sembrare un numero elevato ma se ad essere in 500 sono gli esemplari di un’antica razza autoctona, tipica delle montagne dell’Appennino Parmense, allora il dato non può lasciare tranquilli. È proprio per scongiurare il pericolo di estinzione della Pecora cornigliese che la Provincia è impegnata a promuovere diverse azioni mirate alla sua tutela e valorizzazione, tra cui la richiesta di fare di questa razza un futuro presidio Slow Food.
Con la sua lana sono già stati tessuti stole e tappeti, e con il latte già cagliati i formaggi. Ma questo ovino fornisce un’altra ragione in più per difenderne la razza: le sue carni. Una “felice scoperta” per Matteo Malpeli del ristorante “Antica Cereria” di Parma che insieme alla moglie Cinzia Vecchi ha raccontato oggi in Provincia il motivo della sua partecipazione al progetto “Biodiversità in tavola” che porterà nei prossimi due week-end – 28 e 29 novembre, 5 e 6 dicembre – sui deschi di nove ristoranti del territorio i piatti cucinati con le preziose carni.
Dalla cacciatora di agnello con polenta, alla tagliata di pecora con rucola e pomodorini, dalle costolette d’agnello alla griglia, alla pasta fresca al sugo d’agnello, fino alla tartare.
Insomma una speciale offerta gastronomica per solleticare i palati e allo stesso tempo dare maggiori “prospettive di mercato” per favorire così la continuazione dell’allevamento.
La promozione della pecora cornigliese, come ha detto oggi alla presentando l’iniziatiava il vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari è certamente una sfida ma anche “un arricchimento del paniere dei prodotti d’eccellenza che questo territorio è in grado di offrire. In questo modo si valorizza il territorio e si salva la biodiversità agraria del parmense, un processo che ci ha già visti impegnati con la razza del cavallo bardigiano poi sul maiale nero e ora per la pecora cornigliese”.
Il progetto, per realizzare il quale si è attivata da subito anche la Camera di Commercio di Parma, ha fra i propri sostenitori, oltre alla Regione e al Parco Nazionale, anche il parco regionale delle Valli del Parma e del Cedra. “Questa per noi è una iniziativa strategica, per garantire la presenza delle greggi e l’economia dei nostri territori. Siamo impegnati a far sì che l’agricoltura dialoghi col turismo e che gli agricoltori diventino protagonisti della filiera.”– ha sottolineato il presidente Agostino Maggiali.
Convinto della bontà del progetto anche il sindaco di Monchio Claudio Moretti che insieme a quello di Corniglio e alla Comunità montana ha patrocinato l’evento. “Non c’è salvaguardia senza economia non dobbiamo dimenticare il passato ma fare in modo che diventi un valore. La pecora cornigliese può davvero diventare il veicolo per portare gente in Appennino” – ha detto Moretti.
“L’auspicio è questa iniziativa sia da traino perché la pastorizia porta con sé un patrimonio di tradizioni e cultura prezioso” ha spiegato Raffaele Manini direttore di Apa, l’associazione a cui spetta il compito di tenere il registro anagrafico. Con lui all’incontro anche il veterinario Luigi Cristini, che insieme a Alberto Sabbioni, docente dell’Università di Parma, segue fin dall’inizio il progetto di tutela della razza della pecora cornigliese.
Un lavoro che impegna già da qualche anno la Provincia e al quale, con l’evento dei prossimi weekend, si aggiunge un ulteriore tassello: quello dei ristoratori.
“A noi interessa tutto ciò che è di Parma e vogliamo estrapolare ciò che il territorio produce, siamo il motivo in più per la salvaguardia di questa pecora” – spiegato Matteo Malpeli a nome dei gestori dei locali coinvolti.
Ad aderire nel primo week end saranno otto ristoranti di montagna, tra Corniglio e Monchio: ristorante Ghirardini di Bosco, trattoria Da Vigion di Ghiare, trattoria Da Berto a Mossale inferiore, ristorante Da Rita e ristorante Jack a Valditacca, trattoria Da Mirka a Rigoso, trattoria Da Berto a Monchio e agriturismo Cà d’Archimede a Pianadetto. Il 5 e 6 dicembre i piatti a base di pecora si potranno invece gustare a Parma, al ristorante Antica Cereria.
Il programma è disponibile sui siti www.agriparma.it e www.parchi.parma.it
L’iniziativa è promossa e finanziata da Provincia di Parma e Parco regionale delle valli del Parma e del Cedra, e realizzata il patrocinio della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Monchio e Corniglio, della Camera di Commercio, del Parco nazionale Appennino Tosco Emiliano, dell’Appennino Parma Est, dei Parchi e Riserve dell’Emilia Romagna, dell’Apa e della Strada del Prosciutto e dei Vini dei colli.
La Pecora cornigliese
Storia: la Pecora cornigliese (o del Corniglio), originaria dell’alto Appennino parmense, fu ottenuta alla metà del ‘700 dai Borboni, mediante incroci fra pecore locali e la pregiata razza Merinos spagnola. Agli inizi del ‘900 un diverso orientamento nelle produzioni indusse a migliorare la razza per l’attitudine carne attraverso incroci con Arieti bergamaschi.
Zona di allevamento: originariamente diffusa nel solo Appennino Parmense, trova attualmente diffusione anche nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia e Ravenna.
Consistenza: nel 1994 (dati Fao) risultavano censiti non più di 50 capi della razza Corniglio. La consistenza attuale in provincia di Parma è intorno alle 500 unità (dati Apa, 2008). Nonostante ciò è attualmente considerata a rischio di estinzione.
Caratteristiche: è una razza di grande mole, la testa è priva di corna in entrambi i sessi, le orecchie sono lunghe, larghe e pendenti. La testa e l’estremità degli arti sono fortemente picchiettati e/o macchiati di nero. Il vello bianco (a volte macchiato) ricopre anche il ventre, la parte superiore degli arti e, parzialmente, la parte frontale della testa. La razza è assai longeva e prolifica grazie ai frequenti parti gemellari.
Attuale impiego zootecnico: si tratta di una razza a triplice attitudine, in cui attualmente prevale quella per la produzione della carne; vista la grande mole, le masse muscolari compatte e la scarsa adiposità, si presta alla produzione di agnelloni e castrati.
“I custodi della razza”: gli allevatori di Pecora cornigliese in provincia di Parma
– Giovanni Ficai, Fornovo Taro
– Gianpaolo Fornari, Neviano degli Arduini
– Angelo Iotti, Terenzo
– Onorato Irali, Palanzano
– Mulino della Vaccareza, Loc. Castellonchio di Berceto
– Giovanna Perdelli e Riccardo Bacchieri, Loc. Rigoso di Monchio delle Corti
– Giuseppe Ricci, Loc. Pianadetto di Monchio delle Corti
– Elisabetta Magnani, Loc. Fornio di Fidenza