
Premessa necessaria: i primi tre vincitori sono i conduttori in ordine di apparizione.
Claudio Baglioni, finto antipatico, ti ripiazza tutto il suo repertorio in eurovisione;
Michelle Hunziker, che da sola ha spostato almeno un 15% di share ignorante. Ma lei è tutto tranne che ignorante. Bellissima, competente, femmina alfa… taaac;
Pierfrancesco Favino, l’asso vincente. Il guitto che ti rianima il rigido protocollo della gara. Lui va a ripescare i grandi del varietà italiano… Sordi, Noschese Manfredi etc… rivisitati. Poi, quasi verso la fine dell’ultima serata, dopo tanto utilissimo servizio di sala, ti piazza il colpo da maestro del monologo in grammelot maghrebino. 10 con lode!
Premessa tecnica: il voto è dato dalla sommatoria di tre indicatori sintetici: 1. Qualità musicale; 2. Qualità del testo; 3. Qualità dell’arrangiamento. Siccome l’orchestra pop di Sanremo è di grande livello, raramente la qualità dell’arrangiamento è sotto il 6. Questo alza la media complessiva, e spesso motiva quasi da solo il superamento del 6.
Ed ora i concorrenti, in ordine di apparizione nell’ultima serata:
Luca Barbarossa 6/7 – Canzone bella, nella sua discrezione. Eseguita con dignità e savoir fare romanesco.
Red Canzian 6 1/2 – Tra gli ex Pooh, l’unico che si salva. Pezzo d’assalto, con nostalgia ben calibrata.
The Kolors: 7 + – Messi bene in scena, cantante carismatico. Pezzo che buca il video.
Elio ELST: 6 – Avevano promesso di sciogliersi a dicembre. Sarebbe stato meglio. Un 6 esclusivamente politico. I talent logorano anche i giudici, alla lunga.
Ron: 6/7 – Un autore e interprete molto raffinato. Ormai però appoggiato e appagato.
Max Gazzè: 7 + – Bella mossa. Si riprende un ruolo autorale, dopo qualche marchetta.
Annalisa: 6/7 – Tecnicamente brava, ma divisa tra talento e sanremite (malattia di chi non va oltre l’Ariston). Canzone ben confezionata, ma nel clichè.
Rubino: 3 – Inguardabile. Inascoltabile. Ultimo… e non nel senso evangelico.
Decibel: 7 + – Pezzo un po’ statico, ma destinato a crescere alla distanza. Ruggeri resta uno degli autori italiani di maggiore qualità, quando vuole.
Vanoni: 6 – Esiste la pensione. Va utilizzata bene. Non puoi presentarti con la voce in decomposizione. Stesso errore di Patti Pravo. Più furba Mina, con il trucco Tim. Peccato… a me piace molto di più la Vanoni.
Caccamo: 4 – Il semitono è importante nella musica occidentale. Lo prendi sotto e si sente molto bene. Ma chi lo ha fatto arrivare su quel palco, sto caruccio?
Lo Stato Sociale: 7 1/2 – Hanno capito molto. Forse non tutto, ma molto più degli altri.
Spodestato Elio, rievocato Rino (Gaetano). La mossa della vecchia che balla (metafora dell’Italia) è da maestri. Quasi primi.
Fogli/Facchinetti: 4 – Verdi fece una grande invenzione: la casa di riposo per musicisti.
Diodato, Paci: 7 1/2 – Una delle canzoni più interessanti e più connesse al nuovo sound internazionale. Diodato si scordi Sanremo. Non ne ha più bisogno.
Roy Paci… Chapeau!
Nina Zilli: 6 1/2 – Le manca sempre qualcosa. Una Milva mancata. Brava, preparata, con personalità. Le manca la finezza musicale. Dici poco? (Manca anche alla Pausini, sia chiaro)
Noemi: 6/7 – Un’interpretazione alla Gabriella Ferri, fatta apposta per attirare ululati, ma che in realtà esce alla distanza. A Noemi serve un musical, qualcosa di teatrale, per fare uscire la sua arte.
Moro Meta: 7 + …declassato a 3 per la furberia d’approccio. Moro, specializzato in vittorie a Sanremo e testi impegnati di maniera, si tuffa in un’operazione perfetta con il genietto Ermal Meta. Gli va bene tutto… anche l’incidente del plagio. Ma la canzone resta bruttina.
Mario Biondi: 7 + – Un interprete di grande raffinatezza. Senza ansia da prestazione, porta un vero bijoux a Sanremo, sull’onda nobile dei grandi incompresi (Bindi su tutti, il più jazz della scuola genovese)… e pensare che ho condiviso un “Sanremo litfing” con lui, anni fa.
Le Vibrazioni: 6/7 – Come Noemi, giocano ai fuori luogo. In realtà centrano il pezzo.
Avitabile/Servillo: 8 – La parte pura del “Moro pensiero” la vedi negli occhi di Enzo.
La parte nobile di “Meta” la rileggi in prospettiva nel Servillo.
Una canzone che si sposa al monologo di Favino: vincono loro!
Riepilogo: 1° Avitabile/Servillo – 2° a pari merito: Diodato e Lo Stato Sociale – 3° a pari merito: Ruggeri, Gazzè, Biondi, The Kolors.
Alberto Padovani