Rugby Parma si prepara a festeggiare i 90 anni e guarda al futuro con l’obiettivo di riconquistare la Serie A. INTERVISTA a Bernardo Borri, presidente Rugby Parma

Bernardo Borri (foto di Andrea Sicuri)

Riportare la Rugby Parma al blasone di un tempo, quello degli anni Cinquanta quando una mitica squadra conquistò ben tre scudetti. È con questo spirito che la società si appresta a celebrare i 90 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1931, Covid-19, permettendo naturalmente.
Nel frattempo è stato creato il comitato d’onore per il novantesimo che sarà presieduto da Giancarlo Dondi, presidente onorario FIR, già giocatore e presidente della Rugby Parma e della stessa Federazione Italiana Rugby. Fanno parte del comitato diverse persone che hanno contribuito a fare la storia della società, ma anche tantissimi rappresentanti delle istituzioni a livello locale e nazionale e, fra questi, il presidente del Coni Giovanni Malagò. Per parlare delle celebrazioni e degli obiettivi per il futuro abbiamo intervistato il presidente Bernardo Borri.

“Abbiamo creato un’apposita commissione – spiega Bernardo Borri – per organizzare iniziative che in un primo momento avremmo voluto durassero per tutto l’arco del 2021, a partire dall’evento di apertura con tutto il comitato d’onore. Ma probabilmente ora dovremo posticipare, sperando che la situazione si normalizzi.

L’obiettivo è quello di celebrare un traguardo importante, quello dei 90 anni, per ricordare la storia gloriosa del Rugby Parma a partire dai tre scudetti degli anni 50’, quando si diceva che il nostro sport era più seguito del calcio (1950, 1955, 1957, oltre a tre secondi posti, alla vittoria dello scudetto della squadra riserve 1954 e al primo tricolore giovanile 1955 ndr). E poi ci sono gli anni 2000. Con l’avvento del professionismo grazie a Overmach, che ha fatto grandi investimenti, abbiamo ottenuto eccellenti risultati, come la conquista di tre Coppa Italia e buoni piazzamenti nelle coppe europee.

Quanto vi ha messo in difficoltà la pandemia?

Devo dire che abbiamo reagito bene, grazie soprattutto a un gruppo di giovani dirigenti. Durante il lockdown ci siamo organizzati con “Rugby Parma a casa tua” che dava possibilità di mantenere i contatti e fare attività fra le mura domestiche. Poi con la riapertura, nel pieno rispetto delle norme sulla sicurezza sanitaria, abbiamo ripreso gli allenamenti e realizzato un campo estivo per i ragazzi, un servizio importantissimo per le famiglie. Ora tra sanificazioni, test e controlli navighiamo a vista. L’ultimo dpcm ha vietato i contatti e dalla under 14 in giù facciamo allenamenti individuali.

La tua presidenza è iniziata ormai 10 anni fa con un progetto nuovo, come sta andando?

Abbiamo abbandonato il professionismo, siamo ripartiti praticamente da zero, puntando sulle giovanili. Al centro c’erano e ci sono i ragazzi con la loro crescita sportiva, educativa e culturale. I numeri ci hanno dato sempre ragione perché ogni anno abbiamo aumentato gli iscritti. Abbiamo aperto anche ai più piccoli con il rugbytots, poi c’è il minirugby, l’under 6, 8, 10, 12, 14 e tutte le giovanili. Quest’anno avremo non solo la prima squadra ma anche una seconda seniores e da qualche tempo abbiamo una squadra di rugby al tocco di seniores. Proprio in questi giorni sono in corso le iscrizioni, noi contiamo di raggiungere le 350 – 400 persone.

E i risultati sono arrivati?

A livello giovanile siamo già un’eccellenza. Stiamo raccogliendo i frutti di quanto seminato. Due anni fa, abbiamo vinto con i nostri ragazzi dell’under 16 il titolo nazionale e questo è un segno, una riprova della bontà del progetto. Poi lo scorso campionato si è fermato a febbraio, il rugby è stato il primo sport a fermarsi.

Come spieghi il grande affetto che c’è attorno alla società?

Abbiamo sempre rappresentato il rugby a Parma, in città è stata la prima squadra. Poi per fortuna sono arrivati altri come gli Amatori, il Noceto e il Colorno e il movimento è cresciuto. Abbiamo anche creato un’associazione “I Cuori Gialloblù” che ha proprio l’obiettivo di rinsaldare il legame forte che c’è sempre stato tra la squadra e il tessuto sociale, culturale ed economico. L’associazione, presieduta da Rocco Ferrari, è un ottimo supporto per riportare le persone ad un senso di partecipazione attiva verso le società.

Quali sono gli obiettivi per il futuro?

Un primo obiettivo di breve periodo è quello di riportare la prima squadra a un livello più adatto alla storia e al blasone, cioè come minimo alla Serie A e poi eventualmente alla Top10, con le squadre che lottano per il titolo. Questo lo vogliamo ottenere stringendo alleanze con le altre realtà rugbistiche del territorio perché è inutile pestarci i piedi tra di noi, unire le forze è sempre meglio ed è lo spirito di fondo di questo sport. In primis abbiamo stretto un accordo con le Zebre che prevede rapporti di cooperazione anche dal punto di vista tecnico. Per le Zebre è un modo per integrarsi di più in città e superare l’anomalia di non avere un settore giovanile; i nostri ragazzi invece, elevano la loro qualità: vedono da vicino i campioni, li conoscono, si immedesimano e sono più portati a tifare per la squadra.

Da quest’anno poi ci siamo ulteriormente ristrutturati facendo un investimento importantissimo portando con noi Roland de Marigny ex nostro giocatore e della nazionale oltre che allenatore: è il nostro nuovo “director of rugby”. Abbiamo con lui un progetto triennale, sarà supervisore dal punto di vista tecnico, per dare una filosofia di gioco complessivo a tutte le squadre e svolgerà anche un ruolo dirigenziale per impostare progetti di sviluppo.

Abbiamo come progetto anche quello di migliorare la nostra struttura sportiva partendo dai campi da gioco. Sotto questo aspetto siamo un po’ carenti, già l’anno scorso siamo intervenuti in questo senso, ma vorremmo ampliare la struttura verso sud, dove il Comune dovrebbe concederci lo spazio.

Manca un grande sponsor come fu Overmach nei primi anni 2000?

Quegli anni sono irripetibili da questo punto di vista perché dal 2008 è cambiato il mondo, i numeri delle sponsorizzazioni non potranno più essere quelle di allora. Ora abbiamo per fortuna una pluralità di sponsor che ci sostengono e che credo siano felici di constatare come il loro aiuto contribuisca alla crescita e al successo dei settori giovanili, che avremo sempre a cuore.

Tatiana Cogo

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