
Conosco bene la produzione di Francesco Bianconi & Co da Montepulciano. Se non benissimo.
Ho avuto anche la fortuna di invitarli, in veste di organizzatore, a Colorno (PR), una vita fa, per una serata davvero riuscita nella Reggia. Non nel parcheggio di un centro commerciale, per dire.
Ho seguito la loro discografia con molta attenzione, recuperando gli esordi che mi ero perso, fino alla sosta/scissione voluta dallo stesso Bianconi che si buttò nel solismo tragico, per poi ricomparire con un duetto tra il fascinoso e l’improbabile con Baby K.
Ritengo che la sua capacità di scrittura sia stata una delle più invidiate/emulate dalla mia generazione post-post-post tutto. La capacità di metafore spiazzanti, l’acidità misurata, il romanticismo decadente, il gusto citazionista battiatesco… Bianconi ci ha insegnato a scrivere testi, come De Gregori insegnò alla generazione postsessantottina, dandogli una ciambella di salvataggio per non affogare nel cantautorato. L’altra ciambella gliela diede Lucio Dalla… Ma di questo parleremo in altre puntate.
Credo che anche i Baustelle ci hanno offerto diverse ciambelle di salvataggio dalla mediocrità musicale, se pensiamo ad alcune canzoni ed alcuni album… Da parte mia vi offro queste due playlist, che testimoniano come non stia affrontando il tema in modo snob o con leonismo rancoroso da tastiera:
https://open.spotify.com/playlist/5j1lE2Y8nWUCXQLipbARDL?si=09f08b14fd3a49f3
https://open.spotify.com/playlist/4EZ3ZvYW12rlE7HwUwKdux?si=403ed1c008a0426c
Ecco, questa non è una recensione, non lo può essere perché, credo oggettivamente, non sia possibile recensire “El Galactico”, se pensiamo che viene dagli stessi autori, artisti, musicisti che hanno partorito il “Fantasma”, “Amen”, ci metto anche “I mistici dell’occidente” e vari singoli notevoli di inizio millennio, in un periodo che aveva bisogno di cose così.
Ci sta la stanchezza, l’ispirazione calante… Ci sta tutto.
Ma non vorrei essere io a non aver capito gli ultimi Baustelle, la cui canzone di punta sembra una B-Side di Viola Valentino. Certo, non escludo di sorprendermi a canticchiare “L’arte di lasciare andare” sulla battigia di “Pesaro” quest’estate, in un day off in partenza o ritorno da un viaggio. Certo, ci sta la leggerezza, ma qui non è certo quella calviniana… Qui si gioca scientemente al ribasso: poppetto.
Ditemi se è voluto. Ditemi se è una scelta estetica che capirò tra cinque anni.
Perché un po’ è già successo con “L’Amore e la Violenza”, che a suo tempo avevo sottovalutato e un po’ disgustato, salvo poi capirne almeno in parte la portata.
Ma se già “Elvis” mi ha fatto storcere il naso, soprattutto nella seconda parte, con canzonette del tutto dimenticabili e un finale poco significativo, “El Galactico” mostra tutta la corda, sia sulle musiche che sui testi, che sulla scelta di arrangiamento.
Certo, ho visto che stanno preparando un festival nella prima estate: gli auguro che ci sia un sacco di gente e che sia divertente. Ma non siamo in California, ne a “Lanzarote” come loro vorrebbero: siamo in un’Italia drammaticamente al ribasso, come viene cantato in “Giulia come stai” e “Canzone verde amore tossico”.
Certo, la copertina è bellissima… Mi torna in mente “Reveal” dei REM… Come sempre loro curano l’estetica, sono stilosi… Forse poi i Baustelle vogliono parlare alle nuove generazioni, sicuramente …e farebbero bene, che ai concerti non ci vanno i noiosi quarantenni/cinquantenni etc… (ma ne siamo proprio sicuri?).
Oppure stanno giocando con un’operazione nostalgia: “Spogliami” è la tipica canzone sanremese… Ma il giornalista che gli da 8 stelle su 10 per questo album dimenticabile ha scritto che non vanno a Sanremo, perché sono alternativi. Allora sono io che non ho capito cosa significa oggi, nel 2025, essere alternativi. A me sembrano canzoni frettolose, ma non nel senso virtuoso del termine.
Salvo solo il finale di “La nebbia” e “Non è una fine“, dove riappare una voglia di rialzare lo sguardo e di alzare il livello musicale, ripescando suoni fascinosi alla Gainsbourg.
Attendiamo il sacro giudizio del Premio Tenco – sacro depositario di ciò che resta della “canzone d’autore” in Italia – dove “Elvis” arrivò nella cinquina. Per fortuna, in quella cinquina c’erano sia Vinicio Capossela con “Tredici canzoni urgenti” che Niccolò Fabi con “Andare oltre” …quindi album e singolo furono assegnati a loro.
Ora, per chiudere queste amare note, spiegatemi gli ultimi Baustelle. Io non li ho capiti.
Anzi, per dirla tutta, non mi piacciono per niente e trovo poco senso in quello che fanno.
Ascolta qui “El Galactico”
Alberto Padovani
Recensioni necessarie #12