Frana di Lamino, si cerca la soluzione

SMA MODENA
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29/12/2010
h.16.40

E’ una frana complessa quella del Lamino, a Valmozzola nel Parmense. Una massa di terra che avanza con moto rotatorio per un chilometro e mezzo per poi compiere un salto di alcuni metri, una vera e propria colata di fango che si mischia all’acqua delle sorgenti e, più liquida, riprende rapidamente la discesa verso valle lungo il rio delle Marne. Una caduta rapida di melma che a una velocità di dieci metri al giorno, raggiunge il letto del Taro.
Sul ponte della Fondovalle (la provinciale 308) , unico ostacolo nell’incedere della frana rimasta inattiva dal 1946, è arrivata questa mattina l’assessore regionale alla Difesa del Suolo Paola Gazzolo per compiere insieme al presidente Vincenzo Bernazzoli, al sindaco di Valmozzola Claudio Alzapiedi e ai tecnici della Provincia di Parma, della Regione e dell’Agenzia di Protezione Civile, una valutazione sulle possibili soluzioni.
Il sopralluogo si è svolto in diversi punti lungo il fronte della frana: salendo a monte, al “motore” che genera lo smottamento, poi a metà strada alla strozzatura o bocca di forno, quasi una betoniera che impasta fango e acqua, fino a valle. E’ lì che, seguendo le indicazioni del Servizio Viabilità della Provincia, si lavora con lo scavatore per tenere il più sgombro possibile la luce del ponte, evitando che la frana se lo porti via. Ed è sempre lì che svolgono il monitoraggio i volontari della Protezione Civile che controllano l’andamento della frana. Con Gazzolo, Bernazzoli e il sindaco Azapiedi, (presenti anche assessori comunali), c’erano gli assessori provinciali Andrea Fellini (Viabilità) e Ugo Danni (Difesa del suolo), il responsabile del Servizio gestione emergenze della Protezione civile regionale Maurizio Mainetti, il responsabile del Servizio Tecnico di Bacino Gianfranco Larini, i dirigenti della Provincia Ermes Mari (viabilità) e Gabriele Alifraco (Ambiente), tecnici del Servizio sismico e dei suoli della Regione.
Dopo il sopralluogo amministratori e tecnici hanno individuato alcuni approfondimenti a cui dare corso per scegliere la migliore soluzione possibile. Due sostanzialmente le ipotesi da verificare: quella meno onerosa e più rapida comporterebbe il proseguimento dell’attuale gestione della frana, con un attento monitoraggio e rimozione del fango dalle arcate del ponte. Quando la stagione lo permetterà verrà eseguito un drenaggio superficiale per canalizzare l’acqua, rallentando così il cammino della frana e favorendo la sua stabilizzazione con opere di manutenzione. La seconda ipotesi, più onerosa e con tempi di realizzazione più lunghi, prevede la sostituzione del ponte con un nuovo viadotto. Su entrambe si produrrà una stima dei costi e una verifica di fattibilità. Fra gli elementi al centro dell’attenzione degli amministratori anche quello della strada Lamino che, se compromessa dalla situazione di smottamento, comporterebbe l’isolamento della quindicina di famiglie che abitano la frazione oltre che di un’azienda agricola.
E’ un problema complesso – ha detto Bernazzoli al termine dell’incontro – abbiamo però necessità di individuare in tempi brevi una soluzione. Abbiamo quindi bisogno di recuperare risorse importanti perché non è possibile gestire con risorse ordinarie un problema di questo genere e abbiamo al necessità di decidere se si vuole fare un intervento strutturale, rifacendo un viadotto di più ampie dimensioni e o se si gestisce l’esistente, con una manutenzione straordinaria. Tutte soluzioni costose e molto diverse fra loro. Nel giro di dieci giorni individueremo quella da perseguire”.