Parma: per la manifattura si consolida il calo di produzione

di AndreaMarsiletti2

Si fanno più intensi i segnali di rallentamento per la manifattura parmense, che già aveva chiuso il primo trimestre 2025 con una lieve flessione della produzione (-0,2%) ma, comunque, si era salvata sul piano del fatturato, salito dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il bilancio del primo semestre, invece, è negativo sia per i volumi (-3%, valore doppio rispetto a quello medio regionale) che per il fatturato, che ha evidenziato una flessione dell’1,5% rispetto al primo semestre 2024 (-1,3% quello emiliano-romagnolo) nonostante la più modesta flessione dei mercati esteri (-0,7%).

A evidenziarlo sono le analisi dell’ufficio Studi e statistica della Camera di commercio dell’Emilia sui risultati dell’indagine congiunturale del sistema camerale sulle piccole e medie imprese.

Analizzando i principali settori produttivi, tra i settori che hanno registrato qualche crescita dei volumi rispetto al primo semestre 2024 si collocano la lavorazione dei minerali non metalliferi (vetro, ceramica, materiale edilizio), con un +2,3% e l’industria del legno e mobile (+2,5%). In calo, invece, tutti gli altri comparti, con il tessile-abbigliamento-cuoio e calzature a -4,8%, le industrie meccaniche-elettriche e di mezzi di trasporto in flessione del -3,8%), le industrie dei metalli a -3,1% e le industrie alimentari e delle bevande  in lievissimo calo (-0,1%).

Il fatturato complessivo, come si è detto, è sceso dell’1,5% rispetto al primo semestre 2024, dato leggermente peggiore del -1,3% registrato a livello regionale.

Gli unici dati positivi riguardano i settori che hanno registrato aumenti produttivi, con l’aggiunta di un agroalimentare che, risultando pressoché stabile in termini di produzione, ha visto aumentare un po’ il fatturato.

In dettaglio, le industrie della lavorazione di minerali non metalliferi hanno incrementato il valore della produzione del 4,4%), seguite da alimentari e bevande (+1,5%, con un +4,0% sui mercati esteri) e dal legno- mobile (+0,6% e +2,7% sull’estero).

In calo, sia sul mercato interno che nelle esportazioni, troviamo i comparti tessile-abbigliamento-cuoio e calzature (-4,7% e -2,4% sull’estero), industrie meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto (-2,3% e -0,2% sull’estero) e, infine, le industrie dei metalli (-2,1% e -1,0% sull’estero).

Gli ordinativi totali – secondo le analisi della Camera di commercio dell’Emilia – sono risultati in lieve crescita dello 0,3% (rispetto al -0,1% regionale) e quelli esteri sono in aumento dello 0,5% (contro un +1,0% regionale).

Un dato modesto, ma positivo, che interessa soprattutto la meccanica (+5,6% e +1,3% sull’estero), il legno e mobile (+1,2% e +9,1% sull’estero), la lavorazione dei minerali non metalliferi (+0,3% totale). Trend complessivo confermato per le industrie alimentari e delle bevande (che comunque evidenziano un +2,2% sugli ordinativi dall’estero), mentre sono in calo il tessile-abbigliamento-cuoio e calzature (-4,8% complessivo, -3,1% sull’estero) e le industrie dei metalli (-3,7% e -1,6% sull’estero).

Le settimane di produzione assicurate a Parma dalla consistenza del portafogli ordini alla fine del secondo trimestre sono 15,3 (12,0 il dato medio regionale), con la seguente specifica per settori: industrie dei metalli 9,8; industrie alimentari e bevande 13,2; tessile-abbigliamento-cuoio e calzature 8,5; legno e mobile 7,1; meccanica-elettrico e mezzi di trasporto 20,5; lavorazione di minerali non metalliferi 35,2.

Il grado di utilizzo degli impianti è al 76,9% (rispetto al 74,3% medio regionale e leggermente in crescita rispetto al 75,4% del primo trimestre), con le industrie dei metalli al 76,2%, quelle del settore alimentari e bevande al 76,7%, le aziende del tessile-abbigliamento-cuoio e calzature all’83,1%, quelle del legno e mobile al 71,2%, le industrie del meccanico-elettrico e mezzi di trasporto all’82,1% e le imprese della lavorazione di minerali non metalliferi all’83,5%.

Per quanto riguarda le previsioni di produzione per il terzo trimestre 2025, il 61% delle imprese ipotizza stabilità generale, il 21% aumento e il 18% diminuzione.

Per quanto riguarda le previsioni di ordinativi, il 57% ipotizza stabilità, il 23% aumento e il 19% diminuzione; valori che – se riferiti ai mercati esteri – evidenziano una stima del 53% per la stabilità, 27% per un aumento e 20% per un calo.

Sul fatturato ci sono previsioni di crescita che provengono dal 28% delle imprese, mentre il 54% ritiene si vada verso la stabilità e il 19% ipotizza un calo.

FOCUS ARTIGIANATO

Così come per l’industria, anche per l’artigianato manifatturiero, a chiusura del secondo trimestre 2025, si evidenzia un calo della produzione, seppur lieve, dello 0,5%, rispetto al più marcato calo regionale (-0,9%).

Anche gli ordinativi totali calano del 3,6% (contro un -1,3% medio regionale), nonostante la crescita del 9,7% sui mercati esteri (+0,5% l’andamento medio regionale).

Il fatturato complessivo, infine, è in calo dell’1,4% (dato migliore del calo medio regionale del 2,2/%), nonostante la forte crescita del 9,3% sui mercati esteri (contro un calo regionale dello 0,3%).

Le settimane di produzione assicurate dalla consistenza del portafogli ordini alla fine del secondo trimestre sono 8,8 (dato migliore dell’8,1 regionale), mentre il grado di utilizzo degli impianti è 67,4%, rispetto al 68,3% regionale.

Secondo le previsioni di produzione per il terzo trimestre 2025, il 62% delle imprese artigiane ipotizza stabilità, il 9% un aumento e il 29% un calo. Per quanto riguarda gli ordinativi, il 51% ipotizza stabilità, il 14% aumento e il 35% diminuzione; valori che – se riferiti ai mercati esteri – evidenziano una fiducia di stabilità per il 71% e timori di calo per il 29%. Sul fatturato infine le previsioni di crescita riguardano il 9% delle imprese oggetto d’indagine, mentre le ipotesi di stabilità risultano per il 59% e quelle di calo per il 32%.

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